Spesso l’attività dell’astrofilo suscita meraviglia negli estranei a questa disciplina, tanto da creare situazioni, a volte curiose e a tratti comiche; racconterò di seguito alcuni episodi che mi sono capitati durante alcune delle mie escursioni a caccia di stelle.
Il “mistero” del tappo scomparso
Verso la fine degli anni ’80, di quello che ormai possiamo definire tranquillamente il secolo scorso, si tenne in una località denominata, Pecetto, (situata sulle colline torinesi), una serata astronomica, collegata ad una locale festa. Allora possedevo uno
Schmidt-Cassegrain da 254 mm, e partecipai alla serata mettendo, a disposizione della gente il mio strumento, (ovviamente maneggiato sempre dal sottoscritto), assieme all’Associazione Astrofili Torinesi. Ricordo una lunga coda di persone, meravigliate alla visione dei crateri della Luna, o degli anelli di Saturno, e fu proprio su quest’ultimo che un signore, incredulo dello spettacolo che si mostrava nell’oculare dello strumento, mi chiese se per caso, quello che vedeva non fosse una mera illusione ottica! Alla mia rassicurante risposta, non si preoccupi, è tutto vero, lui portò la mano verso la lastra correttrice dello strumento, con la chiara intenzione di toccare per verificare che non ci fossero “trucchi”, non riuscendoci, (fortunatamente), perché bloccato da un mio deciso
nooo!
Durante quella serata ne sentì, (e ne vidi) di tutti i colori; cominciando dal bambino che voleva toccare tutto ad ogni costo, al signore che voleva vedere la Luna da un’altra angolazione (!), per finire con il classico tipo un po’ alticcio, che mancava la mira sbagliando clamorosamente la posizione dell’oculare…
Malgrado tutto, quella memorabile serata si avviò verso la conclusione, cominciammo quindi a smontare gli strumenti, ma all’atto di prendere il tappo di un dobsoniano da 330 mm, di proprietà dell’associazione, ci accorgemmo che questo non c’era più! Assieme agli altri colleghi che avevano partecipato alla serata, cominciammo a cercare quel benedetto tappo, senza riuscire a trovarlo, cominciai a pensare che l’avessero rubato, domandandomi cosa potessero fare con un tappo… Smontammo tutta la strumentazione, senza riuscire a ritrovarlo e, rassegnati a rimanere senza, ci avviammo verso le nostre auto, quando d’un tratto vidi uno dei camerieri, portare alcune tazze di caffè in uno strano vassoio, che a guardarlo bene era proprio il tappo del 33 cm! Quando lo dissi al cameriere, questi si scusò dicendo che era stato appena assunto e aveva scambiato il tappo, per un vassoio. Il tutto si concluse – ovviamente – con una bella risata.
Questi benedetti travasi…
Quando in estate il tempo è all’insegna del sole, (fase lunare permettendo) ci si reca in montagna, per godere di un bel cielo stellato. Fu in una splendida giornata d’agosto, a metà degli anni ’90, che assieme ad un amico, avevo organizzato una serata d’osservazione in alta montagna; il luogo per l’appuntamento si trovava in Francia.
Partimmo nel primo pomeriggio, armati con la strumentazione adatta per l’osservazione, (il solito Schmidt-Cassegrain da 254 mm, LX 200). La strada da percorrere non era poca e il caldo si faceva sentire, ma l’entusiasmo per la serata ci rendeva più forti: dovevamo incontrare alcuni amici astrofili, i quali erano riusciti a organizzare la serata nei pressi di un osservatorio astronomico, sotto uno dei migliori cieli, grazie a una conoscente di un amico, che lavorava presso l’osservatorio. I raggi del sole erano davvero penetranti, tanto che in alta quota mi sono provocato anche una scottatura… poco male, la nostra meta non era, a questo punto, troppo lontana. Un pò prima di arrivare però, trovammo alcuni dei colleghi astrofili, (con i quali avevamo appuntamento), fermi sul ciglio d’una strada. L’amico che conosceva la ragazza dell’osservatorio, aveva scelto il momento giusto per bisticciare, quindi niente serata al posto convenuto.
Prima botta.
Visto che la giornata era davvero splendida, e tale sarebbe stata la nottata, decidemmo di tornare in Italia, fermandoci al
Colle dell’Agnello. Il cielo era veramente cristallino, mostrava un colore blu intenso, e noi pregustavamo la nottata. Ad un certo punto, arrivano altri due colleghi, uno dei quali ci dice di andar via dall’Agnello, a causa di alcuni “travasi di nubi”, che avrebbero, (secondo costui), compromesso la nottata;
andiamo al Cugn si disse, e per far questo avremmo dovuto cambiare vallata! Andammo via decisi, quando uno di noi, dovette tornare a casa, imprecando per aver rotto la frizione dell’auto, mentre un altro, compiva la felice scoperta della ventolina per il raffreddamento motore che non girava più, (ci avrebbe messo quasi tutta la notte per tornare a Torino). Superstiti di quella che sembrava essere una congiura, partimmo alla volta del Cugn.
