Settembre 2011
 

Storia di un pantografo ...
 

Siamo a Prarotto, con Marco (in secondo piano), Daniele (seduto) e il "piccolo" Fujinon sul famoso pantografo

 


Qualche anno fa, assieme all’amico Luciano ci dotammo di un binocolo gigante, il poderoso Fujinon 25X150 MT. Si tratta di uno strumento realmente splendido ma decisamente impegnativo: si pensi che misura ben 960 mm di lunghezza per 350 mm di larghezza, pesante 18 kg; ha lo stesso ingombro (anche superiore) del Celestron 14”! Si tratta di uno strumento in grado di dare parecchie soddisfazioni, tanto che nell’osservazione visuale a grande campo ha ben pochi rivali.

L’iniziale entusiasmo, superato lo shock iniziale legato all’imponenza di questo strumento (in fondo si tratta pur sempre di un binocolo, si pensa erroneamente al momento dell’acquisto), si presenta il compito (dal duplice sapore dolce/amaro) di utilizzarlo. Le sue ragguardevoli dimensioni, proprio quelle che lo rendono più appetibile, rappresentano il maggiore ostacolo a un suo proficuo utilizzo. La montatura proposta dalla Fujinon, presenta dei prezzi davvero alti (con la montatura altazimutale e il treppiede venduti separatamente). La soluzione bisognava cercarla altrove …

Ci rivolgemmo a Giuliano Monti della Tecnosky, che si dimostrò pianamente all’altezza di costruire una robusta forcella di alluminio, sufficientemente grande da poter ospitare il “mostro”. Adattammo il tutto su un treppiede in legno [Astrotech] decisamente robusto e partimmo per la prova sul campo.
Uno dei principali ostacoli riscontrati nell’utilizzare questo binocolo (in comune con tutti i binocoli non dotati di visione piegata), fu il dover piegare il collo, operazione assolutamente necessaria ma piuttosto scomoda, con l'"aggravante" di doversi letteralmente inginocchiare!
Potete immaginare che le uscite in alta montagna con questo superbo strumento, furono strepitose ma assai amare e stancanti; una delle più belle emozioni insita nell’osservazione binoculare, consiste nel poter contemplare, “perdendosi” negli immensi campi stellari. Potemmo confermare l’assoluta spettacolarità e le visioni “mozzafiato” che il Fuji ci regalava, ma la stanchezza e, soprattutto, l’impossibilità di poter effettuare osservazioni durature, ne limitavano di fatto le sue enormi potenzialità. Un vero peccato si disse …

L’idea venne durante una discussione con un amico che possiede un pantografo … una soluzione eccellente ai problemi suaccennati (“spacca collo” in primis), così, parlandone con gli amici della RP astro di Bruino (TO), prendemmo accordi sulla costruzione di un bel pantografo adatto alle dimensioni di questo strumento.
La montatura fu prontamente realizzata (praticamente su misura), e effettuammo tutte le prove verso gli inizi del 2011: il tutto funzionava, bisognava provarlo sotto le stelle.
 

L’aspetto comico

Trascorsero i mesi, durante i quali noi osservammo come sempre ma con il Dobson da 508 mm, utilizzato più del solito, per motivi di lavoro (stavo approntando alcune osservazioni per il mio terzo libro: Universo, conoscerlo per vederlo).
Durante tutto questo periodo praticamente non ci curammo più del Fujinon, ma verso la fine di agosto decidemmo che era ora di provare il tutto sotto un’incantevole Via Lattea. La serata giunse puntuale (dopo la più intensa ondata di caldo di questa estate), venti di foehn spazzarono le pianure nord occidentali, e il cielo si colorò di un azzurro intenso.
Caricammo il tutto in macchina, e ci dirigemmo in direzione di Prarotto; a questo punto bisogna dire che non avevamo più avuto l’occasione di montare il pantografo, e questo (essendo un progetto su misura) è privo di istruzioni. Ci ritrovammo in alta montagna, sovrastati da un cielo degno di nota, con una Via Lattea estiva ben disegnata anche nei pressi dell’orizzonte, con un pantografo inutilizzabile; bloccato!
Due amici (Marco e Daniele quest’ultimo intento a fotografare – vedi foto a lato) esaminavano il marchingegno (che somiglia vagamente al LEM lunare !) tentando di capire come potesse funzionare …
Una situazione anche imbarazzante: un binocolo di quelle proporzioni, un cielo degno di questo nome … senza riuscire a utilizzarlo, era troppo!
Dopo più di mezz’ora trascorsa a pensare al da farsi, oramai rassegnati a smontare il tutto e tornarcene in città a bocca asciutta, sopraggiunge l’idea di posizionare la forcella in verticale (in precedenza avevamo montato tutto in orizzontale): improvvisamente funzionò! La serata era salva …

Comodità

Che bella differenza poter osservare senza spaccarsi il collo e mettersi in ginocchio su un terreno duro; per la priva volta abbiamo potuto gustare le immagini profonde e incise di un binocolo come questo: il “Doppio Ammasso” era scolpito e gremito di stelline di tutte le luminosità. L’ammasso globulare M15 cominciava a mostrare cenni di risoluzione nell’alone (a 25X!), la “Campana Muta” (M27) nella Volpetta, immersa in un mare di minute stelline perfettamente strutturata e bilobata! Un’incredibile M57 nella Lyra, piccola ciambellina di fumo, spersa in un vasto campo stellare e, sorpresa delle sorprese, il campo intorno all’incredibile M11 (Scudo), con le sue nubi oscure: ci si perdeva letteralmente dentro.
Una bella – e inaspettata – sorpresa è giunta dall’osservazione di quell’incantevole ammasso globulare che è  M71, nella Freccia; sperso letteralmente in un vasto mare di minutissime stelline, ho scorto nelle vicinanze un’altra, vistosa, macchia nebulosa. All’inizio pensavo si trattasse dell’ammasso stellare H20 (posto nelle vicinanze di questo splendido globulare), ma poi, riflettendo sulle sue dimensioni (troppo grandi rispetto a quelle esigue di H20) ho realizzato che si trattava della cometa Garradd! Una “testa” luminosa e una chioma estesa più di M71, leggermente elongata (coda?) … che bello spettacolo, e che bel regalo! Un bel caso di serendipità non c’è che dire …


Amici, a questo punto della storia, per chiudere, non mi resta che testimoniare il mio senso di meraviglia e stupore, nel poter osservare sotto un cielo pulito, con un simile mostro, una sensazione differente a quella provata attraverso il pur splendido 508 mm. Se posso utilizzare delle espressioni per dipingere la serata, direi, “soddisfazione” per quanto riguarda il funzionamento del pantografo, “poesia” per quanto riguarda l’immensa profondità rivelata dal Fujinon.
Un grazie a Luciano, Marco e Daniele per aver condiviso questa splendida serata, e proprio il caso di dire: alla prossima!

Nota tecnica foto Daniele: Ottica di ripresa: Celestron C9 1/4 ridotto a F.6,3
Reflex: Canon EOS 350 D
19 light a 800 iso per 300 secondi/9 dark/9 bias/ 9flat, immagine ridotta per postarla sul web

 

 

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