Gennaio 2011
 

Impressioni non condizionate





Quando non si riesce ad attaccare il ragionamento
si attacca il ragionatore …

 

Il presente articolo, è rivolto a chi è realmente interessato, non solo alla questione “percezione colori”, ma a chiunque sta a cuore la libertà di indagare per proprio conto, senza doversi piegare a impossibilità imposte da qualcuno, che basandosi su una certa letteratura [nel migliore dei casi], ci “guida” nella percezione di dettagli al limite dello strumento e del sistema occhio/cervello.
Mi rivolgo in particolare ai neofiti, a chi quindi approccia da poco tempo l’osservazione astronomica, un’attività che deve essere praticata in assoluta libertà, di osservazione e di interpretazione. Ci si arriva da soli a comprendere quelli che sono i propri “limiti iniziali” (che scompaiono con l’esperienza) e i limiti REALMENTE impossibili (non posso vedere visualmente una galassia di mv 20 con uno strumento tipicamente amatoriale).

Per fare questo, non possiamo [e non dobbiamo] permettere a nessuno, di imporre paletti di ogni genere e tipo, in special modo in un campo così aperto e soggettivo, com’è l’osservazione visuale, in particolar modo per quanto riguarda il cielo profondo.
Dobbiamo essere noi, in prima persona, a riconoscere ciò che possiamo fare (ma soprattutto ciò che abbiamo fatto), scevri da influenze altrui.
Chi scrive vi mette in guardia, sia da alcuni “pifferai” che vi trascinano in un baratro piatto e scialbo, sia verso la lettura di questo articolo; le cose riportate bisogna sperimentarle in prima persona, comprenderete da soli qual è la strada corretta.
Certo che è realmente triste (c’è chi parla di “pochezza” essendone evidentemente un grande portatore sano), farsi trascinare dal pifferaio di turno, ma mettersi nella mani di un pifferaio che non sa neppure suonare, è il colmo, non credete?

A seguito del mio articolo sui colori, è “esploso” un quadro abbastanza complicato e [in certi frangenti] offensivo (da ambo le parti), in particolar modo nei forum, e di questo me ne scuso con chi mi legge.
In questa sede però, mi vedo costretto a riportare un fatto assai grave, che ho taciuto nel precedente scritto, rendendolo per questo motivo incompleto.
Da parte di uno di questi signori che negano la percezione dei colori in nebulose brillanti, è emersa una dichiarazione (che mi è stata fatta in forma privata – davanti a dei testimoni comunque) per lo meno imbarazzante, che dovrà servire a chi legge, come un utile metro di paragone verso coloro che sostengono certi argomenti. Ovviamente, ci si aspetterebbe che i moderatori di alcuni forum, prendano i provvedimenti del caso, non potendo permettere che, oltre agli insulti, vengano perpetrate anche calunnie di diverso tipo (su alcuni forum, ma sono ancora pochi, i moderatori effettivamente hanno impedito il dilagarsi di certe situazioni).
Non farò nomi e/o riferimenti ad alcuno – per ovvi motivi - e per il rispetto che nutro nella privacy della gente (anche nei confronti di chi non lo merita).

Uno dei cavalli di battaglia di chi dice di voler provare scientificamente l’impossibilità [chissà perché si desidera in tutti i modi provarne l’impossibilità e non la possibilità; basta questo per farci rendere conto di come “funzionano” certe cose] di discernere alcuni toni cromatici nelle nebulose brillanti, è il confronto con un grande numero di osservatori, che operano nelle stesso condizioni sia di cielo, sia di strumento (tra l’altro pienamente appoggiato da chi scrive). Questo confronto si basa sull’osservazione [in pari condizioni di cielo e strumento], di alcuni oggetti celesti specifici, da parte di differenti soggetti. Se l’ipotesi illusoria è valida, dovremmo ritrovarci con un risultato abbastanza netto: o tutti (indipendentemente dall’esperienza), cadono “vittime” della stessa illusione, oppure, chi non è a conoscenza dell’elemento cromatico, semplicemente non nota nessuna tonalità di colore.
Si dirà che questo “esperimento” non è stato fatto, ma la verità è invece diversa; l’amico Franco Bertucci, partecipando a vari star parti, ha potuto verificare sperimentalmente (e in più occasioni), la percezione di tonalità cromatiche sulla nebulosa M42.
I risultati sono stati davvero interessanti, infatti molte persone che hanno osservato questa splendida nebulosa (la maggior parte privi di esperienza osservativa), hanno notato un interessantissimo colore rosso (tanto da soprannominare M42, la nebulosa del rossetto).
Si consideri che Bertucci, partecipa attivamente a gli star party, ormai da molti anni, sono quindi centinaia le persone che, involontariamente (perché ignare) si sono prestate a questo esperimento, e questo rappresenta un’ulteriore aggravante nei confronti di coloro che predicano impossibilità ascoltando solo la loro voce.

