Osservazioni Dicembre 2004

La notte invernale dura poco, si sa, ma come dice il detto; meglio poco ma buono, la notte gelida è spesso cristallina, condizione ottima per l’osservazione del profondo cielo. In questi mesi possiamo osservare con profitto, praticamente tutti i corpi celesti, galassie comprese, (ci occuperemo anche di queste ultime prossimamente). Ben alte in questo periodo dell’anno, le costellazioni dei Gemelli, dell’Auriga, del Cepheo e della Giraffa. Possiamo osservare con un certo profitto, anche la parte più settentrionale dell’Orsa Maggiore, e Orione splende in tutta la sua gloria. Mano dunque agli strumenti, e imbarchiamoci verso l’infinito! 

NGC 2392 – Nebulosa Planetaria – mv 9,9 – Dim. 13”x 44” mv stella centrale – 10,4 Costellazione: Gem 
Gli oggetti più brillanti di questa categoria, possono dare davvero molte soddisfazioni, mettendoci davanti a così tanti particolari che ben poco hanno da invidiare a oggetti molto conosciuti. Ngc 2392 può esser distinta anche attraverso un grosso binocolo, che c’è la mostrerà come una piccola nebulosità immersa in un campo punteggiato di delicate stelline, (ne brilla una vicino alla planetaria di mv 10,5, di un bel colore azzurro). Crescendo il diametro del telescopio utilizzato, possiamo notare dettagli più minuti. La nebulosa mostra due distinti gusci, con alcuni chiaroscuri che la solcano, e la stella centrale appare abbastanza brillante. L’uso dell’OIII stempera la lucentezza della stella centrale, e aumenta il contrasto con i gusci esterni, a patto però di utilizzare ingrandimenti sostenuti, e strumenti di un certo diametro: 240X – perfettamente visibile in ogni suo dettaglio, mostra più particolari di una foto! Vedo un colore verde azzurrino. (Celestron 14 in alta montagna). 
Riporto di seguito un’osservazione della Eskimo fatta con il dob da 508 mm, sempre in alta montagna: 66X – mostra un colore blu azzurrino, e appare immersa in un campo stellare straricco. La parte interna m’appare più brillante, mentre quella esterna è più sfumata; sembra una bolla di sapone piena di venature! 500X – Micidiale. Mostra un colore arancione, (!) mentre la stella centrale appare nitidissima, e di un’incredibile puntiformità. E’ piena di chiaroscuri, sfumata sia all’interno che all’esterno, mostra numerose bolle e onde dall’aspetto schiumoso… 
Gli amici astrofili sono invitati a porre maggiore attenzione a questo autentico gioiello. 

M42 - Nebulosa ad emissione - mv 2,2 – Dim. 66’x60’ – Costellazione: Ori
E’ difficile immaginare un oggetto del profondo cielo più famoso di M42, ci sono innumerevoli fotografie della “Grande Nebulosa d’Orione”, anche su riviste estranee al settore astronomico. Eppure, nessuna foto riesce ad eguagliare l’immagine che possiamo gustare osservando direttamente all’oculare di un buon telescopio. Visibile ad occhio nudo anche sotto cieli moderatamente inquinati, diviene splendida se vista nel più piccolo dei binocoli, e/o attraverso telescopi dal diametro via via crescente. 
Situata nella “spada” del gigante Orione, è probabilmente una tra le regioni più “calde” del cielo. Quando questa bella costellazione invernale si riaffaccia all’orizzonte est, non posso fare a meno di salutarla con l’affetto riservato ad un vecchio e caro amico, non potendo ignorare che fu la prima costellazione che imparai a riconoscere, ben 23 anni fa! Ma torniamo a questa splendida nebulosa, sede di intensa formazione stellare. Una delle più belle visioni di M42 la si ha attraverso un binocolo dalle dimensioni generose: Noto alcune fulgidissime stelle bianco-azzurre, (Ngc 1980 – ammasso aperto), a sud della nebulosa, e a nord di M43 risalta, magnifico, l’ammasso aperto Ngc 1981, composto da stelle luminose dal colore azzurro ghiaccio, disposte a forma di una W capovolta. Visione incantevole! La nebulosa M42 richiama la forma di un’aquila in volo planato, risalta deciso il “Trapezio” e percepisco una colorazione lievemente rosata. La sua estensione è notevole, sfumando in maniera davvero molto tenue, quasi impercettibile… (Binocolo Vixen 20X125). 
Osservando M42 con telescopi dal diametro modesto, ma dotati di ottiche di prim’ordine possiamo apprezzare diversi dettagli. 68X con OIII – appare molto contrastata, vedo un’incredibile varietà di chiaroscuri, esibisce un colore spiccatamente verde… (apocromatico da 102 mm, con obbiettivo alla fluorite, in postazione suburbana). All'aumentare del diametro del telescopio, si apprezzano sempre nuove sfumature, in un crescendo che sembra essere davvero senza fine. 
Celestron 14: 77X – Appare piena di minuti particolari; chiaroscuri, bolle e una lieve tinta rosata. M43: fotografica! 
Dobson 508 mm: 72X – Contrasto esasperato, intrisa di finissimi chiaroscuri, appare decisamente estesa, e pienamente rosa, con tinte verdi e arancioni! Sul “Trapezio” osservo una striscia oscura che non ho mai notato in precedenza. La nebulosa appare piena di bolle, e assume l’aspetto pieno-vuoto, con una componente schiumosa, simile al ribollire delle onde marine… incredibile. 
Un invito a osservare con maggiore attenzione, corpi celesti ritenuti (a torto) del tutto conosciuti, e in diverse condizioni di trasparenza atmosferica e di seeing. 

