2009 Anno dell'Astronomia!
 

Divulgazione


Penso che una delle più importanti attività per l’osservatore del cielo, ma anche del cultore generale della scienza astronomica, consisti nel condividere quello che si pratica, aiutando coloro che desiderano avere un primo approccio con la volta stellata. La formazione di nuove leve, che possano divulgare a loro volta la bellezza genuina di questa nostra bella passione, potrebbe risultare la più utile “battaglia” contro l’insensatezza dell’inquinamento luminoso, che ci ha privato della visione, non solo del cielo stellato, ma anche – fatto a mio avviso assai grave – della sensibilità stessa verso la natura, sfociata inesorabilmente con l’incuria per l’ambiente.
È importante, specialmente nell’anno dedicato all’astronomia, allargare le maglie della conoscenza di ciò che ci circonda, per dare alla gente la possibilità di accedere a un mondo perlopiù sconosciuto, anche se non condannato apertamente. Quante volte ci è capitato, durante uno star party, o a una serata dedicata al pubblico, di vedere qualcuno fuggire via nauseato, dopo aver osservato la magnifica rete dei crateri lunari, o l’anello incantato di Saturno? Praticamente mai!
Ricordo una lunga coda di persone, accalcate all’oculare del rifrattore apocromatico Astro-Physics da 155 mm, durante una nottata trascorsa allo star party di San Barthelemy di qualche anno fa, rapite dalla splendida visione del pianeta Saturno; dopo due ore di coda ho avuto i miei problemi per cambiare oggetto!
Inutile dire che gli appuntamenti con alcuni oggetti celesti tra i più spettacolari, riportati dai vari mezzi di comunicazione di massa, rappresentano un’occasione interessante per far capire alla gente l’importanza di un cielo oscuro. Ho da raccontare un curioso aneddoto su questo argomento: erano gli anni della indimenticabile cometa Hale-Bopp, perfettamente visibile ad occhio nudo, con tanto di chioma e coda aperta a ventaglio, perfino dai brumosi cieli suburbani! Nei vari telegiornali la notizia della sua eccezionale luminosità ha incentivato molta gente ad abbandonare le città per andare alla sua ricerca. Ricordo che a Prarotto, dove mi reco abitualmente per effettuare le mie osservazioni, sembrava di stare allo stadio. Per la prima (e unica) volta, ho trovato difficoltà a parcheggiare l’auto, di notte e in alta montagna! Avevo con me il mio – allora – fidato apo da 155 mm e, quando lo montai attirai l’attenzione di molti, che a loro volta avevano fatto male i conti, in quanto la Hale-Bopp, sarebbe “tramontata” verso nord/ovest, una mezz’oretta più tardi, nascosta da alcune vette montane. Con l’astro chiomato invisibile, la piazzetta di Prarotto ritrovò presto la sua abituale tranquillità; andarono via quasi tutti, a eccezione di un gruppetto di persone che, incuriosite dal mio strumento, chiesero cortesemente di poter osservare qualche oggetto spettacolare nel telescopio, promettendo di lasciarci lavorare in pace. È un vero piacere udire i vari “wow” e “mamma mia!” di gente tipicamente affascinata da quello che riesce a vedere, ma quasi tutti furono rapiti, oltre che dagli oggetti telescopici, anche dalla ricchezza del cielo nero e fittamente stellato. A questo punto è sorta spontanea una domanda ai miei improvvisati colleghi: “a cosa si deve l’enorme differenza tra questo cielo, terso e nero, e quello di città, plumbeo e slavato?” Fu tanta la mia meraviglia nell’apprendere che quella gente non si rendeva conto, che il maggiore responsabile era l’inquinamento luminoso! Quando mi apprestai a descrivere la dannosità delle luci insensate, dirette verso l’alto e non dove realmente servirebbero, cioè verso il terreno (!) con soldi pubblici sprecati in energia elettrica semplicemente buttata via, e a decantare lo scempio del cielo rubato, mi sentivo come il “predicatore della volta stellata” con la gente che inneggiava a gran voce; ”ridateci il nostro cielo stellato”! Era bello poter constatare, che alla gente in fondo la visione di una volta gremita di stelle piace, bisogna soltanto fargliela assaporare…
Conosco vari astrofili di talento che divulgano con grande passione le meraviglie del cosmo, tramite serate didattiche, o ai vari star party, trascinando centinaia di persone in discorsi interessanti su quell’ambiente di infinita bellezza, in cui tutti noi siamo immersi.

