NOVEMBRE 2007
 

A differenza di chi si occupa di stelle variabili o di pianeti, l’osservazione degli oggetti del cielo profondo appare “piatta”. È mia opinione (supportata dal modo con cui conduco le sessioni osservative) che ciò non corrisponda esattamente al vero. Non che non si possa cadere nella piattezza, come in tutti i campi del resto, anche se forse il deep sky presta maggiormente il fianco, basta porsi correttamente, con “spirito di ricerca” soprattutto critico, per sperimentare una notevole ricchezza.
L’idea di ciò che possiamo osservare, spesso alimentata da osservazioni altrui (corrette o meno che siano) introduce la possibilità di errori abbastanza perniciosi; “non si può vedere” o “si può vedere” rappresentano i due lati di questi errori, ma c’è di più. Mi è capitato di ricevere alcune e-mail di colleghi che mi chiedevano com’era possibile che non riuscissero ad osservare visualmente, tanto per fare un esempio concreto, la struttura spiraliforme dalla ben nota M51, pur possedendo un’apertura adeguata (intorno ai 250 mm di diametro se non ricordo male).
È difficile dare una risposta univoca a tale quesito, l’esperienza, le condizioni di cielo, l’ingrandimento inadatto (troppo alto o basso) sono solo alcuni dei motivi che possono portare alla mancata osservazione dei bracci della M51. Il problema a mio avviso, può stare tranquillamente da un’altra parte; pur non trascurando gli altri fattori: cosa e come mi aspetto di vedere?
Porterò un esempio pratico sul campo; questo mese possiamo cercare la galassia NGC 6946, nel Cepheo, al confine con il Cigno, una tipica galassia dalla buona mv (9,1) ma nel contempo diafana a causa della sua bassa luminosità superficiale (14,1); questo a causa delle sue enormi dimensioni angolari, ben 11,5’x9,8’.
Il suo aspetto è tanto elusivo visualmente, che in qualche testo di astronomia pratica, si riporta che soltanto fotograficamente è possibile notare la sua struttura spiraliforme. Naturalmente le cose non stanno proprio così, ma non dobbiamo credere che “rubare” i suoi bracci visualmente sia un’impresa facile, anche con diametri medio grandi. Può essere osservata anche con diametri relativamente piccoli (intorno ai 10 cm e anche meno) a patto che il cielo sia veramente cristallino, ma una cosa è riuscire a staccarla dal fondo cielo, una cosa è riuscire a carpire la sua struttura. Ho potuto gustarmi la visione di questo incantevole oggetto, con diversi diametri, dal 102 mm apocromatico a 34X che la mostrava come una nebulosità abbastanza grande, dall’aspetto evanescente e uniformemente illuminata, immersa in un bel campo stellare, dove nello stesso campo oculare si poteva ammirare anche lo splendido ammasso aperto NGC 6939 (mv 7,8 – Dim. 7’), ricco, con una timida condensazione centrale, decisamente gradevole alla visione. Ma torniamo alla nostra galassia; man mano che l’apertura dello strumento cresce, possiamo notare (con una certa sorpresa) come il “fattore luminosità” cresca praticamente con il contagocce; la riporto diafana con aperture da 100 mm, la riporto diafana con con il mezzo metro! Qual è il diametro minimo che ci consente di cominciare a cogliere, a cenni, la sua struttura? Anche in questo caso non è facile dare una risposta precisa, possiamo dire che, al di sopra di una certa apertura (la classica apertura di soglia) si incomincia a percepire qualcosa. C’è chi a trovato la visione delle spire con aperture da 30” (750 mm!) ovvie sotto condizioni di cielo trasparenti ma non eccezionali, chi a riscontrato con altrettanta ovvietà la visione di tali particolari con diametri da 330 mm, sotto cieli perfetti. Sono proprio queste le cose che trasformano l’osservazione visuale in una vera sfida personale, e stimolo per la ricerca.
Ecco cosa riporto con due differenti aperture; “78X – visibile senza sforzo ma debole anche in virtù delle sue dimensioni; è enorme! 240X – si vede un regione nucleare di madia luminosità e di piccole dimensioni, se confrontate con quelle della galassia. Con la visione distolta (particolare non facile) si individua la sua struttura spiraliforme (bracci vaghi e non ben definiti)”. (C14 in alta montagna con buona trasparenza atmosferica e seeing = 2/3). Chi dice che l’uso di ingrandimenti sostenuti è vano per simili osservazioni?
In analoghe condizioni di trasparenza atmosferica (sempre in alta montagna) con il 508 mm riporto la seguente descrizione: “133X – è talmente diafana da sembrare trasparente (si vedono le stelle della nostra galassia, attraverso il tenue alone). Si vede una regione nucleare, meglio in distolta, abbastanza “convinta” con andamento a spirale, a riprova che l’ingrandimento maggiore restituisce un’immagine più incisa”. Un amico al momento di quest’ultima osservazione, faceva parecchia fatica a percepire la struttura, mentre chi scrive la vedeva più facilmente. Morale: l’osservazione visuale dipende fortemente dall’acuità visiva di ognuno di noi. Pensiamoci la prossima volta che ci ritroviamo a “caccia di stelle”

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