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Un pianeta dal volto mutevole
Innanzitutto mi scuso per l’assenza di questi mesi, ma sono stato molto
occupato, sempre in ambito astronomico. Sono impegnato nella preparazione di
un video-corso di astronomia (osservazione visuale), e nella parte terminale
del mio libro, che spero vedrà la luce negli ultimi mesi di quest’anno.
Ma, nonostante gli impegni che mi hanno tenuto lontano da questo nostro
appuntamento mensile, non ho affatto dimenticato l’osservazione telescopica.
A dispetto della mia formazione principale, come osservatore visuale del
cielo profondo, non ho potuto fare a meno di osservare il “pianeta rosso”
che in questi mesi ha dato il meglio di se. Un pianeta che mi affascina da
sempre (penso di essere comunque in buona compagnia), e che mi “trasforma” in
un osservatore planetario a ogni sua opposizione, anche quando le sue
dimensioni non raggiungono valori ragguardevoli, come in questa occasione,
quando nello scorso mese di gennaio, il giorno 29 (giorno dell’opposizione)
ha raggiunto una dimensione massima di appena 14,1” (contro i 15,8” del 2007 e i
20,1” del 2005).
Ciò che ci ripaga è la sua alta posizione nel cielo, dove – in condizioni di
buon seeing – ha svelato dettegli interessanti, consentendomi di “spremere”
quasi al massimo delle sue potenzialità, il buon rifrattore apocromatico
della Skywatcher da 120 mm di diametro (f/7,5), che – come si può vedere dai
disegni -, mi ha dato parecchie soddisfazioni, permettendomi di raggiungere
tranquillamente i 450X!
Ciò che mi ha affascinato di più, è – ancora una volta – il confronto tra
osservatori diversi, che dotati di strumenti differenti, hanno potuto
ammirare un pianeta “diverso”.
Osservato con diametri dell’ordine dei 235 e 254 mm, il "pianeta rosso" è stato meno
prodigo nello svelare i suoi dettagli (quasi sempre per colpa del seeing),
ma non solo. Anche la luminosità del disco di Marte, è risultata più alta
nei diametri maggiori, creando un effetto abbaglio (a meno di non utilizzare
un filtro colorato per pianeti), permettendo a questo eccellente
apocromatico da 120 mm di diametro, di reggere senza tanti problemi, il confronto con
diametri ben maggiori.
Bisogna ammettere che al 508 mm, sebbene abbagliante, a 500X ha cominciato a
mostrare una intricata rete di macchie oscure (quasi nere), con una calotta
polare bianchissima, che risaltava per contrasto.
Uno degli aspetti che mi sono rimasti più impressi, è il costante – e
apprezzabile – effetto di fase del pianeta rosso, con una gibbosità
- evidente -
nello scorso mese di aprile.
Oltre alla calotta polare nord, risaltavano diversi particolari, come Utopia Planitia, il bacino di
Hellas e Elysium Planitia … dettagli visibili a
tratti (seeing permettendo) molto chiaramente.
Pur essendo abituato a osservare e ricercare, i delicati dettagli
strutturali di galassie e nebulose, ho notato con piacere una certo “ritorno”
anche nell’osservazione planetaria (la qualità dei disegni è limitata alla
mia scarsa propensione per l’arte del disegno)!
Tutti
i disegni, sono stati eseguiti dal sottoscritto, con l'apocromatico da 120
mm, dalla mia postazione suburbana.
16 marzo 2010 - 11.15 TU -
17 marzo 2010 - 20.59 TU -
23 marzo 2010 - 20:30 TU -
Per ultimo, devo ammettere che è un piacere immenso poter osservare con un
certo profitto, anche da una comoda (e inquinata) postazione suburbana:
questo permette una continuità, impossibile a chi – come sono abituato e
“costretto” a fare nell’ambito degli oggetti deboli – deve recarsi in alta montagna
alla ricerca di cieli cristallini e bui.
Recentemente, con una cerchia di amici – tutti osservatori di una certa esperienza – si è a
lungo discusso sull’idoneità di uno strumento, per certi tipi di osservazioni (in
questo preciso caso dei pianeti), in particolare sulla configurazione ottica
e sul diametro.
È interessante notare, che i pareri su questo genere di questioni, è
risultato
tutt’altro che unanime (anche se si è stati tutti concordi su alcune linee
generali): ad esempio, quanto influisce l’ostruzione dello specchio
secondario sull’osservazione di particolari minuti? Generalmente abbiamo
tutti concordato su un punto: l’ostruzione dello specchio secondario,
influisce meno di quanto ci si crede (è molto più lesiva una cattiva collimazione
delle ottiche). Nella media, uno strumento a rifrazione, mostra una certa
superiorità rispetto a quelli a riflessione (compresi i telescopi a schema
ottico misto), ma gran parte di questa “superiorità” è dovuta alla
differente sensibilità al seeing, piuttosto che alla configurazione ottica:
un’apertura più generosa, mostrerà – mediamente – immagini più impastate,
rispetto a una più modesta anzi, nella maggior parte delle serate
quest’ultima sarà in grado di sfruttare al meglio le proprie potenzialità.
Una dimostrazione pratica di quanto affermato, risiede in un semplice dato
di fatto: durante la presente opposizione di Marte, le osservazioni più
proficue di questo “difficile” pianeta (dico difficile a ragion veduta,
infatti nelle serate che vedevano il pianeta rosso “friggere”, Saturno
riusciva ancora a restituire un’immagine più stabile), sono state portate
avanti con l’apo da 120 mm, risultato più idoneo rispetto all’eccellente
Celestron 14!
Ma qual è la reale differenza tra i diametri? Una grande apertura mostra
tutta la sua superiorità, nei momenti di seeing migliore, ma anche in quelli
(più rari) di micro-seeing, restituendo immagini più brillanti e mostrando
gli stessi dettagli (quando non maggiori), dell’apertura minore, soltanto –
mediamente - più disturbati.
Però, le immagini fornite dello strumento a lenti, risultano estremamente
incise, con particolari “scolpiti” ed esteticamente assai
gradevoli.
Morale: meglio – potendo – potersi avvalere di entrambi gli schemi ottici!
A presto e buone osservazioni …
NOTA: il 15 maggio, dalle ore 15.50 alle 16.15 circa, terrò una
videoconferenza - in diretta Skype dal negozio Natura&Co (corso Stati Uniti
16 Torino -
http://www.astronomia-co.eu/) per gli amici dell'EAN, sul tema
“PROGETTI 2010-2011”, dal titolo:
“Come sto preparando la mia video-lezione”.
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