Una passione latente
La splendida visione della Hale-Bopp, ha suscitato una vera e propria ondata di vendite di strumenti per l’osservazione astronomica (sulla scia della Halley nel 1986); si tratta di telescopi della serie economica, che giacciono – ahimè – impolverati nell’angolino di qualche scantinato! C’è chi, fortunatamente per lui, ha invece scoperto (o riscoperto) una passione per il cielo, evidenziata dal passaggio di questa magnifica cometa, come Spanu Luciano, che essendo stato rapito da tanta bellezza, si ricordò di una vecchia passione per le “cose celesti”. Così chiese a un comune conoscente, se a sua volta conoscesse qualcuno che poteva aiutarlo nello studio di questa affascinante materia; fu così che iniziamo un lungo cammino che ci portò a condividere, a distanza di anni, l’osservazione visuale di migliaia di oggetti del cielo profondo, coronata dai disegni che si possono apprezzare nel mio libro: L’arte di osservare con il telescopio, realizzati da Luciano ed elaborati da chi scrive.
È con sommo piacere, che presento una serie di osservazioni, condotte da Luciano, sia perché essendone stato, direttamente o indirettamente, colui che gli ha dato “l’accensione“ iniziale, provo un immenso piacere in questa sua attività di osservatore del cielo, sia come il riconoscimento di una pura condivisione.

Rivoli (TO) – strumento C14, trasparenza buona (foschia quasi assente all’orizzonte)
NGC 2301 – Monoceros – Aperto
– 65X con riduttore di focale: molto bello, le sue stelle, brillanti, mostrano un andamento sinusoidale; mi ricorda un filo spinato aggrovigliato! Notevole anche il contrasto cromatico delle sue componenti più brillanti; gialline, arancioni e azzurrine… davvero un bello spettacolo.
NGC 2343 – Monoceros – Aperto – 65X con riduttore di focale: bel grappolo di stelle, di piccole dimensioni apparenti (6’) mostra componenti brillanti e colorate; nei pressi del centro, si nota una coppia di stelline, l’una rossa l’altra azzurrina, che creano un bel contrasto con le componenti più fioche.
NGC 2440 – Poppa – Planetaria – 65X – si osserva facilmente, è luminosa con una tinta leggermente azzurrina.
M65-M66 – Leone – Galassie - 65X – finalmente un duetto di galassie fruibili (anche per merito della buona trasparenza) da un cielo urbano! 200X – M66 rivela una brillante regione nucleare, circondata da un esteso, seppur tenue, elongato alone. La 65 è più piccola rispetto alla compagna, con una regione nucleare luminosa, visibilmente elongata.
Luciano Spanu


Queste osservazioni dimostrano che quando c’è l’interesse e la passione, si possono gustare, anche da un cielo cittadino, alcuni oggetti tipici del cielo profondo, a patto di saper sapientemente cogliere le serate adatte.

Kung fu e stelle
È ormai da molto tempo che frequento la scuola di kung fu, fondata dal compianto maestro Chang Dsu Yao, frequentando le splendide e ispirate lezioni del sabato pomeriggio, tenute magistralmente dal maestro Ignazio Cuturello, che fu allievo diretto del Maestro Chang. Fu appunto all’inizio di una delle suddette lezioni, che negli spogliatoi sentii qualcuno (Roby Novelli) discorrere di fisica quantistica, e come sempre capita alle persone che parlano la stessa lingua, ci siamo subito ritrovati a parlare del “principio di Mach” e del “principio di indeterminazione di Heisenberg”. Come sicuramente avrete intuito, il discorso è “precipitato” presto su temi astronomici. Acquistato il mio libro, “L’arte di osservare con il telescopio” l’amico, nonché collega di palestra, Roby, cominciò a manifestare i segni di quella grave malattia, che ben conoscono tutti coloro che osservano il cielo; voler vedere con i propri occhi, le meraviglie celesti descritte nei libri!
Anche in questo caso, sono ben lieto di condividere con chi mi legge, quanto inviatomi da Roby, soltanto dopo qualche serata di tentativi, alcuni riusciti, altri presto seguiranno… ciò dimostra comunque interesse!

