Tempo fa si diceva che con questo
mese inizia la primavera, oggi, almeno per quanto mi riguarda, faccio una certa
fatica ad affermare una cosa del genere. Pensiamo all’autunno “asintotico” che
abbiamo vissuto nel 2006, oltre che all’agosto decisamente anomalo, sempre
nello scorso anno. Se le stagioni meteorologiche sembrano voler
“gabbare“ l’uomo, quelle astronomiche, almeno loro (!) non ci tradiscono. La
costellazione del Leone, con tutto il suo carico di galassie, ci regala la
possibilità di smarrirci nel vuoto, o nell’infinito come preferite…
Ricordo quando dalla mia postazione suburbana, riuscivo ancora a osservare tutte
le galassie del catalogo Messier, presenti in questa costellazione e nella
vicina Vergine con il "classico" 114/900, altri tempi, con cieli sicuramente
meno inquinati e trasparenti; chissà dove andremo a finire? Se qualcuno di voi
sta pensando alla retorica, si trova semplicemente in errore, in quanto il
degrado della qualità del cielo è sotto gli occhi di tutti, si riesce ancora a
“ragionare” in montagna, sopra i 1500 metri d’altezza, dove l’aria è abbastanza
rarefatta. Nel lontano 1984 dalla mia postazione suburbana riuscivo ancora a
osservare, sempre con il 114/900, il trio di galassie nel M65/66/Ngc 3628, si
avete capito bene, con un 114, quando per riuscire a staccarla oggi (la 3628)
dalla medesima postazione, debbo utilizzare il “bimbo” da mezzo metro di
diametro!
Potremmo parlare (non mancherà certo l’occasione) di molte galassie brillanti
del catalogo Messier, ma la mia attenzione “vola” su un’interessante gruppetto
di galassie situate circa 2° a nord/ovest da Algieba (γ Leonis), tra
l’altro una splendida doppia, con componenti rossastre di mv 2,1 e 3,6, separate
da 4,5” (A.P. 125°), belle in qualunque strumento. Ricordo a proposito di questa
doppia che, durante una bella serata, provando il catadiottrico di un amico, un
254 mm, non siamo riusciti a sdoppiare questa stella nemmeno a 125X. Data
l’evidente impossibilità di un simile risultato, visto che il seeing era anche
buono, decidemmo di controllare l’allineamento delle ottiche; lo strumento era
totalmente disallineato. Prima di giungere a conclusioni affrettate bisogna
provare! Ma torniamo al nostro gruppo di galassie, di cui fa parte Ngc 3190.
La costellazione del Leone è ricca di "universi isola", in particolare ci sono
tre gruppetti davvero meritevoli di attenzione, e di cui ci occuperemo in
seguito: M65/66/Ngc 3628 – M95/96 – M105/Ngc 3371/89. Generalmente ci si ferma a
questi tre gruppetti, trascurando – errore imperdonabile – il gruppo della 3190,
conosciuto anche come "Hickson 44" situate ad una distanza di una
sessantina di milioni di anni luce. Una delle caratteristiche più attraenti di
questo gruppetto, è la possibilità di contenere tutte le componenti nel medesimo
campo oculare, ma, d’altro canto, una delle sue peggiori “pecche” è data dalla
debolezza delle sue componenti, anche se sotto un cielo terso e non inquinato
dalle luci artificiali, è possibile apprezzare almeno le tre galassie più
brillanti con diametri medi; “96X – si osservano, anche se con qualche
difficoltà, queste tre galassie; Ngc 3187/90/93. Sono molto vicine e
disposte a triangolo, si vedono come tre piccole macchiette nebulose”. (SC
254 mm in postazione suburbana, la notte del 26 gennaio1990). Oggi una
descrizione del genere, utilizzando la medesima strumentazione, richiede un
cielo di campagna: grazie inquinamento luminoso! Con diametri fino a 300/350 mm
potremo notare che Ngc 3187 e 3190 sono elongate, con una regione nucleare
brillante ed estesa (Ngc 3190). Al crescere del diametro dello strumento
possiamo cominciare a notare qualche cenno di struttura, almeno nella 3190,
consistente in un nucleo brillante e, con la visione distolta, intravedere una
debolissima linea oscura che la taglia per il suo lato maggiore. Quest’ultima
osservazione risulta abbastanza difficoltosa, in special modo a causa della
brillanza della regione nucleare, che tende a cancellare il particolare
suddetto. Per riuscire nell’intento consiglio di andar su con gli ingrandimenti,
pagando lo scotto nella perdita di luminosità, è per questo motivo che sono
consigliate le aperture maggiori, nottate cristalline e buon seeing. Ho avuto
modo di osservare, in più occasioni questo interessante gruppetto di galassie, e
devo dire che le sorprese non sono mancate. Durante una splendida nottata a
1.600 metri, con un cielo davvero eccezionale anche per la qualità media di quel
luogo, non ho potuto resistere dal puntare il mezzo metro su Hickson 44: “133X
– eccellente, si osservano con relativa facilità quattro galassie; Ngc 3185/87/90/93,
ne percepisco anche la morfologia. La più brillante risulta la 3190, mentre.
7,31’ a nord/ovest della 3185 si percepisce, siamo davvero al limite, la
debolissima ed eterea Pgc 86788 di mv 15,2, mentre a sud/est c’è (in
forse) Mac 1017+2147 mv superiore alla 15,5, anche se quest’ultima si ha
soltanto l’impressione di percepirla”. Le due tenui galassie al limite della
visibilità sono state confermate dalla visione di un’immagine del Digitized Sky
Survey. Non sono più riuscito a ripetere questa "performance", questo mi
dimostra che il “fattore trasparenza” è assolutamente indispensabile.
Fermiamoci un attimo a pensare; proviamo soltanto a immaginare la qualità del
cielo nel passato, quando osservava il grande William Herschel con il suo
riflettore da 47 cm in speculum, che può competere con un’apertura da 25 cm
attuale, ma la trasparenza di un cielo del tutto privo di qualunque forma di
inquinamento luminoso (eccetto la Luna), poteva fare la reale differenza. E
pensare che noi abbiamo la tecnologia, i trattamenti antiriflessi, i diagonali
dielettrici… evviva il passato!
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