Ci sono cose che possono essere
ritenute fisicamente
impossibili, come ad esempio voler raggiungere la Luna saltando sulle gambe,
per quanto ci si possa provare, non ci si potrà mai riuscire, e questa
rappresenta una ragionevole certezza! D’altro canto, ci sono aspetti molto
difficili e complessi ma, non impossibili. Poi c’è una terza categoria,
quella delle cose ritenute impossibili; in questo caso si può parlare di una
sorta di impossibilità imposta; è impossibile perché deve esserlo!
Nascono a questo punto, tutta una serie di equivoci, basati su a-priori,
dettati come dei veri e propri dogmi, da una certa letteratura, sedicente
scientifica; mi chiedo a questo punto cosa possa mai esserci di scientifico,
nei valori assoluti? Ho potuto constatare, purtroppo, che certe affermazioni
possono operare come dei veri e propri schermi mentali, non solo
precludendoci a certe esperienze dirette nella pratica, ma anche nel
pensiero; “non la cerco perché non si vede”.
La mia naturale curiosità, unita a una certa dose di sana incoscienza, mi ha
portato in tutti questi anni, a tentare vari oggetti “impossibili”, potendo
constatare in alcuni casi l’autenticità di certe affermazioni ma, e questo è
a mio avviso assai interessante, a scoprire i limiti di tante presunte
impossibilità. Quante volte, creando il programma osservativo della serata
(ammesso che lo si crei!) ci è capitato di esclude senza batter ciglio
alcuni oggetti celesti, perchè "sicuramente invisibili" all’ispezione visuale?
Per quanto mi riguarda, preferisco non mettere limiti alle mie serate
osservative, e se qualcosa risulta invisibile, possono esserci differenti
motivazioni:
• L’apertura del telescopio è insufficiente.
• Il telescopio è adatto allo scopo, ma non la qualità del cielo.
• Non sono sufficientemente esperto per un simile oggetto celeste.
• L’oggetto
risulta effettivamente invisibile
all'indagine visuale.
Comprendo benissimo, a questo punto, se qualcuno leggendo i punti di cui sopra, dovesse
storcere il naso, pensando tra se e se che in fondo si tratta di cose
scontate, ma non è così, o perlomeno non sempre. Molte volte gli aspetti più
interessanti della vita si celano dietro al dato ritenuto ovvio, e in quanto
tale non indagato.
Come osservatore visuale del cielo profondo “estremo”, ho dovuto imparare a
convivere con questo genere di quesiti, analizzando sia il successo che
l’insuccesso e, in tutti questi anni, ho scoperto alcune cose estremamente
interessanti.
Ricordo l’incredula meraviglia, provata all’oculare del telescopio (S/C 254
mm) molti anni fa, quando riuscì a osservare un’incantevole, nonché
eterea bolla nebulosa (la planetaria all’interno di M46); NGC 2438:
“96X –
incredibile ma vero, è semplicemente fantastica! La si vede all’interno dell’ammasso aperto M46, con le stelle di quest’ultimo che creano una degna
cornice per questa planetaria. Senza il filtro LPR è cavaocchi, con il
filtro si assiste ad un ribaltamento della visione, ora è addirittura
brillante, ricorda una miniatura di M57 ma più piena. Le stelline finissime
dell’ammasso aperto, creano una sensazione di tridimensionalità veramente
magnifica, da sogno!”. (S/C 254 mm dalla mia postazione suburbana,
osservazione risalente al 22 febbraio 1993). Ricordo in proposito, come
quella sera, obbedendo alla richiesta di un amico e collega astrofilo, andai
alla ricerca di questa planetaria, anche se decisamente scettico, con la
chiara intenzione di affermarne la sua invisibilità! Questo fu l’inizio
della mia “ribellione” verso l’impossibilità dichiarata, e benché questa
planetaria non rientri nella categoria degli oggetti ritenuti impossibili,
mi ero costruito un’opinione tutta mia inerente la sua invisibilità visuale,
ma questo funzionò da starter personale.
Recentemente mi sono recato in
montagna, assieme all’amico Spanu a caccia di stelle, o di galassie per
l’esattezza e, verso fine serata (caratterizzata da un gelo particolarmente
pungente e acuto), abbiamo diretto il 508 mm alla volta della Testa di
Cavallo, in Orione, uno di quegli oggetti che solitamente non vengono mai
tentati dell’osservatore medio, tanto è certo di mancare il punto.
Prima di procedere, è d’obbligo analizzare alcuni aspetti inerenti
l’osservazione visuale di questa autentica meraviglia celeste; diafana,
eterea, impalpabile ma…. decisamente incantevole!
L’osservazione diretta di un oggetto così debole e dalla bassissima
luminosità superficiale, richiede che alcuni punti essenziali vengano
rispettati: un cielo molto oscuro e trasparente
(condizione rispettata durante la nostra serata osservativa), deve trovarsi
alla sua massima altezza sull’orizzonte, deve essere osservato solo dopo un
perfetto adattamento al buio e, preferibilmente, dopo aver osservato altri
oggetti al limite della strumento e della serata. Il telescopio deve essere
ben allineato, pulito e con ottiche in ottime condizioni, infine
l’osservatore deve porre la massima attenzione a tutto quello che compare all’interno del campo
oculare.