Ebbene si, ho letto un po’ il tuo libro. Una pagina alla volta con calma. Poi, spinto da un certo impulso, sono corso fuori a cercare la cometa Lulin. Mi sono chiesto: “posso vederla? E, cos’è quell’astro che dalle 19 alle 21 vedo splendere nel cielo?”
Bene, stavolta ho seguito una logica da “kung fu”. Prima di tutto, capire osservando a “mano” senza strumento. Allora, dopo un po’ di navigazione in internet, ho capito che dovevo trovarmi una “semplificazione” delle mappe stellari e, “partire” dalle cose semplici. Allora, ho scoperto che la cometa Lulin si può vedere a occhio nudo (magnitudine 5, al limite del “visibile”) ed è vicinissima a Saturno. Ho scoperto che il balcone di casa mia, in queste ore notturne, “guarda” verso sud. Bene, col programmino di “osservatorio di Arcetri”, mi sono stampato le mappe stellari alle varie ore: 19, 20, 21, 22, 23 fino alle 03 di notte. L’astro luminoso di magnitudine -4,4 altri non è che Venere. Da lì (ma che bello, da una femmina…) sono partito. Ovviamente, allora, più a “sinistra” Orione. Ah … Finalmente … dalle 20 in poi dal balcone di casa mia Orione è proprio lì di fronte … I tre re Magi (
la cintura NDR) … Sirio ! Fantastico. Riguardo la “cartina” e comincio a capirci qualcosa. Dopo cena ho una “folgorazione”: mio figlio ha un “binocolino” 8X21 che usa per il tiro con l’arco. Me lo faccio prestare. Mi gusto la Venere nel suo massimo splendore… sembra davvero un azzurro fuocherello… (il nostro Roby ha notato dell’aberrazione cromatica, che definisce, da inesperto, “fuocherello azzurro” NDR). Poi, punto ad Orione. Certo, osservo per bene tutte le sue principali stelle. Rigel, azzurra e fredda (è in realtà una stella caldissima NDR) e Betelgeuse, rossa ed affascinante … Infine ci provo … Riuscirò ad “intravedere” una nebulosa? Punto alla stella della “spada”… mi sembra una polvere “biancastra” lì vicino… si, ma la vedo solo se “salto” con gli occhi… (si riferisce alla visione distolta NDR) ma che strano … la “vedo” se non la guardo! Come se fosse “laterale”… Controllo su internet per essere sicuro di non aver preso un “abbaglio”: sorpresa! E’ la M43! (si tratta in realtà della splendida M42 NDR).
Tutto questo mi galvanizza! Adesso sono le 21 e posso puntare verso la costellazione del Toro. E’ meno facile rispetto a Orione anzi, per un non-esperto è addirittura difficilotta! Sarà davvero quella la stella in linea con Betelgeuse? Beh, è abbastanza luminosa… Un po’ più in su le Pleiadi… In effetti mi sembra di vedere una "cosa lattiginosa” di nuovo col trucco del “salto”… (
sempre la visione distolta NDR). Provo a puntare il “binocolino”… Le vedo! Si, ne vedo 6 e sembrano come un cucchiaio nel cielo… Non ci credo… Vedo sei stelle delle Pleiadi!
Bene, sono soddisfatto! Ho capito qualcosa, sono riuscito ad “orientarmi” da solo e sono riuscito a “vedere”! Mi ritorna in mente Ernst Mach e la “storia” delle “percezioni”. In definitiva, io, cosa ho visto? E poi questa novità: per vedere, non devo guardare “direttamente”! Beh, questo dipende dallo strumento veramente scarso che ho (
lo strumento non c’entra affatto; questo dipende dalla visione notturna, periferica, ed è la tecnica adottata da tutti gli osservatori visuali del cielo profondo NDR) però, è stato tutto così… fantastico !
Adesso ci proverò: vedere se riesco a “gustarmi” anche Saturno e lei, la cometa Lulin …
Ti farò sapere se, avrò successo.

