Siamo generalmente abbastanza abituati ai cosiddetti “luoghi comuni” i quali, se per
molti (deleteri) aspetti, hanno un loro perché, forse ci semplificano la vita
evitandoci una lunga analisi su tutto quello che facciamo. Non mi si
fraintenda però, non c’è alcuna intenzione di evitare il ragionamento anzi, si
potrebbero arginare molte sciocchezze se si esercitasse quel diritto
acquisito dalla nascita, cioè poter pensare!
Dicevano a inizio discorso, che i luoghi comuni “vedono” ben distinte le
varie attività umane, e quelli che osservano il cielo sono per forza
di cose (come se fosse scritto da qualche parte!) del tutto alienati dalle
comuni sensazioni, sempre con il naso per aria, intenti a “spiare” oggetti
debolissimi… forse è anche per questo motivo che si è creato un certo – pur
non intenzionale – distacco, tra chi osserva il cielo e chi non lo fa, con
conseguenze che - purtroppo - sono sotto gli occhi di tutti. L’inquinamento
luminoso, insensato e sempre crescente, rappresenta soltanto una di queste
conseguenze: una certa distanza dalla scienza del cielo, con conseguente
perdita di quella che potremmo definire “sensibilità scientifica”, seguita
dall’incapacità di accedere a un mondo molto più vasto, rispetto a quello in
cui tutti siamo immersi, volenti o nolenti, tutti i santi giorni. Non
possiamo certo venirci a lamentare, date certe premesse, per un degrado
dell’ambiente e per un (sic!) imbarbarimento culturale, che se portato
avanti nella direzione osservata attualmente, non potrà far altro che farci
ripiombare in un profondo secondo medioevo, di stampo fortemente
oscurantista. Una “rivoluzione culturale” è quindi altamente auspicabile, se
vogliamo difendere non solo il nostro diritto all’osservazione celeste, ma
anche l’accesso a una sana informazione (e formazione) scientifica.
Ho ricevuto una bella e-mail, dall’amico Carlo Deleidi, dal contenuto
interessante, volto non solamente all’osservazione celeste, ma anche alla
sensibilità umana, quasi disarmata di fronte a tanta bellezza e immensità,
che sono ben lieto di condividere con chi legge queste pagine di
osservazione.
Dalle parole dello stesso Carlo (con la sua strumentazione nella foto a
lato):
“pur rendendomi conto che una pubblicazione
richiede una certa sintesi, ho ‘condito’ le mie osservazioni con le
sensazioni del momento, che emergono tipicamente quando ci immergiamo
nell’immenso vuoto cosmico, che poi tanto vuoto non è”. Sono totalmente
d’accordo con lui!
Il nostro si è recato sopra il lago di Lecco, al Passo Agueglio a 1 240 m
circa slm, con uno Schmidt-Cassegrain da 203 mm di diametro.
Carlo ha sfruttato le condizioni non certo ottimali
della serata; “questa località è mediamente ventilata, tranne sabato sera
(serata del 23 maggio, 2009) quando l’aria ostentava una certa calma,
permettendo l’insorgere di una certa diffusa foschia, causa di non poche
tribolazioni durante tutta la serata”.
È capitato anche a chi scrive, di ritrovarsi sotto un cielo d’alta montagna
non idilliaco, a tratti velato e fosco, cercando ugualmente di sfruttare la
serata (non bisogna però esagerare in tal senso, in quanto perseverare sotto le
nuvole, è accanimento terapeutico!). Agendo con pazienza e sapendo osservare
nelle zone non interessante da eventuali veli, è possibile portare avanti un
programma di osservazione.
Ricordo al proposito come durante una nottata trascorsa a Prorotto, non potendo
“lavorare” nell’Orsa Maggiore a causa di alcune velature presenti verso
nord, come pure verso lo zenit, mi rivolsi verso la costellazione della
Balena, osservando galassie deboli (fino alla mv 15!) e portando a
compimento una bella serata ricca di oggetti e soprattutto di sensazioni.
Ma continuiamo con le osservazioni di Carlo:
“nonostante la sua scarsa altezza
sull’orizzonte, ho osservato una degna
NGC 2903; a circa 40’ verso est da
questa, c’è la NGC 2916 che non ho visto…”. Ecco, soffermiamoci un momento
su quanto appena riportato, “...che non ho visto”; l’astrofilo medio vuole
andare sul sicuro, quell’oggetto celeste si deve vedere! Conosco alcune
persone che “osservano” il cielo da una quarantina d’anni, ma in tutto
questo tempo si sono limitati a osservare sempre gli stessi oggetti, e alcuni
di loro si permettono addirittura di criticare aspramente quelli che deviano
da tale immobilità, senza rendersi conto delle loro reali limitazioni, ma si
sa, è assai più facile sputare sentenze piuttosto che mettersi direttamente
in gioco! Non bisogna avere paura di sbagliare ma, soprattutto, non bisogna
temere di non vedere un oggetto celeste, in altri termini, impariamo a
scrivere da soli la nostra storia di osservatori del cielo! Bravo Carlo…
“… 2,4°verso nord est dalla edificante 2903, ci sono le deboli NGC
2929/30/31mancate anche quelle (!), allora decido di andare oltre,
rifiutandomi di piegarmi ai capricci di un cielo poco promettente. Cambio
addirittura costellazione, dirigendomi nell’eterea Chioma di Berenice,
ricchissima di galassie; è la prima volta che mi soffermo seriamente su
questa plaga celeste”.
Altro punto interessante: “la prima volta che mi soffermo su questa plaga
celeste”, eppure quante volte mi sono recato in quota, alla ricerca (o alla
cosiddetta ricerca) di oggetti da osservare? Riconosco soltanto ora di aver
dato la corretta importanza a un’osservazione più attenta e meritevole di
esser definita tale. Le parole contano veramente poco, quello che vale è
l’esperienza diretta…
E continua: “ho scoperto in
NGC 4494 una galassia degna d’attenzione, ben
visibile anche in virtù della sua compattezza; poco distante da questa
eccola (1,7° verso nord/est) l’incantevole
NGC 4565, vista di taglio.
S’apprezza per la sua notevole lunghezza, una buona lama di luce…”.
Ecco le emozioni di cui sopra; ci si può rendere senz’altro conto che, dopo
aver speso soldini in strumentazione astronomica, serate passate al freddo e
ore di sonno perse, dedicate a questa nostra bella passione, la giusta
“ricompensa” è dovuta! Sarebbe come lavorare e non essere pagati…
“27’ a nord/est dalla γ Comae Berenices, si staccava l’elusiva e poco
appariscente
NGC 4448… è affascinante pensare alla ricchezza di galassie in
questa zona, sulla quale mi riserverò il piacere di ritornate in occasioni
migliori di questa…
Il range di ingrandimenti della serata è spaziato tra i comuni 77X, in
qualche occasione 117X, per sfociare – raramente – nei 160X; questi ultimi
maggiormente fruibile nelle regioni più oscure del cielo. Spero di poter
proseguire le mie ‘degustazioni’ celesti domani sera (29/05/2009) con un
occhio rivolto alla nostra Luna, che si sta svegliando”.
Sono interessanti le osservazioni di Carlo, principalmente per un motivo: il
nostro si è recato in quota per osservare (non sbirciare!), non si è arreso
a condizioni di cielo poco inclini a questo genere di osservazioni e, ultimo
ma non meno importante, ha scelto di osservare oggetti celesti vicini
(alcuni anche oltre) suo limite strumentale. Cerchiamo di ricordarcelo la prossima volta che
ci rechiamo in quota, a “caccia” di stelle.
Al prossimo mese! |