Questo mese è sia bello che
brutto; è bello poter “lavorare” in assenza di temperature gelide, è bello poter
ammirare i vasti panorami di una Via Lattea incantata e pregna di gioielli
celesti. Ma nel contempo, è brutto dover fare l’alba, perdendo (tra virgolette e
non) un’intera nottata di sonno, è brutto recarsi sulle alture, godendosi una
belle frescura, essendo costretti successivamente (e inevitabilmente) a far
ritorno in una città calda come una pentola in ebollizione! Comunque anche
questo è il bello dell’astronomia amatoriale, potersi confrontare con la voglia
di meraviglia da un lato, e la stanchezza del giorno dopo, dall’altro.
E’ impressionante constatare quanta differenza ci possa essere tra un cielo
terso d’alta montagna e uno inquinato di città: ricordo una bella nottata
d’agosto al colle del Nivolet, nel Gran Paradiso a 2600 M, la trasparenza del
cielo era tale da mostrare una Via Lattea decisamente strutturata e, verso sud,
nei pressi del Sagittario, nel cosiddetto “Campo dei miracoli”, si potevano
ammirare, senza il benchè minimo sforzo anche ad occhio nudo, nebulose come la M8,
M22, M17; che spettacolo!
Questo mese vorrei parlare della nebulosa a emissione M16 (Regina delle stelle,
o Aquila), che necessita di cieli abbastanza puliti per essere osservata con un
certo profitto.
In piena pianura padana, spazzata dai caldi (ma rinfrescanti, visto che spazzano
via l’insopportabile afa di pianura) venti di foehn, si può apprezzare questa
bella nebulosa, con un binocolo dalle buone dimensioni.
M16, posta nella "coda" del Serpente è un oggetto magnifico, dista circa 7000 anni luce e sembra
“fare il filo” alle costellazioni dello Scudo (a est) e del Sagittario (a sud).
L’ammasso stellare immerso in questa nebulosità, si compone di caldissime stelle
bianco azzurre, dei “primi tipi” spettrali, con un’età stimata di 5,5 milioni di
anni, praticamente il processo di formazione stellare è ancora in atto in essa!
L’ammasso aperto (M16) facilmente visibile anche con piccoli strumenti, è
immerso nella nebulosa gassosa IC 4703, che nelle fotografie mostra l’aspetto di
una maestosa aquila con le ali spiegate.
De Chéseaux nel 1745 ne riportò il solo ammasso aperto, mentre Messier, nel
1764, la descriveva come “alcune stelle immerse in un debole bagliore”. È
curioso che gli Herschel non fecero menzione della nebulosità, descrivendo il
solo ammasso aperto; gli Herschel no, Messier si?! L’ammiraglio Smyth la
descrive come; “un ammasso stellare disperso ma bello, ci sono numerose coppie
di astri disperse in una moltitudine di minute ed evanescenti stelline di
fondo”. Che bella descrizione; tecnica e poetica nello stesso tempo! J. Duncan
descrive la sua nebulosità come “non più difficoltosa di quella che circonda le
pleiadi”. A mio avviso è decisamente più facile, ma sotto un buon cielo.
Osservando questa magnifica nebulosa dalla mia postazione suburbana, mi sono
sempre meravigliato di come una nebulosità, così marcata nelle immagini
fotografiche, possa venir totalmente “cancellata” dall’inquinamento luminoso,
anche osservando sotto un cielo (relativamente terso) spazzato dai venti
provvidenziali di foehn! Osservando qualche anno fa (nell’ormai lontano mese di
luglio del 1986) dalla mia postazione suburbana con un buon binocolo 20X80, ne
riporto la seguente descrizione; “visione alquanto gradevole; si osservano un
buon numero di minute stelline, immerse (visione distolta ) in una tenue
nebulosità di fondo, più marcata verso nord”. Una visione completamente
differente di questa nebulosa mi è stata offerta dal “binocolone” 20X125 sotto
un buon cielo di montagna; “le osservo entrambe nel medesimo campo (M16/M17);
l’ammasso stellare di M16 risalta magnificamente, con stelline brillanti bianco
azzurrine. Abbastanza netta la nebulosità, con la visione distolta mi sembra di
notare qualche accenno di chiaroscuro”. Forse vale la pena recarsi sotto un buon
cielo, che ne dite?
Al telescopio, fortunatamente, questo oggetto “risponde” bene ai filtri
interferenziali, riuscendo a darci qualche soddisfazione anche da cieli
moderatamente inquinati, spazzati magari dal solito foehn. Un’apertura da
150/200 mm, utilizzata sotto un buon cielo (l’uso di un filtro OIII è
consigliato), comincia a dare qualche soddisfazione. Ho avuto modo di osservare
M16 sotto un buon cielo a 2400 M, con il rifrattore apocromatico da 155 mm; devo
ammettere che è stata una bella emozione; “42X splendida, l’ammasso stellare
(M16) si compone di stelle brillanti, le quali letteralmente ‘affogano’ in un
mare di stelline più minute. La nebulosità (IC 4703) si apre a farfalla verso
nord/ovest, mentre a sud/est appare più oscura (polveri?)”.
Puntare un telescopio da mezzo metro sull’”Aquila”, in ottime condizioni di
trasparenza atmosferica, è addirittura scioccante; “133X con OIII – la
nebulosità è molto contrastata, dal colore verdastro (senza il filtro la
colorazione è rosata) visibile comodamente in visione diretta, si ‘amalgama’
bene con le stelle dell’ammasso stellare. Si vede una nebulosità oscura a forma
di V, aperta a nord/ovest, che sfocia nei famosi ‘Pilastri della creazione’
sembrano enormi dita oscure (nerissime), che si insinuano nelle parti brillanti
di questa maestosa Aquila celeste”. (Dobson 508 mm in alta montagna).
Forse vale davvero la pena “sacrificare” qualche ora di sonno, se la ricompensa
è magnifica, in fondo avremo tutto il tempo per riposare! Il mio maestro di kung
fu, di nazionalità cinese diceva, a proposito di quest’arte marziale;
“stanchezza andare, soddisfazione rimanere”, penso che abbia ragione.
Il prossimo mese ci occuperemo di come sfruttare il telescopio, da località
suburbane, moderatamente inquinate. Buone osservazioni a tutti. |