M36/7/8 - Ammassi aperti – mv 6/5,6/6,4 – Dim. 12’/24’/21’ – Costellazione: Aur
La contemplazione di decine di stelle, di varia luminosità e colore, unitamente al fatto di sapere che sono legate dalla mutua attrazione gravitazionale, è motivo di stupore e ammirazione. Nella letteratura classica, inerente l’osservazione del cielo profondo, si legge spesso che questi oggetti si apprezzano meglio con i binocoli, e/o strumenti a largo campo, ciò è parzialmente vero, in quanto telescopi di un certo diametro, (capaci quindi di raccogliere una certa quantità di luce), possono regalarci incantevoli visioni di questi panorami stellari. Questi tre ammassi dell’Auriga, si collocano senz’altro tra i più spettacolari della loro categoria. 
M36 è composto da brillanti astri di colore bianco-azzurro, e ha una forma abbastanza regolare: 130X - veramente bello! Meno addensato del successivo (M37), esibisce stelle molto brillanti… gli spazi neri tra una componete e l’altra, mettono in risalto alcune doppie e triple davvero incantevoli. La sua forma è sferica, ma più irregolare del successivo. (Celestron 14 in alta montagna). 
M37 ha una forma più regolare, ed è composto da astri finissimi e variamente colorati, il che lo rende decisamente spettacolare in qualunque strumento. 122X – Vedo molte stelline, alcune delle quali nettamente colorate; si mostra abbastanza addensato verso il centro e ha forma sferica. (Somiglia a una specie di globulare molto sciolto). A ridosso del centro noto una stella di spiccato colore arancione, (SAO 58521, mv 9,1). (Celestron 14 in alta montagna).
M38 sembra essere la giusta via di mezzo tra i precedenti; esibisce stelle abbastanza luminose, ma nel contempo ha un aspetto fine. 130X – Mostra una forma irregolare e appare il meno addensato dei tre. Nei pressi della regione centrale mi sembra di notare, un buco oscuro che circonda una specie di “cuore” sformato! Le sue componenti hanno una forte dispersione in luminosità, e verso nord vedo partire una catenina di stelline a forma di freccia. (Celestron 14 in alta montagna).
Si cerchino e si osservino questi due autentici gioielli. 