 

Spesso la percezione dipende dal contesto, toni cromatici compresi !
 

Su nebulose diverse (come la citata M27) i pareri sono risultati meno unanimi, e – davvero molto interessante –, soltanto quelli con una certa esperienza hanno apprezzato una tenue [ma apprezzabile per l’appunto] – tonalità arancione.
Veniamo ora all’affermazione di cui sopra: avendo fatto presente (in forma privata) quanto appena riportato (a seguito dell’invito a tentare questo esperimento), mi è stato detto [cito non testualmente], che sarebbe risaputo come il Bertucci prepari certe cose, e come quest’ultimo influenzi la gente … con la chiara intenzione di screditare l’amico Franco ma, soprattutto quello di rendere vano un risultato evidentemente scomodo, a chi sostiene la “tesi impossibile a tutti i costi”.
Ora, faccio notare, come quella sera a Saint Barthélemy, quando mi apprestai a riferire al Franco, l’evidente tinta arancione appena osservata sulla M27, quest’ultimo mi ha detto di parlare sottovoce (!); quindi, dare dell’imbroglione (perché solo questo è stato fatto) a quest’ultimo è, oltre che scorretto, anche pregiudizievole (volendo minimizzare).
Una simile affermazione, da parte di chi sostiene il metodo scientifico, dovrebbe farci riflettere tutti molto seriamente, su chi sta perpetrando un VERO danno nei confronti dei neofiti.

Si consideri anche, come l’effetto “linciaggio” su alcuni forum (che se posso permettermi di trascurare per quanto mi riguarda), possa invece “scoraggiare” chi ha scorto tinte cromatiche su alcuni oggetti celesti. Questo appare evidente, specialmente se considera il fatto che alcune persone (che in certi casi frequentano alcuni di questi forum), hanno confidato a chi scrive (in forma strettamente privata), di aver scorto proprio alcune di queste “tonalità proibite”. Questo somiglia più a un clima oscurantista (provate a entrare in uno di questi forum, portando una testimonianza cromatica, sarete letteralmente sbranati da questi cosiddetti scienziati liberali)! Questo ha un sapore di inquisizione, più incline a un’epoca di galileana memoria che a un procedimento (ma soprattutto a un approccio) di tipo scientifico.

La considerazione che è sorta [oltre a chi scrive], anche a diversi astrofili REALMENTE interessati alla questione è questa: possibile che, non trattandosi di testimonianze isolate, ma abbastanza numerose (quando non vengono tacciate di eresia ovviamente), nessuno si sia realmente e genuinamente, posto la domanda; “ma se ci di sono diversi osservatori che – in maniera indipendente – dichiarano di percepire tonalità cromatiche in alcune nebulose brillanti (senza secondi fini – visto che non veniamo certamente stipendiati per affermare certe cose!), non si prende nemmeno in considerazione che alcuni studi sulla visione [con argomenti affini] possano essere sbagliati, o semplicemente non tengano conto di alcuni fattori”?


La teoria deve essere a servizio dell’osservazione, non viceversa: se l’esperienza diretta smentisce una teoria, è quest’ultima che deve adattarsi alla prima.
 

È una domanda interessante questa: come praticante di arti marziali, posso affermare [per esperienza diretta], che alcune prestazioni ginniche assolutamente fuori dal comune (in molti casi ritenute addirittura “impossibili”), risultino invece alla portata di una minoranza ben allenata e predisposta (che non tutti riescano a giungere a certi livelli non è certo un mistero del resto). Sarebbe come negare, su una base puramente statistica, che alcune prestazioni siano raggiungibili.
 

Un’illusione ottica è sia vedere qualcosa che non c’è,
sia non vedere qualcosa che c’è.
 

