A differenza di chi si occupa di
stelle variabili o di pianeti, l’osservazione degli oggetti del cielo profondo
appare “piatta”. È mia opinione (supportata dal modo con cui conduco le sessioni
osservative) che ciò non corrisponda esattamente al vero. Non che non si possa
cadere nella piattezza, come in tutti i campi del resto, anche se forse il deep
sky presta maggiormente il fianco, basta porsi correttamente, con “spirito di
ricerca” soprattutto critico, per sperimentare una notevole ricchezza.
L’idea di ciò che possiamo osservare, spesso alimentata da osservazioni altrui
(corrette o meno che siano) introduce la possibilità di errori abbastanza
perniciosi; “non si può vedere” o “si può vedere” rappresentano i due lati di
questi errori, ma c’è di più. Mi è capitato di ricevere alcune e-mail di
colleghi che mi chiedevano com’era possibile che non riuscissero ad osservare
visualmente, tanto per fare un esempio concreto, la struttura spiraliforme dalla
ben nota M51, pur possedendo un’apertura adeguata (intorno ai 250 mm di diametro
se non ricordo male).
È difficile dare una risposta univoca a tale quesito, l’esperienza, le
condizioni di cielo, l’ingrandimento inadatto (troppo alto o basso) sono solo
alcuni dei motivi che possono portare alla mancata osservazione dei bracci della
M51. Il problema a mio avviso, può stare tranquillamente da un’altra parte; pur
non trascurando gli altri fattori: cosa e come mi aspetto di vedere?
Porterò un esempio pratico sul campo; questo mese possiamo cercare la galassia
NGC 6946, nel Cepheo, al confine con il Cigno, una tipica galassia dalla buona
mv (9,1) ma nel contempo diafana a causa della sua bassa luminosità superficiale
(14,1); questo a causa delle sue enormi dimensioni angolari, ben 11,5’x9,8’.
Il suo aspetto è tanto elusivo visualmente, che in qualche testo di astronomia
pratica, si riporta che soltanto fotograficamente è possibile notare la sua
struttura spiraliforme. Naturalmente le cose non stanno proprio così, ma non
dobbiamo credere che “rubare” i suoi bracci visualmente sia un’impresa facile,
anche con diametri medio grandi. Può essere osservata anche con diametri
relativamente piccoli (intorno ai 10 cm e anche meno) a patto che il cielo sia
veramente cristallino, ma una cosa è riuscire a staccarla dal fondo cielo, una
cosa è riuscire a carpire la sua struttura. Ho potuto gustarmi la visione di
questo incantevole oggetto, con diversi diametri, dal 102 mm apocromatico a 34X
che la mostrava come una nebulosità abbastanza grande, dall’aspetto evanescente
e uniformemente illuminata, immersa in un bel campo stellare, dove nello stesso
campo oculare si poteva ammirare anche lo splendido ammasso aperto NGC 6939 (mv 7,8
– Dim. 7’), ricco, con una timida condensazione centrale, decisamente gradevole
alla visione. Ma torniamo alla nostra galassia; man mano che l’apertura dello
strumento cresce, possiamo notare (con una certa sorpresa) come il “fattore
luminosità” cresca praticamente con il contagocce; la riporto diafana con
aperture da 100 mm, la riporto diafana con con il mezzo metro! Qual è il diametro minimo che ci
consente di cominciare a cogliere, a cenni, la sua struttura? Anche in questo
caso non è facile dare una risposta precisa, possiamo dire che, al di sopra di
una certa apertura (la classica apertura di soglia) si incomincia a percepire
qualcosa. C’è chi a trovato la visione delle spire con aperture da 30” (750 mm!)
ovvie sotto condizioni di cielo trasparenti ma non eccezionali, chi a
riscontrato con altrettanta ovvietà la visione di tali particolari con diametri
da 330 mm, sotto cieli perfetti. Sono proprio queste le cose che trasformano l’osservazione visuale in
una vera sfida personale, e stimolo per la ricerca.
Ecco cosa riporto con due differenti aperture; “78X – visibile senza sforzo ma
debole anche in virtù delle sue dimensioni; è enorme! 240X – si vede un regione
nucleare di madia luminosità e di piccole dimensioni, se confrontate con quelle
della galassia. Con la visione distolta (particolare non facile) si individua la
sua struttura spiraliforme (bracci vaghi e non ben definiti)”. (C14 in alta
montagna con buona trasparenza atmosferica e seeing = 2/3). Chi dice che l’uso di
ingrandimenti sostenuti è vano per simili osservazioni?
In analoghe condizioni di trasparenza atmosferica (sempre in alta montagna) con
il 508 mm riporto la seguente descrizione: “133X – è talmente diafana da
sembrare trasparente (si vedono le stelle della nostra galassia, attraverso il
tenue alone). Si vede una regione nucleare, meglio in distolta, abbastanza
“convinta” con andamento a spirale, a riprova che l’ingrandimento maggiore
restituisce un’immagine più incisa”. Un amico al momento di quest’ultima
osservazione, faceva parecchia fatica a percepire la struttura, mentre chi
scrive la vedeva più facilmente. Morale: l’osservazione visuale dipende
fortemente dall’acuità visiva di ognuno di noi. Pensiamoci la prossima volta che
ci ritroviamo a “caccia di stelle” |