Roby Novelli


Che bello! Tutto questo galvanizza me amici; mi fa pensare a quella massima di Plutarco, che dice; “la mente non è un contenitore da riempire, ma un fuoco da accendere”, pensare a Roby, che “scopre” da se il piacere di riconoscere un oggetto celeste famoso (Pleiadi, M42, Venere ecc) armato di un piccolo binocolo, ma soprattutto della voglia di scoprire, di vedere sempre più lontano, mi rende felice di scrivere, perché mi rende consapevole della possibilità di aiutare qualcuno a riscoprire l’esploratore che racchiude dentro di se. Oltre al piacere di osservare, il puro gusto di condividere…
Se il bel tempo di vede la mattina, ci sono tutte le buone premesse che ci fanno sperare di aver acquistato un nuovo collega osservatore!

Un osservatore da incoraggiare…
Ho conosciuto tempo fa, un ragazzo che si diceva appassionato di cose celesti, gli parlarono del sottoscritto, ma quando mi conobbe, ebbi su di lui – sic! – una sorta di “effetto repulsivo”, involontariamente s’intende. Costui immaginava un’attività sicuramente più “leggera” e meno impegnativa, sia per il corpo sia per la mente, così prese le distanze da questa affascinante materia. Non sempre (per fortuna!) gli incontri si risolvono in questa maniera, può capitare di incontrare chi nutre, più che la “passione” (una parola forse un po’ troppo impegnativa) un genuino interesse per la vastità del cosmo, alimentando quella voglia latente di esplorare. Conobbi Enrico Contù nella palestra di kung fu, e simpatizzammo subito, principalmente per un reciproco carattere gioviale. Evidentemente, il mio invito all’oculare del telescopio, risvegliò una certa curiosità che il nostro nutriva fin da ragazzo. Anche lui, avendo acquistato entrambi i miei libri, ha cominciato a nutrire il desiderio di poter vedere direttamente quanto da me descritto. Ecco di seguito il suo pensiero:

Una sera d’estate raggiungevo alcuni amici astrofili (Il sottoscritto assieme a Spanu Luciano NDR) in uno dei siti scelti per le loro serate d’osservazione; da diversi anni questi amici con passione osservano il cielo, e con attenzione hanno scelto mete e luoghi differenti dove posizionare i loro strumenti per le serate d’osservazione. Spesso si allontanano dalla città per lavorare sotto un cielo buio, meravigliosamente illuminato da luci proveniente solo dal cielo stesso, e da queste postazioni, la volta celeste mostra ai loro occhi curiosi ma esperti, meraviglie altrimenti invisibili da postazioni urbane. Peccato però, che la dove gli occhi esperti dei miei amici vedono galassie che descrivono dettagliatamente, i miei occhi inesperti, se – e quando - vedono, possono descrivere solo ciò che grossolanamente posso associare alla forma di un batuffolo di cotone informe.
Forse è anche per questo motivo che, solo nella mia macchina, mentre percorrevo le strade di montagna, dopo una giornata di lavoro iniziata molto presto, una parte del mio essere era felice e conservava il piacere e l'emozione di una Via Lattea scolpita nel cielo vista nell'ultima serata d'osservazione, ma l'altra era sfiduciata, demotivata e non riusciva a fare a meno di riflettere sulle ragioni che mi avevano spinto a fare armi e bagagli e partire: anziché esserne felice, non riuscivo a fare a meno di riflettere sulle ragioni che mi avevano spinto a comprare un telescopio (possedevo uno newtoniano SkyWatcher da 203 mm su montatura EQ6) e cosa giustificava quella fatica precedentemente fatta per caricare l’attrezzatura in fretta e furia, per correre dietro a coloro che erano già partiti. Tra una curva e l’altra, immaginavo il solito copione che si ripeteva puntualmente: da un lato ci sarebbero stati i miei amici, indaffarati nel seguire il loro programma d’osservazione, e non potevo certo biasimarli; in fin dei conti dopo aver percorso tanta strada per raggiungere l’agognato luogo d’alta quota, in una di quelle poche serate disponibili durante un intero mese, avevano il sacrosanto diritto di godere fino all’ultimo secondo il loro prezioso tempo, dall’altro lato c’ero io, che muovevo i primi passi con il mio strumento, cercando di orientarmi, barcamenandomi sotto quel cielo straordinariamente ricco di stelle, così diverso da quello che abitualmente vedo dalla città e nel quale riesco a riconoscere, a stento, solo le costellazioni principali. La risposta che ho dato alla mia iniziale domanda non poteva che essere una: curiosità e ammirazione. Imperniato in questi miei pensieri, non potevo fare a meno di tirare le somme anche sull’acquisto del mio telescopio, dettato da un’ondata più che altro emotiva, forse, rimuginavo tra me e me, ho fatto i conti senza l'oste! Sicuramente mi ha tratto in inganno l'abilità e la padronanza con cui Salvatore orientava il suo telescopio sotto il cielo, puntando oggetti differenti in posizioni differenti senza l'ausilio di un computer di puntamento. Quando per la prima volta mi sono trovato a puntare il mio strumento sotto un cielo vero, ho capito quanto era difficile... Ricordo al proposito, una delle cose che più mi hanno colpito, vedendo il nostro all’opera; costui utilizzava con una certa disinvoltura una carta stellare (L’Atlas del Tirion NDR) abbinandolo a quello che vedeva attraverso il cercatore, dove il sottoscritto non riusciva a capire nemmeno cosa stava puntando! Avevo enormi difficoltà a riconoscere nel cercatore, la stella che nel cielo ad occhio nudo avevo scelto di puntare, perchè nell'istante in cui mettevo l'occhio al cercatore vedevo nel campo tante stelle prima non presenti e luminose, tanto quanto quella che mi ero proposto di puntare. Ho trovato meno difficoltoso e più agevole il puntamento con il cercatore laser anche se questo strumento dai mie compagni è meno gradito. Sono perfino arrivato a scambiare una stella per un’altra…
Spinto dalla voglia di migliorare e, forse da un’insana follia, decisi di cambiare strumento, orientandomi su uno Schmidt-Cassegrain (uno schema ottico che, nonostante la mia incompetenza in fatto d’ottica, mi è sempre piaciuto) da 203 mm computerizzato (
Celestron NexStar 8” SE NDR);
sentendo la necessità di un puntamento attivo, per sopperire alla mia incapacità e per sfruttare il poco tempo disponibile, ma nel contempo (ricordando la buona manualità di Salvatore) non volevo abbandonare del tutto la ricerca manuale degli oggetti celesti, sognando un futuro nel quale, io come lui, potrò non sentirmi piantato in asso è incapace di lavorare, nel caso in cui l'elettronica che assiste lo strumento (certo non questo) dovesse andare in avaria....
Arrivati alle battute finali di questa mia dissertazione, posso tentare alcune considerazioni; ho scoperto che, indipendentemente dalla strumentazione posseduta e/o la qualità del cielo, poter condividere le difficoltà sopraelencate con compagni di osservazione, possibilmente di pari livello, potrebbe risultare decisivo, in quanto ci si sprona a vicenda, ma soprattutto si sente assai meno lo stacco che ti separa da chi ne sa molto più di te!

Osservare sotto un buon cielo d’alta montagna è sicuramente quanto di meglio si possa pretendere, ma poter esercitare il proprio interesse anche da una località suburbana, risulta indispensabile per conoscere la propria strumentazione, attività propedeutica per il suo utilizzo in montagna. Ma quest’ultimo punto, almeno per quanto mi riguarda, risulta un po’ ostico, in quanto la vista dal mio balcone è fortemente compromessa da numerosi ostacoli artificiali…
Per finire, lascio per ultima la considerazione, secondo me più importante; per sperare di osservare con profitto oggetti celesti così deboli, bisogna mettere un certo impegno, possibilmente con una pratica costante, in quanto – come scrive Salvatore nel suo libro, l’Arte di osservare con il telescopio; “certe cose costano tutta la fatica necessaria per guadagnarsele!”.

Enrico Contù

Penso che arrivati a questo punto, ci sia ben poco da aggiungere; i pensieri di questi amici impegnati, ciascuno con differenti modalità, nell’osservazione astronomica, sono fin troppo loquaci.
Buon anno dell’Astronomia a tutti!
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