Purtroppo, quando si parla dell’osservazione di questa incantevole nebulosa
oscura, si tende a ignorare un aspetto molto importante della sua struttura,
infatti abbiamo a che fare con una parte oscura (B33) e una a emissione (IC
434) che richiedono differenti modalità d’approccio, con la IC 434
decisamente più facile da “rubare” al fondo cielo. Ricordo in proposito che,
diversi anni fa, dalla mia postazione suburbana, durante una nottata
particolarmente limpida, riuscì nell’impresa di osservare la linea di
demarcazione, tra la parte oscura e quella a emissione, utilizzando il
telescopio S/C da 254 mm.
Osservando la “Testa” con l’apocromatico da 155 mm, sempre in ottime
condizioni di trasparenza e categoricamente con il filtro H-β, ho capito
molte cose, sia per quanto riguarda la mia personale abilità, sia per un aspetto
squisitamente ottico; “55X con H-Beta – sembra incredibile ma c’è! Il
coronamento di un piccolo sogno visuale… Con il filtro H-Beta (42X), la si
stacca “magicamente” dal fondo cielo; com’è eterea! Taglia il campo oculare
orizzontalmente, una striscia di polveri oscure, dalla quale si vede ergersi
una ‘testa equina’ spettrale. La si vede osservando con la visione distolta,
la “Testa” appare a sud di tre stelline di mv 7,8/7,5/7,6 disposte ad arco.
La parte oscura (B33) è sovrastata da una parte chiara (IC 434) il che ne
accresce notevolmente il contrasto. Al momento di questa osservazione erano
presenti (incluso chi scrive) nove osservatori, ma siamo riusciti a vederla
soltanto in tre!”.
C’è da fare una considerazione in merito a questa osservazione, svelando un
particolare, per così dire “dietro le quinte”; tra coloro che non riuscirono
a distinguere la Testa di Cavallo quella notte, c’è stato chi ha parlato di
“mera filosofia”… sfidando l’evidenza visiva di chi è riuscito a vederla! Un po’
come dire; “non ci riesco io, non ci riesce nessuno!”. Chi invece l’ha
vista, non la dimentica più, ma soprattutto concorda, in maniera
indipendente ovviamente, con l’altrui esperienza, per quanto riguarda
l’apparenza, l’intensità (se d’intensità si può parlare!), la forma e la
posizione della Testa, in altri termini, l’esperienza diviene comune.
Coronato il sogno visuale, tramite il filtro H-β, resta un altro “mito” da
sfatare; la sua presunta quasi-impossibilità senza il filtro. Per quanto
riguarda questa nuova sfida, ho dovuto attendere il riflettore da 508 mm,
usato in condizioni eccellenti. Avevo già visto la “testa” con questo
strumento, ma non ho mai tentato la comparazione con/senza filtro, descritta
più avanti.
Devo ammettere che vedere questo oggetto senza l’aiuto del filtro, è
un’impresa che sfiora l’impossibilità; è veramente debole!
Quando si ha a che fare con un oggetto così difficile, insorgono alcuni
problemi, perché così come è vero il caso di un oggetto che “non c’è perché non
deve esserci”, può anche esser vero il contrario: s’intende, naturalmente,
che l’osservatore agisca sempre in perfetta buona fede. Durante la mia
ultima uscita in alta montagna, sotto un cielo cristallino, ghiacciato ma
trasparente, prima di puntare il mezzo metro sulla “Testa” ho affrontato numerose
deboli galassie nella vasta costellazione dell’Eridano (in certi casi
sfiorando la mv 15,5!). Solo a fine serata, con l‘occhio perfettamente
allenato a tanta debolezza, mi sono concesso la sfida: prima di inserire il
filtro H-β ho tentato la sua osservazione in luce bianca, individuando l'inconfondibile
silhouette del profilo della “Testa equina” con tanto di stelle di
riferimento, riuscendo a vedere, con la visione distolta, il “collo” e la
“testa”, senza tuttavia riuscire a distinguere cenni di struttura. Inserito
il filtro H-β, a 66X, sono stato testimone di una vera e propria,
incantevole, trasformazione: un’immagine che ha ben poco da invidiare alle
riprese fotografiche, a eccezione dell’intensità; “nettissima la parte
oscura, con una ‘testa’ evidente e contrastata, anche in visione diretta.
Con la visione distolta vedo l’orecchio, che guarda una stella brillante, a
ovest (SAO 132438 di mv 7,6) e parte del muso, che ne punta un’altra, verso
nord (SAO 132451 di mv 7,5) con il collo che si erge – meglio in visione
distolta – come per guardare lontano; visione veramente magnifica”.
Anche questa osservazione merita alcune considerazioni; Spanu Luciano, ha
potuto confermare i dettagli di cui sopra, colti dopo un periodo di tempo
maggiore rispetto al sottoscritto (Luciano non è riuscito a coglierla senza
il filtro). Prendere in esame alcuni riferimenti sicuri, come stelline di
campo che delimitino la zona interessata dall’oggetto, permette una
valutazione della propria osservazione, abbastanza affidabile. Infine,
questa nebulosa può essere pienamente colta in luce bianca dove,
presumibilmente, con diametri maggiori di 50 cm, schiude gran parte della
sua incantevole struttura all’occhio esperto e allenato.
Non c’è che dire, il freddo è presto dimenticato, ma la sensazione di
profondità, il brivido che ci attraversa per tutto il corpo, la sensazione
di far parte di un qualcosa di grande, resta, perché, come soleva dire il
mio maestro di kung fu, Chang Dsu Yao: “fatica andare, soddisfazione
restare”, parole sante!
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