Febbraio
2010 Pensiero: utile accessorio per un telescopio! (piccolo aggiornamento) |
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Un piccolo aggiornamento: Pubblico molto volentieri, delle considerazioni che mi sono state inviate da alcuni amici. In questo spazio, possiamo dimostrare, che è possibile pubblicare ciò che si pensa, rispettando la più elementare forma di onestà, e sensibilità che dovrebbe appartenere a chiunque osserva il cielo. Visto che siamo in vena di pensieri, io me ne pongo un altro: vi siete mai chiesti perché i vari forum hanno bisogno dei moderatori? La loro stessa figura mette l’accento su un problema di fondo: la correttezza e la sensatezza in quello che si scrive, deve dipendere da un controllore! Ma la nostra autodisciplina, il nostro rispetto per il prossimo, la correttezza verso gli altri (e verso se stessi); dove sono?! Beh, se teniamo conto che in rete ci sono anche le “zecche” omnipresenti, rifiutate persino da chi apre una discussione (e “invitate” dai moderatori a una maggiore pacatezza), che puntualmente si ripresentano – come le zecche appunto – senza batter ciglio, bisogna ammettere che ci si trova in ambito psichiatrico! Ma poi (ce lo diciamo tra di noi): quando raccontiamo la storia del pifferaio magico, che trascina le folle nel proverbiale dirupo, non mettiamo mai l’accento sulla stupidità delle folle, ma sulle cattive intenzioni del suddetto pifferaio! Le mie sono semplici domande … spero di invitare chi legge a una sana riflessione.
Ecco di seguito i pareri di alcuni amici: Claudio Prà Perfettamente d'accordo con te caro Salvatore. Chi mette in dubbio certe osservazioni sono solitamente quelli che osservano si e no otto, dieci volte all'anno, magari un oretta per volta, e non si cura probabilmente neanche di variare gli ingrandimenti, di usare filtri o di stare sull'oggetto per minuti e minuti a caccia di particolari. Probabilmente poi non sanno nemmeno cosa significhi osservare con continuità per anni e anni, metodicamente, e farlo sotto cieli all'altezza. Non sanno che tutto questo fa maturare un esperienza incredibile. Riprendendo le mie prime osservazioni mi viene da ridere quando descrivevo debolissimi alcuni oggetti Messier che ora vedo "luminosi" in un piccolo binocolo 10x50. Ore e ore al freddo, ore e ore rubate al sonno rimettendoci il giorno seguente al lavoro. Sapranno tutto questo cosa vuol dire? Io credo di no. Eppure sono questi "sacrifici" a fare la differenza. Questo e il cielo scuro naturalmente. A qualcuno le parole ad altri i fatti. Come sempre. Ciao -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Non sono del tutto d'accordo con le osservazioni di Claudio Prà. Io sono uno di quelli che riesce ad osservare 8-10 volte all'anno (purtroppo!!) e proprio per questo capisco e riconosco che ci può essere qualcuno che ottiene risultati migliori dei miei all'oculare. L'umiltà è un pregio importante e non è necessario osservare un giorno si ed uno no per poter esprimere la propria opinione.