Seconda botta.
Scendendo da Colle dell’Agnello, cominciammo a sentire puzza di bruciato, io (che ero nell’auto di un mio amico), gli dissi di fermarsi perché quell’odore proveniva proprio dal suo mezzo. Scesi dall’auto scoprimmo che effettivamente veniva dalle gomme anteriori, o per essere più precisi, dai copri cerchi: stavano letteralmente andando in fumo! Il mio amico non aveva utilizzato saggiamente il freno motore, pigiando un po’ troppo sui freni e causandone l’eccessivo surriscaldamento. Dopo una pausa tecnica, e di riflessione, ripartimmo.
Terza botta.
Arrivati a destinazione, il cielo si presentava limpido e terso, con un unico problema: il vento. Era talmente forte da impedirmi quasi di aprire la portiera dell’auto! Vista la trasparenza del cielo decidemmo di attendere l’inversione termica, ma inutilmente, il vento non accennava a diminuire di intensità, così – anche se a malincuore – fummo costretti a scendere. L’unico a trarre vantaggio da quella situazione fu, manco a dirlo, il responsabile della nostra
“fuga dal Cugn”, il quale si fermò tutta la notte in tenda con la sua ragazza, fregandomi pure una torcia elettrica!
Quarta e ultima botta.
Il pericolo è il mio mestiere
Racconterò di seguito due episodi, di situazioni che avrebbero potuto anche avere gravi conseguenze, ma – fortunatamente - finiti nel migliore dei modi.
1. La solita serata in montagna, trascorsa tranquillamente contemplando le meraviglie celesti, (avevamo un
Celestron 14, che con i suoi 355 mm d’apertura, può dare parecchie soddisfazioni, praticamente su tutti gli oggetti celesti). La serata era andata per il giusto verso, avendo osservato con profitto sia oggetti del profondo cielo, sia i pianeti Giove e Saturno, a 900X, con visioni davvero mozzafiato. Smontata la strumentazione e caricata l’auto, ci apprestammo a tornare a casa, la nottata era fredda, (sulla strada di era formata una sottile patina di ghiaccio, anche se non omogenea). Ci sedemmo in macchina e, sfregando le mani per riprendere calore, ci preparammo a partire. Il mio amico
si accinse a mettere in moto, ma l’auto non partì, ci guardiamo in faccia silenziosamente, pensando tra noi,
no, vedrai che ora parte, ma al secondo tentativo nulla di nulla, la macchina non ne voleva sapere di ripartire. Ci ritrovammo improvvisamente bloccati su una sperduta montagna, senza un’anima viva in giro e con il paesino più vicino posto a vari chilometri di distanza. Consapevoli di ciò, senza che il panico s’impadronisse di noi, provammo ad attendere una decina di minuti, prima di provare a rimettere in moto, ma inutilmente. Decidemmo che,
“o facciamo qualcosa o rimarremo bloccati fino a quando qualcuno non ci tiri fuori da questa
situazione”. Improvvisamente il limpido cielo sopra le nostre teste, si colorò d’un’altra (più cupa) tinta, pur non perdendo il suo intrinseco fascino. Aprendo il
cofano dell'auto, scoprimmo che, anche se nessuno dei due, (specialmente chi scrive queste righe), s’intende di meccanica automobilistica, sembrava tutto a posto, l’unica speranza era quella di
partire a spinta; ma dove spingere? Ci guardammo in giro e lo sguardo si fermò su una discesa poco distante, spingemmo l’auto, (impresa non facile vista la stanchezza ma, soprattutto, il terreno scivoloso), fino a raggiungere l’imbocco di quella discesa, il mio amico si collocò al posto di guida, dopo aver dato, assieme al sottoscritto, un’ultima vigorosa spinta… A quel punto vidi soltanto le luci dei fari accendersi, capendo che l’auto s’era messa in moto. Facendo molta attenzione a non far spegnere il motore, ritornammo a casa.