Ho creduto superfluo specificare un semplice fatto [evidentemente ho sbagliato a ritenerlo scontato]: quando si parla di tonalità cromatiche [ad esempio l’arancione], non s’intende un arancione diurno, ma una percezione lieve (anche se apprezzabile e inequivocabile) di quel colore; non capire questo è concentrarsi sul dito e non vedere la Luna.
Un altro aspetto che non ho mai riportato – forse è giunta l’ora di farlo - è il seguente: non sono MAI andato espressamente alla ricerca di colori durante le mie osservazioni, ma quando sono riuscito a cogliere questo interessante aspetto, sono stato colto – per così dire – di sorpresa.
Si è anche cercato – per quanto incredibile ciò possa sembrare - addirittura di negare l’elemento esperienza (?!): eppure quando si tratta di una prestazione sportiva (come una maratona ad esempio), nessuno si sognerebbe mai di sottovalutare l’esperienza e l’allenamento: perché nell’osservazione visuale ciò non dovrebbe valere ? Chi asserisce di non percepire nessuna tonalità cromatica pur vantando una notevole esperienza, non inficia in alcun modo un’esperienza contraria, ne è mai stato ridicolizzato (cosa che accade spesso dall’”altra parte” nei confronti di chi esprime il proprio parere “cromatico”)!

La stima e l’amicizia che mi lega ormai da anni a Franco Bertucci, mi ha spinto a informarlo sui fatti sopra riportati, e lui ha voluto rilasciare questo suo pensiero, in una lunga intervista che riporto volentieri di seguito.
Per valutare meglio le parole di Bertucci, dovremmo capire anche la levatura di questo personaggio, che può vantare un’esperienza di quasi mezzo secolo! Si noti quanto riportato dall’amico Piero Mazza (anch’egli grande osservatore visuale), nel suo sito: Il galassiere:

Una raccomandazione, però: in questo genere di osservazione è importantissima l'onestà. Non tanto per gli altri, sia chiaro, quanto per se stessi. Tante volte, specialmente con l'amico Franco Bertucci, grande conoscitore del cielo e che considero giustamente il mio maestro, mi sono trovato, all'inizio della mia ... carriera osservativa, nella condizione un po' imbarazzante di dover ammettere di non essere riuscito a vedere una certa galassia. Pazienza, pensavo, forse non ho ancora la vista sufficientemente allenata, oppure la mia sensibilità retinica non me lo consente. Ma se avessi invece affermato di aver visto ciò in realtà non vedevo avrei per prima cosa ingannato me stesso. Avrei anche perso una sfida con me stesso.

Inutile dire che mi associo a quanto espresso da Piero …

Prima di “ascoltare” Bertucci, è doveroso invitare gli astrofili osservatori, a imparare (come faccio io stesso) da chi ha più esperienza di noi, cercando di cogliere quello che è il vero spirito di visione e condivisione:



S: Franco, prima di iniziare a discutere di certe cose, volevo sapere che cosa pensi di chi afferma di aver scorto i filamenti del residuo di SN (M1), soltanto sotto un cielo eccezionale e con un’apertura da 60 cm? [Ciò è quanto ha affermato uno dei più “certi” sostenitori dell’impossibilità a tutti i costi. Anche questo dovrebbe farci riflettere, se e come prendere in considerazione certi personaggi; vien proprio voglia di esclamare; medico prima cura te stesso]!
F: costui non è un osservatore visuale. Oppure non si tratta di un osservatore abituale, in caso contrario ci troviamo di fronte a un ipovedente.
S: puoi raccontarci la tua esperienza con la M1?
F: ho osservato anche la pulsar …
S: si, quella l’ho vista anch’io, con il mezzo metro a 500X … E i filamenti ?
F: utilizzando gli ingrandimenti adatti (in base alla trasparenza atmosferica e al seeing) si riescono a “staccare” anche con diametri relativamente modesti [almeno secondo gli standard di chi osserva abitualmente con aperture da 500 mm in su! NdA]. Ad esempio con un 35 cm [il Celestron 14 NdA] i filamenti si cominciano a percepire molto chiaramente. Certamente, con un cielo eccellente, i filamenti risaltano magnificamente …
S: comunque non ho certamente bisogno di un 60 cm – in simili condizioni – per cominciare a intuirli, o sbaglio ?
F: ma ci mancherebbe!
S: affrontiamo ora un’altra questione: quando percepisci i colori in nebulose brillanti (così come faccio io e tanti altri), vai espressamente alla loro ricerca?
F: non mi passa neanche per l’anticamera del cervello il cercarli appositamente ! Non mi frega nulla del colore … Quando li vedo, si presentano come tonalità inequivocabili; un lucore rossastro in M42, quello che vede la maggior parte della gente quando osserva nel mio grosso Dobson … questo è fuor d’ogni dubbio.
S: nella tua attività di divulgatore agli star party, quanta gente pensi abbia osservato nel tuo strumento ?
F: beh, considera che partecipo a molti star party, in tutt’Italia ormai da anni e anni, che ogni volta condivido le osservazioni con il pubblico, dal tramonto all’alba … Solo in toscana ultimamente, l’ho fatto per cinque volte [amici, provate a pensare a quanta gente è passata davanti l’oculare di questo strumento! NdA].
S: hai potuto verificare una certa incidenza, nella percezione cromatica in persone per lo più inesperte?
F: si certo … non tutti vedono i colori, anche se ci sono delle persone, e non sono in pochi, che, a seguito dell’osservazione [di M42 principalmente NdA], vengono a dirmi: “sa che ho visto un rossore, molto tenue” …
S: le persone che percepiscono queste tonalità, sono accomunate da una stessa sensazione (vedono ad esempio lo stesso tipo di rossore) o qualcosa di diverso ?
F: il rossore è rossore; nessuno mi ha mai fatto capire qualcosa di diverso … Ma ti dirò di più: ci sono delle persone, che riescono a “chiudere” la parte esterna della M42, e il colore non lo percepiscono nella parte centrale (del Trapezio), ma nelle parti periferiche.
S: anche tu percepisci queste tonalità nelle regioni periferiche di questa magnifica nebulosa?
F: direi di si … Se ti capita di leggere il libro “Profondo cielo” [Associazione astrofili Cortina e Gruppo astrofili Conegliano – Biroma editore – 1995 – NdA]; che sono stati trai i primi a pubblicare un libro sul profondo cielo in Italia, noterai che sono stati anche tra a i primi che descrivono tinte cromatiche su nebulose brillanti come la M42, principalmente tinte azzurrine e verdognole [ma non escludono a priori tinte differenti, come riportano chiaramente a pag. 94, prima colonna. NdA]. Per quanto mi riguarda, posso dire che quando sono in presenza di un pubblico, per ovvi motivi, non mi soffermo a lungo sulla M42, ma quando sono da solo la osservo per delle ore …
S: capisco benissimo perché lo’ faccio anch’io, da moltissimi anni ormai ..
F: … ogni più minuto dettaglio di questa nebulosa, è entrato nella mia testa: ogni singola sfumatura, sia nella regione del Trapezio (tra la baia oscura di Huggins), sia nelle regioni più esterne e sfumate, la dove c’è una ben determinata sovrapposizione di nebulosità a differente densità e luminosità … Sfumature che vengono riportate minuziosamente da grandi osservatori del cielo profondo, primo fra tutti W. Herschel, posso dire di averle fatte mie, quindi non ho bisogno che nessuno tra coloro che osservano poco e male, me lo venga a insegnare [con l’esperienza che ha Bertucci, non possiamo certo dargli torto! NdA].
Tieni conto anche che Gabriele Vanin, nel suo bellissimo libro “Principi della notte” [Edizioni Rethicus, Feltre, 2007 NdA], riporta alcune osservazioni visuali di tipo “cromatico”.
S: [Riporto di seguito, il testo esatto, inviatomi dal dott. Vanin, che ringrazio]:

Comunque, tornando all’osservazione tradizionale, molto tempo dopo le prime esperienze compresi anche che molti oggetti nebulari apparivano spettacolari, perfino all'occhio del profano, se osservati con telescopi di almeno 30 o 40 cm di diametro. Ed è anche per questo motivo che a Feltre abbiamo deciso di acquistare un Dobson gigante a puntamento automatico da 64 cm di diametro. Purtroppo, anche se il fabbricante lo qualifica come strumento ancora portatile, il suo uso è alquanto macchinoso e richiede assolutamente una superficie rigida e pianeggiante, soprattutto intorno, per appoggiare la scala, quando si pensi che allo zenit si sale ad osservare a oltre tre metri dal suolo, requisiti del tutto inattuabili nei dintorni del nostro osservatorio o sui prati del Monte Avena. Per questa ragione abbiamo addirittura deciso di progettare un nuovo osservatorio, per ospitarlo. Ma nella decina di volte che lo abbiamo utilizzato, siamo rimasti addirittura sbalorditi. Dico solo questo: all’interno della nebulosa di Orione si percepiscono nettamente, oltre al verde e azzurro, già visibili con strumenti anche di soli 30 o 40 cm, il rosa, il rosso e l’arancio e i bracci della galassia M 51 si vedono assai meglio che nei disegni realizzati con il Leviathan di 182 cm di Lord Rosse (ragion per cui abbiamo deciso di chiamare lo strumento proprio Leviatano…).

F:
Ora, voglio ben sperare che Vanin non abbia bisogno di presentazioni, è conosciuto come un osservatore visuale serio e onesto … Questo libro è andato a ruba, specialmente qui a Milano.
S: questo per quanto riguarda la nebulosa M42; e per la M27 ?
F: posso fare un esempio di cosa è successo allo star party di Lerma del 2008, quando tu e Plinio Camaiti siete stati invitati a Caprauna …
S: ricordo bene …
F: … dicevo, che più di una persona, mi ha confidato di avere scorto del colore in M27.
S: si trattava di persone esperte, o principianti e/o semplici curiosi ?
F: ecco, hai fatto bene a chiedermelo: si trattava di persone con una certa esperienza, abituate a osservare all’interno di un telescopio.
S: ne deduci che le persone inesperte, non vedono tonalità cromatiche, almeno su una nebulosa come M27 ?
F: non farei una affermazione così perentoria; diciamo che alcuni se ne rendono conto, altri no, e questa mi sembra un’indicazione abbastanza interessante per dimostrare che non tutti riescono a percepire certe sfumature di colore, quando osservano nelle medesime condizioni. Ci sono anche quelli, che (evidentemente vogliono ripetere un’esperienza già vissuta) vengono espressamente a chiedermi: “Bertucci, fammi vedere i colori della nebulosa di Orione”!
S: ma tu preventivamente, avvisi che tra i particolari che possono osservare, ci sono anche i colori?
F: ma ci mancherebbe ! Non l’ho mai detto, anche perché non ne ho nessuno interesse, basta tenere conto che questa querelle sui colori, è spuntata fuori da due anni, due anni e mezzo al massimo … io mi riferisco a esperienze risalenti a ben prima. Il mio interesse, è quello di far vedere il cielo alla gente, se ci riescono buon per loro … Una cosa però la posso dire: se qualcuno mi viene a dire – spontaneamente – di vedere una certa tonalità cromatica, allora e solo allora, posso confermargli che la vedo anch’io. Detto in altri termini: la mia presenza agli star party, è tutta dedicata a far vedere il cielo alla gente; per questo scopo dedico una cinquantina di notti l’anno.
S: quindi, riassumendo, pensi che sia una frazione non trascurabile di queste migliaia di persone, distribuite negli anni, ad aver visto i colori ?
F: se per una “frazione non trascurabile” intendi dire significativa, direi senz’ombra di dubbio di si. Soprattutto i ragazzi!
S: interessante quello che mi dici … ciò implica che, all’avanzare dell’età, l’esperienza assume un ruolo determinante ?
F: facciamo un ragionamento: per quanto mi riguarda, nei confronti delle altre attività di ricerca (verso le quali nutro il massimo rispetto), come scoprire una nuova cometa oppure una supernova, mi dichiaro del tutto indifferente; il mio interesse primario è rivolto a far vedere le meraviglie celesti alla gente. Parto da Milano, fisso degli appuntamenti per le serate di osservazione … Sono arrivato perfino (questo è pazzesco me ne rendo conto) di affittare dei pulmann [circa 80 persone] e portarle in montagna, chiedendo scusa al ritorno per aver fatto loro perder la nottata! Questo dovrebbe far capire, come per il sottoscritto, uno degli aspetti più importanti nell’attività di un astrofilo, è quello di fare conoscere il cielo a chi non lo conosce.
S: cosa pensi di chi afferma che tu “contamini” le opinioni della gente?
F: sarei ben felice di contaminare tutte le persone con la passione per le stelle !
S: scusa Franco, mi sono espresso male: volevo dire che “adulteri” più che contaminare?
F: in altri termini imbroglierei!
S: beh, non volevo dirlo così brutalmente …
F: … diciamo che imbroglio tanto bene, che tutte le scolaresche mi ringraziano, tanto che a Natale passo diverse ore al telefono con gente che mi chiama per salutare … Forse chi esprime certi giudizi dovrebbe guardarsene bene e riflettere prima di parlare …
S: capisco bene quello che dici, ma il fronte dell’affermazione di questo signore, risiede nel presunto fatto che tu condizioni la gente, influenzandola a tal punto che quelli vedono i colori, il che è ancor peggiore (complimenti per la consapevolezza di chi fa simili affermazioni); vorrebbe dire che tratti le persone alla stregua di burattini, manovrandoli a tuo piacere!
F: questo discorso si “smonta” da se .. chiedo a chi leggerà – oltre che a te -: se a uno star party si cominciano a tirare fuori “corbellerie” [Franco ha utilizzato un altro termine! NdA], la gente, che non è stupida, continua a mettersi in fila al suo telescopio? Se io dico che la nebulosa d’Orione ha una colorazione rossastra, quando non dovesse essere vero, quanti ne posso ingannare? Pensi davvero che non verrei tacciato come un buffone ? E infatti, come corollario a quanto appena detto, il sottoscritto ha sempre tanta gente in coda al proprio strumento, anche quando non ha con se il grande Dobson.
S: capisco bene.

