Considerata, (giustamente) la Rolls (o la Ferrari), dei telescopi, la ditta Astro-Physics produce eccellenti strumenti per l’astronomia,
e gli apocromatici di questa casa risultano tra i più apprezzati al mondo, sia per quanto riguarda l’osservazione visuale che quella fotografica. Non mi dilungherò su questioni tecniche
inerenti le caratteristiche di questi strumenti, se ne può trovare ampia documentazioni altrove,
mi occuperò invece dalle loro reali capacità. Chi scrive si trova d’accordo con chi li ritiene i migliori strumenti della loro
categoria.
L'esemplare che ho utilizzato per ben 7 anni, (facendo praticamente ogni tipo di osservazione), ha un diametro da 155 mm con una lunghezza focale di 1085 mm,
(f 7) e un peso di circa 10 kg. Mi è stato consegnato dopo un anno di attesa, (oggi mi dicono che i tempi si sono notevolmente allungati). L’esemplare da me comperato è arrivato nella sua valigia per il trasporto, (di eccellente fattura, ma di dimensioni troppo ‘giuste’), priva di cercatore, oculari e quant’altro, insomma solo l’ottica “nuda”. Ho montato questo rifrattore su due montature: la
Losmandy G11, e la Vixen
GP-DX, la prima con diversi computer di puntamento, (DecAr, Palomar AD 2000,
Ngc Max), e la seconda con lo Sky
Sensor. Tratterò in modo separato queste due montature e relativi sistemi di puntamento.
Lo strumento viene fornito con gli
anelli di montaggio, il focheggiatore a pignone e cremagliera da 2", con
adattatore da 1" 1/4 e valigia per il trasporto.
Prestazioni del tripletto
Il primo oggetto che ho puntato è stato il pianeta Giove; è bastata una rapida occhiata per rendersi conto che l’immagine era nettamente superiore a quella offerta dall’apocromatico alla
fluorite da 102 mm.
Lo strumento offre immagini nitide e incredibilmente contrastate, la macchia rossa è facilmente visibile, come alcuni ovalini bianchi e alcuni nastrini biancastri… I satelliti cominciano a
rivelarsi come dischetti, e in una serata di seeing eccellente ho potuto ammirare su Ganimede, alcune leggerissime disuniformità
(osservazione al limite). Saturno mostra un paio di bande marroncine, di cui una a tratti sdoppiata, l’ombra del pianeta sull’anello e quella dell’anello sul pianeta, sembra tagliata con le forbici tanto è incisa. La divisione di Cassini è molto facile, così come l’anello C e, quando il seeing lo permette, si
indovinano alcune striature proiettate sul sistema degli anelli. Anche la divisione di
Encke (non soltanto la
lacuna) comincia a saltar fuori…
Stelle doppie
Con questo strumento sono un mondo a parte, nonostante il rapporto focale non particolarmente favorevole, (F 7), una buona lente di Barlow, permette di aumentare gli ingrandimenti fino a 600X, dove però l’immagine si scurisce parecchio pur mantenendo una certa qualità. Mi è rimasta particolarmente impressa Sirio: la notte di domenica 24 gennaio 1999, alle ore 21:50 circa, riuscivo a vedere Sirio B! Utilizzando 275X/440X, vedevo la nana bianca come un puntino veramente minuscolo, anche se brillante, lampeggiare, letteralmente affogato nell’alone della principale.
Sulla Luna, durante una nottata relativamente calma, contavo all’interno del circo di Plato, 5 craterini, indice di una eccellente incisione.
Sole
Con un filtro in astrosolar a tutta apertura, l’immagine dell’astro del giorno appare magnifica, bella la granulazione fotosferica, somiglia ad una mare infuocato, per quanto riguarda le macchie, netto il contrasto tra la zona d’ombra e quella di penombra.
Ammassi aperti
Stelle molto fini e colorate, ottimo il contrasto con il fondo cielo. La visione delle Pleiadi,
è simile a quella offerta dal "Fluorite" da 102 mm ma con stelle più brillanti e maggior resa sulla nebulosità. Molto bella anche Ngc 1981, in Orione, le sue stelle sono di un magnifico colore azzurro. Divino M11, nello Scudo, con stelle finissime e diversamente colorate. Molto bello anche M71 nella Freccia, lo si osserva in piena Via Lattea in un campo ricchissimo, come un conglomerato di deboli stelline di forma vagamente triangolare.
