Spunti di riflessione sulla
difficile arte di osservare
Quantità o qualità?
Chi si appresta a contemplare le meraviglie celesti, scopre (presto o tardi) che
non ha molto senso fare incetta di oggetti celesti (quantità) senza avere il
tempo di ”assaporarli” e di approfondirli (qualità). Chi scrive, avendo
affrontato la volta celeste con entrambe queste modalità (o approcci differenti)
da ben 27 anni, si sente di promuovere l’approccio qualitativo (tanto nessuno ci
impedisce di fare una bella scorpacciata “veloce” a fine serata)! Non c’è niente
di più bello, che rendersi conto in prima persona, della validità di alcune
tecniche che, nell’osservazione diretta all’oculare dei nostri fidati strumenti,
anche in oggetti celesti elusivi, ci permette di “strappare” dettagli
squisitamente fotografici. Inoltre, l’approccio qualitativo trova la sua valida
applicazione con tutte le aperture e configurazioni ottiche, dalle più piccole
alle maggiori, in un crescendo di diversi esperimenti pratici, come:
1. Variare la gamma degli ingrandimenti, sperimentando quello più
adatto in funzione della serata, dello strumento e del seeing.
2. Utilizzare i filtri “sbagliati” (non particolarmente indicati per
l'oggetto celeste osservato) e vedere quello che succede.
3. Lavorare sia sotto cieli cristallini sia relativamente inquinati
dalle luci artificiali (tenendo sempre bene in mente che non esiste sostituto
alla qualità del cielo).
In questo angolino visuale, ci riserviamo ormai da tempo, il gusto e il
privilegio di scrutare, analizzando gli oggetti del cielo profondo, adottando
varie metodologie con la speranza di fare, non solo belle scorpacciate degli
oggetti celesti più belli, ma di vederli sempre sotto una nuova luce.
Nella costellazione del Perseo, tanto per citare un bell’esempio, si trova un
ammasso aperto splendido, il quale (forse) ritenuto “scontato” viene spesso
tralasciato; M34 – Dim. 30’ – mv 5,2.
Si tratta di uno dei primi ammassi aperti che mi hanno tenuto compagnia agli
inizi delle mie scorribande celesti, in grado di dare belle soddisfazioni anche
al neofita. Sotto un cielo cristallino può essere percepito ad occhio nudo, tra
Beta persei (Algol) e Gamma Andromedae (Almach) il che è indice di buona
trasparenza atmosferica. La sua osservazione ad occhio nudo non deve apparire
come una sorta di sfida personale; non solo almeno, ma (soprattutto) come un
buon metodo per imparare a familiarizzare con la volta stellata. Conosco diversi
“astrofili in pantofole” che, in quelle rare occasioni di un’uscita in montagna
sotto un cielo cristallino, dove letteralmente ci si perde tra un mare di
stelle, rappresentando quindi un'occasione d'oro per ammirare e gustare la volta
celeste, si limitano invece a inserire le informazioni circa il luogo
dell’osservazione, a un sofisticato computer di puntamento attivo, contemplando
(si fa per dire) un cielo elettronico! Non si vuole certamente avversare una
certa tecnologia (ci mancherebbe!) si vuole semmai porre una maggiore attenzione
alla contemplazione diretta del cielo, senza considerare che, anche lo schermo
di un computer in "modalità notte" risulta dannoso ad un buon adattamento al
buio, con la conseguente perdita di sensibilità visiva, indispensabile quando si
vuole cogliere la più debole sfumatura di un oggetto celeste. Ma torniamo a
M34...
Fu individuato da Gian Battista Hodierna prima del 1654 e riscoperto
indipendentemente dal grande Messier il 25 agosto del 1764.
E’composto da un centinaio di stelle e si trova a una distanza di circa 1.400
anni luce. Nel suo confine sud, si osserva una brillante stella di mag. +7,3, di
colore giallognolo, la quale non appartiene fisicamente a M34, il cui membro più
luminoso ha invece una mv. di 7,9.
Lo trovo decisamente bello in qualunque strumento, divino in un binocolo del
tipo 20x80 (ma basta il più piccolo dei binocoli per “scioglierlo” in stelle)
dove mostra una certa condensazione centrale e stelline colorate, specie nelle
parti periferiche.
Mi ha sempre colpito per la sua regolarità. Al contrario c’è chi vede le sue
componenti più brillanti disposte a X chi scorge addirittura un andamento a
spirale! Al telescopio le sue stelle si sparpagliano abbastanza, quindi perde
quella che potremmo definire la “spettacolarità d’insieme”, dove mostra comunque
una bellezza differente. Si notino alcune catenine di stelle che, curvano in
senso antiorario, quasi spiralando verso l’esterno, come se volessero “uscire
fuori” dall’ammasso, piovendoci letteralmente addosso! Forzando l’ingrandimento
si possono ammirare diverse coppie di stelline, una in particolare a ovest dal
centro, due stelle di mv 8,5/8,4 separate da 18,4”, entrambe azzurrognole.
Consiglio di confermare le tonalità di colore, confrontandosi in maniera
indipendente con altri osservatori, è un bell’esercizio! M34 è inoltre, uno di
quegli oggetti celesti da contemplare anche da cieli relativamente inquinati
dalle luci, dove (paradossalmente) mostra un interno “svuotato” come se fosse
stato passato al setaccio, o almeno è l’impressione che da a chi scrive. Questo
succede, perché l’inquinamento luminoso porta via buona parte della ricchezza
dalle regioni intermedie, rimanendo le componenti più brillanti: chi prova le stesse
sensazioni?
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