M97 (Gufo) – Nebulosa Planetaria – mv 11 – Dim. 140” - mv stella centrale – 15 Costellazione: U.Ma 
A chi scrive, capita ogni tanto di riflettere sui vari nomi dati ad alcuni oggetti celesti. E’ senz’altro vero che l’essere umano impara fin da piccolissimo a riconoscere il volto dei genitori, ma per riuscire a riconciliare tratti di animali in oggetti elusivi come le nebulose, ci va una certa fantasia! Bisogna comunque riconoscere che nel caso di M97, l’epiteto “Gufo” ci sta proprio bene, anche se per notarlo visualmente bisogna utilizzare aperture medio grandi. 
Possiamo ammirarla anche con un grosso binocolo, dove si mostrerà come una macchietta rotonda, priva di qualunque particolare, immersa in un bel campo stellare, dove nello stesso campo possiamo osservare la galassia M108. 
Per apprezzare i particolari di quest’oggetto, bisogna munirsi di uno strumento da una ventina di centimetri e più, magari utilizzando l’ottimo OIII. 
La visione degli “occhi del Gufo”, è assai controversa, posso riportare due osservazioni fatte con due strumenti diversi e dal grande diametro, entrambi operanti in alta montagna: 113X – luminosissima, un’immagine quasi fotografica anche se distinguo a malapena gli “occhi”. (Celestron 14 in alta montagna).
66X – è immersa in un magnifico campo stellare, decisamente brillante. Vedo le due cavità oscure, da cui prende il nome, (meglio in visione distolta): fotografica! 133X e filtro OIII – Impressionante. Nonostante il filtro, vedo ancora bene alcune deboli stelline vicine alla planetaria, evidenti le due cavità assieme ad alcune disuniformità, visibili un po’ dappertutto, del tipo pieno-vuoto. Sembra fosforescente! (Dobson da 508 mm in montagna ma con trasparenza scarsa). 
Possiamo renderci conto come il fattore ‘apertura’ può cambiare decisamente le cose. 

M1 (Nebulosa Granchio) – Resto di Supernova – mv 8,4 – Dim. 6’x4’ mv pulsar centrale – 16 Costellazione: Tau 
La scienza del cielo ci attrae in molteplici modi. Il cosmo ha un’incredibile bellezza e la visione del cielo stellato ci incanta e ci rasserena, nutrendo la più alta delle aspirazioni umane. Quando perdiamo il nostro sguardo “lassù”, in realtà stiamo ammirando il passato, ma anche il presente e (inevitabilmente) il futuro. 
La “nebulosa Granchio” attira la nostra attenzione per diversi motivi: nell’osservazione del cielo profondo, perché con quest’oggetto C. Messier inaugurò il suo famoso catalogo, (benchè fosse stata individuata per la prima volta dall’astrofilo John Bevis), scambiandola per una cometa. In un contesto storico; furono gli astronomi cinesi, ad osservare una brillantissima stella splendere con una intensità tale da far proiettare ombre sul terreno, (mv – 6), nell’anno 1054. E contemporaneamente gli indiani Anazasi la raffiguravano, disegnandola all’interno di una grotta di White Mesa, (Navaho Canyon). Ecco, un’esplosione avvenuta a 6000 anni di distanza nel passato, diviene il presente di coloro che hanno avuto il piacere di avvistarla in cielo, e il futuro, (il nostro presente), per qualcun’altro! 
Da un punto di vista astrofisico; la stella centrale della nebula, viene infatti identificata con una pulsar, un astro collassato, (una stella di neutroni), che ruota su se stessa 33 volte al secondo… Tutto questo rappresenta un’innegabile attrattiva, nell’osservazione di M1. 
La nebulosa è tanto brillante da essere vista anche con un buon binocolo, utilizzato a una ventina di ingrandimenti, anche se la trasparenza del cielo gioca un ruolo essenziale. Appare immersa in un bel campo stellare, visibile senza nessuna difficoltà; netta la sua forma a candela. (Binocolo 20X100 in alta montagna). 
Osservare i filamenti della "Crab Nebula" è questione assai controversa, perché è facile essere tratti in inganno dalle varie irregolarità, visibili un po’ dappertutto in questa nebulosa. C’è chi afferma di vedere i filamenti con un’apertura da 250 mm; per esperienza personale posso dire di aver intravisto i filamenti, con l’apocromatico da 155 mm, sotto un cielo veramente cristallino. Con un’apertura da 350 mm notavo che a 240X – percepisco, ma solamente con la visione distolta, i filamenti. Per essere del tutto certo della loro presenza debbo usare il dobsoniano da 508 mm, dove posso vedere i filamenti – molto sottili – emergere un po’ ovunque e in maniera disordinata e aggrovigliata, al che va aggiunto un campo stellare gremito di finissimi astri e una colorazione verde-rosacea. L’uso del filtro OIII deve essere attentamente valutato, con il 508 mm ho potuto riscontrare che con il filtro, la nebula è come se fosse fosforescente, ed appaiono i filamenti più spessi. Senza il filtro, la nebulosa stempera la sua lucentezza, e appaiono filamenti finissimi. 
Qual è la minima apertura in grado di ‘staccare’ i filamenti? 

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