A questo punto avevo finito le domande, quando mi racconta un divertente aneddoto …

F:
ricordo un’occasione, nella quale ero andato a mangiare una pizza, ho conosciuto il padrone del ristorante, chiacchierando di stelle durante la serata … per fartela breve, il giorno dopo ha cambiato il nome della pizzeria in “La cometa” !
S: ne approfitto per farti un’ultima domanda: cosa ne pensi, in base alla tua grande esperienza, proprio del “fattore esperienza”? Pensi che possa contare qualcosa, oppure un neofita vede le stesse cose di uno che osserva da trenta e più anni ?
F: non diciamo fesserie: l’esperienza, l’allenamento, il modo stesso di osservare … in special modo quest’ultimo punto: si evolvono continuamente. Per quanto mi riguarda, come allenamento, faccio tre ore di camera oscura (chi di questi signori fa altrettanto?). [Per “camera oscura, s’intende una stanza al buio totale. NdA].
S: c’è però anche colui che, pur vantando un’esperienza trentennale, non è mai riuscito a vedere alcuna tonalità cromatica: costui evidentemente non è in grado di vederli ?
F: evidentemente è così, in fondo è risaputo che ci sono delle persone che non vedono i colori [Franco si riferisce in questo contesto all’osservazione telescopica NdA], non è mica colpa loro …
S: come non è colpa nostra se li vediamo …
F: … colpevolizzare è un semplice atto infantile, infatti: se non li vedi vuol dire che la natura ti ha fatto così, punto. Noi, e tanti altri, questo è bene ricordarlo, li vediamo; ringraziamo Dio!
S: capisco …
F: prima di chiudere vorrei fare una considerazione: oltre che allenarmi (in camera oscura), utilizzo pastiglie al mirtilene, un espediente importante per me, in vista dei settanta anni di età. Ma nonostante l’età (a dimostrazione di quanto conta l’esperienza e l’allenamento), vedo le galassie, le loro forme e, dove presenti, le loro strutture … Ci sono dei ventenni che fanno fatica a vedere la galassia!
S: l’esperienza conta più di quanto io stesso pensavo !
F: una persona, può avere la vista acutissima, ma se gli manca l’esperienza gli manca una parte decisamente importante della storia.
S: grazie mille Franco.
F: a te Salvatore.