2. Come si può facilmente intuire, la tipica attività degli astrofili si svolge di notte, a meno di non essere osservatori del Sole. L’ennesima nottata sotto le stelle, nella medesima località che ci vide fermi per una batteria non proprio al massimo del suo vigore. Questa volta avevamo un
Astro-Physics da 155 mm, ed avevamo effettuato, oltre
alle osservazioni visuali, anche delle riprese ccd, utilizzando l’ottima camera STV della Sbig. Il cielo era cristallino e faceva abbastanza freddo, eravamo sotto la neve, e verso la mezzanotte altri amici, nonché colleghi astrofili, smontarono la loro strumentazione e andarono via. Tempo una mezz’oretta e smontammo anche noi, (nel frattempo ricevemmo la visita di due guardiacaccia, ai quali mostrammo le meraviglie celesti). Caricata la macchina (questa volta partì al primo colpo), cominciammo a scendere. La strada era innevata, ma non erano necessarie le catene, bastava guidare con prudenza utilizzando marce basse, (gli amici di cui sopra scesero proprio in questo modo). Anche se la prudenza è nostra perenne compagna di viaggio, gli imprevisti possono sempre accadere, come in un’altra occasione, quando un capriolo si buttò letteralmente sotto la macchina, urtandola di striscio, (rigando comunque l’auto), e – fortunatamente - rimanendo illeso! Guidando giù per la discesa, si notava il fondo scivoloso; la strada era bianca, e mentre il mio amico diceva: sarà meglio non toccare il pedale del freno…ci trovammo ad affrontare una curva a gomito, eravamo in seconda ma la macchina cominciò a prendere velocità, a quel punto toccare il pedale del freno poteva risultare fatale, ma anche non toccarlo era pericoloso, (avremmo dovuto affrontare quella curva in prima). All’uscita di questa curva, l’auto cominciò a sbandare, a quel punto il mio amico cercò di frenarla in qualche modo ma l’auto si girò pericolosamente, sbattendo contro un muretto a lato della curva e facendoci perdere il controllo del mezzo. Fu un attimo: ci ritrovammo fermi, in posizione inclinata sul ciglio della strada, al confine di un dirupo, tenuti solamente dalla neve accumulata sui bordi a seguito del passaggio di uno spazzaneve! I fari della macchina illuminavano il paesaggio silenzioso, la neve rifletteva efficacemente la loro luce e, l’auto inclinata all’indietro palesava la pericolosa sporgenza verso il dirupo. Dopo un minuto di profondo silenzio, dissi:
ok, togliamoci da qui molto lentamente … Chi guidava non disse una parola, mise in moto e – molto lentamente – ci rimettemmo in carreggiata, tornando sani e salvi a casa. Il mio amico mi chiese:
cosa hai pensato in quegli istanti? Io risposi, a nulla, ma la mia mano era pronta ad aprire lo sportello per saltare fuori dall’auto, e tu cosa hai pensato?
Lui rispose; a rivedere mio figlio.
In breve…
Chi c’è in regia?
Generalmente la gente “normale”, d’estate si reca in montagna per passare una giornata lontana dall’inferno di calore cittadino, per tornare a casa la sera, l’astrofilo no, lui arriva quando gli altri se ne vanno! Fu così che una serata d’agosto, a
Colle del Nivolet, cominciammo a montare baracca e burattini, mentre un via vai di auto, piena di gente che se ne tornava in città, rompeva il tipico silenzio,
di una simile località. Con i treppiedi posizionati, qualcuno domandò di che film si trattava, sulle prime non capimmo, ma questi signori continuarono dicendo,
che razza di scena girate, e di notte poi in un posto come questo? Praticamente ci hanno preso per attori cinematografici!
Carabinieri - una lezione di Astronomia improvvisata:
La nottata si era conclusa per il meglio e stavamo ritornando a casa, quando alle cinque
del mattino ci imbattiamo in un posto di blocco. Poco male, in questo caso c’è da perdere qualche minuto, ma quando non si hanno conti in sospeso con la legge, non ci si preoccupa più di tanto. L’auto ferma a lato della strada, e l’amico che guidava intento a tirar fuori la patente, il libretto e quant’altro… Mentre l’agente intento a controllare le generalità del guidatore svolgeva il suo dovere, un suo giovane collega ci domanda da dove veniamo,
e alla risposta siamo astrofili, lui capisce di cosa si tratta e ci
chiede se erano belle le stelle cadenti, io risposi prontamente che di stelle cadenti ne avevamo viste ben poche quella sera, ma che ci eravamo divertiti parecchio. Lui mi chiese che cosa c’era da vedere, al quel punto scesi dall’auto, approfittando dell’occasione per sgranchirmi le
gambe e, indicando due “stelle”: vede gli dissi, quei brillanti puntini luminosi non sono stelle ma pianeti, quello più brillante
è Giove, mentre l’altro è Saturno. Gli indicai alcune costellazioni presenti al momento, e gli mostrai la zona celeste dove è situata la
Grande Galassia d’Andromeda. Costui rimase a dir poco stupefatto, e la sua curiosità era tangibile, aveva cominciato a chiedermi cosa ne pensassi degli
UFO, quando il suo collega riconsegnò i documenti al mio amico, a quel punto salutai e rientrai in macchina, questo carabiniere ci augurò una buona notte, e mi ringrazio di cuore per la piccola lezione di astronomia improvvisata.
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