Ecco la risposta che chi scrive ha fornito all’amico Alberto, a seguito delle sue (giuste) considerazioni: sicuramente Claudio (che conosco abbastanza bene), intende esarcerbare un certo tipo di discorso, poniamolo in questo modo: un allenamento costante è quanto di meglio per riuscire in una pratica che potremmo definire "estrema". Ovviamente, chi - per le ragioni più valide di questo mondo - non può dedicare che poco tempo all'allenamento fisico, pur non potendo raggiungere i livelli di chi si allena tutti i giorni, riesce a capirne il significato, perché comunque compie egli stesso uno sforzo in quel senso (e questo potrebbe essere il tuo caso). Chi invece se ne sta in panciolle, dalla mattina a notte fonda, e "guarda" gli altri fare, costui rientra in una tipologia più subdola, alla quale certamente si riferisce Claudio. Costui infatti, non solo non può capire lo sforzo altrui ma, negando il proprio parla di un'impossibilità in termini aprioristici . (questo è il caso di certi "scarafaggi" da forum). Quindi sono d'accordo con quanto scrivi e posso (ragionevolmente) parlare anche a nome di Claudio, il quale è ben lungi dal voler fare dello "sciovinismo osservativo". Ti ringrazio per questo confronto, che dimostra quello che volevo dire in partenza (e anche nel pensiero che ho espresso nel mio articolo on-line: sia benvenuto chi cerca il confronto (l'incontro e non lo scontro), e lo fa su un terreno civile e intelligente: mi complimento con voi ragazzi! Ora passiamo all’interessante – nonché articolato – pensiero di Roby Novelli, inerente l’osservazione di alcuni oggetti celesti, attraverso il suo Dobson da 254 mm:
M 67 e altri oggetti celesti ... Ho puntato il “monolite” (cioè un Dobson 250 – secchiellone cattura-luce - ) al cielo notturno di ieri 1 Febbraio 2010. L’emisfero Sud aveva un discreto “seeing”. Ho usato un oculare da 32 mm per avere circa 40 ingrandimenti. Il tutto dal balcone di casa mia (inquinamento luminoso non indifferente). Seguendo le indicazioni di Salvatore lette sul suo secondo libro “L’arte di osservare con il telescopio”, ho iniziato la mia osservazione intorno alle 21:00 prima puntando ad un oggetto “facile”: la M42 in Orione. Il “trapezio” di questa nebulosa formato da quattro stelle era molto ben visibile. Ovviamente con un oculare da 12 mm, quindi 100 ingrandimenti, la polvere stessa della nebulosa mostrava dei rudimentali filamenti al mio inesperto occhio. Una volta abituati i “bastoncelli” dell’occhio al buio, circa un quarto d’ora dopo la M42, ho puntato la costellazione del Cancro e, vicino a Marte, tondo mondo di luminescente colore arancione, è apparso il “Presepe” (M44 secondo la classificazione di C. Messier). In realtà, però io “cercavo” M67. Uno dei più antichi ammassi stellari. Leggermente “più difficile” da localizzare: data la mia “inesperienza”, al cercatore, un 9X60, non lo potevo “vedere”. Dunque, l’ho cercato “brandeggiando” il telescopio a piccoli colpetti vicino alla stella Acubens. E già… ma qual è la stella Acubens per un “principiante”? Infatti, per la prima mezz’ora, ho cercato in un tratto dell’universo dove non avrei mai localizzato questo bel ammasso. Poi, va a capire se la costanza, la fortuna, o anche l’intuito (direi tutte e tre le componenti messe insieme), ecco che i “puntini” si presentano all’oculare: sono entusiasta! Capisco di aver “centrato” l’oggetto perché all’oculare appare come più o meno me lo aspetto, ma è la piacevole sensazione di osservare qualcosa che non ho mai visto prima a guidarmi! Fa freddissimo lì fuori imbacuccato con giacca a vento fascia di lana in testa, sciarpa e una tazza di tè bollente che mia moglie mi ha appena preparato, ma è anche una specie di “premio” la visione di tanta bellezza nell’universo. Guardo l’orologio: è passata più di un’ora dall’inizio delle mie osservazioni e non me ne sono quasi “accorto”! Mi ha ricordato, quando quest’Estate inoltrata, osservavo un altro ammasso più compatto a me molto caro: M11 (“le anitre selvagge”). E’ strano che a M67 non sia stato dato un nome più “poetico”. Facendo una ricerca in Internet ho notato che la domanda è stata posta anche da qualche collega americano: “M67 open cluster – does it have a name besides M67?” L’unica risposta è che M67 è un ammasso stellare anche conosciuto come NGC 2682 (New General Catalogue). Però, per fortuna, William Herschel nel 1809 dice: <semba una “ F “>. Forse, ancora meglio, Smyth nel 1836 dice: < stelle che si conformano in un cappello Frigio> . Chissà invece quale sarà il nome che gli diedero gli Arabi o gli Orientali, forse un giorno scopriremo qualche documento.
Cos'è più dannoso per l'osservazione (astronomica e non); l'inquinamento luminoso o una mente ottusa?
Alla prossima!
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