La notte del primo gennaio dell’anno appena iniziato, mi trovavo a Prarotto: in questa occasione ho condiviso la serata (ottima per la qualità del cielo), con altri cinque amici astrofili, uno dei quali, appartenente a uno dei forum più “litigiosi” della rete! Tutti hanno potuto osservare tonalità cromatiche nelle nebulosa M42 [ovviamente nessuno è stato “contaminato” preventivamente]; qualcuno ha visto un verdino e un azzurrino spiccato, l’appartenente al forum di cui sopra (che saluto con simpatia e ringrazio per l’intelligenza e onestà dimostrata sul campo), ha scorto il colore rosa, rendendosi conto della “qualità” di certe affermazioni presenti all’interno del forum dove esso stesso scrive (anche se con una frequenza ridotta a lumicino, come ha affermato apertamente a chi scrive), e addirittura, un amico è riuscito a vedere l’arancione!

A corollario di ciò, vorrei fare una domanda: possiamo ancora appoggiare un’impossibilità assoluta, a fronte di quanto appreso ? Certo, chi non vede i colori, continuerà ancora a non vederli, come chi li vede del resto continuerà a vederli.
Forse riusciremo a capire che, a fronte di argomenti teorici, che per quanto mi riguarda sono assolutamente genuini [per quanto riguarda la forma], ci sono degli aspetti alquanto sorprendenti e – evidentemente - sconosciuti, che relegano la teoria, in un ambito perlomeno inadeguato [per quanto riguarda la sostanza] a fornire la spiegazione ultima a tutta la faccenda.
Ci sono alcune considerazioni da fare, nell’ambito “illusorio”, che dovrebbero condurci nel pensare al “fattore esperienza”. Partendo dalle ottime considerazioni di Bertucci sull’importanza dell’esperienza nell’osservare la forma delle galassie, possiamo tirare alcune “somme”.
Siamo tutti d’accordo [almeno spero] che, quando si osservano le delicate strutture di alcuni pianeti (Giove e, specialmente, Marte), i principianti e, maggiormente, coloro che non hanno nessuna esperienza al telescopio, non riescono a vedere (o percepire se preferiamo quest’ultimo termine), una buona dose di minuti dettagli, perfettamente [seeing permettendo naturalmente] accessibili ai più esperti. Questi “dettagli”, tra i quali ci può essere perfino la Grande Macchia Rossa di Giove, “appaiono” quasi d’incanto, all’occhio esperto, e – quando lo dovessimo far notare -, anche a colui che è privo di esperienza. Quest’ultimo discorso, è stato affrontato diverse volte da chi scrive specialmente nel valutare alcuni strumenti, testati per la rivista Coelum Astronomia.
Anche la forma delle galassie (non parlo certamente di strutture), dipende dal esperienza di colui che osserva, come ho potuto verificare in moltissime occasioni (ognuno di voi, può del resto verificare sperimentalmente quanto or ora affermato).
Per quanto riguarda l’osservazione di alcuni dettagli strutturali “facili” in alcune galassie, come la “Vortice” (M51), non tutti riescono a distinguerle con uguale facilità, in condizioni di cielo e telescopio simili; questo dimostra inequivocabilmente, che non tutti “rispondono” in egual modo all’osservazione visuale.
Un ultima considerazione assai interessante (invito chi legge a fare un proprio sondaggio), è che la maggior parte degli osservatori occasionali, ovvero coloro che non hanno MAI osservato al telescopio, non sono neppure consapevoli delle tinte cromatiche presenti in alcuni astri in maniera inequivocabile (come Betelgeuse, Aldebaran e Antares, tutte spiccatamente rossicce).
Quando lo dovessimo far notare, “insegnando” come (e cosa) vedere, possiamo verificare come in molti casi, queste osservazioni riescano: sono illusioni anche queste, o non si tratta invece di apprendimento?
A chi dovesse dare una risposta di tipo illusoria, rispondo subito che chi si occupa della visione (Occhio e cervello. La psicologia del vedere, di Richard Gregory Raffaello Cortina Editore), afferma che il modus operandi stesso del “vedere” si basa su una specie di “percezione costruita in base all’esperienza”. In questo contesto, anche la visione diurna – quella non considerata illusoria – rientrerebbe invece in questa categoria. Detto in altri termini, il procedimento “illusorio” rappresenta una modalità “normale” del processo visivo: di giorno si di notte no quindi?!
 

Si potrebbe argomentare che se si ritiene il cervello assolutamente unico, risulta difficile sperare di trovare spiegazioni del suo funzionamento, in quanto la scienza si basa su analogie, ed è cieca di fronte all'unicità.

(Richard Gregory: Occhio e cervello. La psicologia del vedere. Raffaello Cortina editore)

 

 

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