Ammassi globulari
Rende particolarmente bene su questi oggetti, dato l’alto contrasto. Micidiale M13 nell’Ercole, dove la visione delle stelle dà un’impressione di
tridimensionalità, fantastico M22,
nel Sagittario, a bassi ingrandimenti non riesco a capire dove finiscono i confini dell’ammasso,
vista la ricchezza della zona circostante.
Nebulose
Sotto cieli non inquinati dalle luci artificiali, possiamo ammirare nebulose come la
Velo nel Cigno, sulla quale ho fatto un’interessante confronto tra strumenti diversi; il
155 mm e un C11. I due telescopi si trovavano a pochi metri di distanza, sotto un bellissimo cielo a 2. 400 Mt. Abbiamo osservato anche Giove e Saturno, dove la differenza tra i due strumenti era abissale, nel senso che le immagini fornite dall’apocromatico erano nettamente superiori. Per quanto riguarda la
Velo lo strumento più
aperto sfoderava una maggiore luminosità, mentre il 155 mm dava un’immagine meno
brillante ma enormemente più incisa, fattore quest’ultimo che faceva pendere la bilancia in favore del rifrattore. Addirittura, ci è sembrato di notare una colorazione rosata nei filamenti di questo stupendo resto di supernova!
Nebulose planetarie
Molto bella M27 nella Volpetta. Un’immagine davvero fotografica e con una colorazione rosata, bella anche M57 nella Lyra, dove ad alti ingrandimenti appare non uniformemente illuminata, mentre la stella centrale da l’impressione di lampeggiare. Ma anche le planetarie meno brillanti rendono, prenderò come esempio la Ngc 2022 in Orione, di
mv 12. Anche in questo caso un confronto tra strumenti diversi può dare l’idea delle resa di questo strumento. Prendiamo uno Schmidt-Cassegrain da 254 mm (Meade LX 200), in postazione suburbana, e l’apocromatico nelle stesse condizioni di cielo. In entrambi gli strumenti è bene utilizzare l’ottimo OIII, (il filtro dell’ossigeno 2 volte ionizzato), ma nel rifrattore la planetaria si distingue, sebbene puntiforme, anche a 42X, mentre con l’SC c’è ne vogliono almeno 96X. Nello strumento più grande inoltre la nebulosa appare
abbastanza luminosa ma priva di foro centrale, mentre il 155 mm la mostra come un’incredibile ciambellina immersa in un bel campo stellare.
Nebulose oscure
Un esempio per tutte: la Testa di cavallo in Orione. Con il filtro H-beta a 84X, da 1.600 Mt.
la si vedeva abbastanza chiaramente.
Galassie
Anche se l’apertura è di soli 15 cm lo strumento rende meglio di
un 25 cm. L’ennesimo esempio potrà dimostrare quanto or ora affermato. Sempre nelle medesime condizioni di
cielo e il confronto con l’SC da 254 mm sul Quintetto di Stephan nel Pegaso, ebbene, nel 254 mm il famoso gruppo di galassie lo si vedeva come una nubecola sfumata, dove potevano a malapena distinguersi tre galassie, nell’apocromatico se ne contavano agevolmente 4, tanto che 12 persone hanno goduto il bello spettacolo quella sera!
Mi è piaciuto
Sarei tentato di dire tutto! L’ottica superba. Il focheggiatore, una vera e propria opera d’arte; è talmente preciso che durante la messa a fuoco si può sentire il sibilo dell’aria. L’ottima qualità del tubo. Il paraluce retrattile di circa 25 cm di lunghezza, sufficiente per impedire l’appannamento della lente. Possiede dei diaframmi interni, (ne ho contati più di dieci), atti ad impedire qualsiasi riflessione o diffusione di luce all’interno del tubo ottico, e aumentando ancor di più il potere di contrasto.
Non mi è piaciuto Il prezzo.
Giudizio:
In definitiva posso tranquillamente affermare che questo può essere lo strumento dei sogni di chiunque. Un telescopio superlativo, uno strumento
lifetime (per tutta una vita).
Nota: Ho avuto modo di utilizzare un
altro 155 mm di un amico, riscontrando la medesima qualità d'immagine.
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