Questi sono i mesi più fruttuosi
dell’anno, almeno da un punto di vista astronomico, le basse temperature
favoriscono cieli tersi fino all’orizzonte, anche da località suburbane. Lo
scorso mese abbiamo posto la nostra attenzione su M47, 1,15° a sud/est da
quest’ultimo si trova un altro autentico gioiello invernale; M46. Personalmente
lo preferisco al suo brillante vicino e, benché composto da stelle più fioche, lo
trovo più spettacolare, mi dà una sensazione di profondità. Come per l’ammasso
precedente, ho gustato questo oggetto con diversi strumenti, trovandolo sempre
gradevole. Anche M46 possiede una attrattiva tutta sua, possiamo gustarlo in due
differenti modalità: al binocolo o piccolo telescopio a bassi ingrandimenti,
oppure con strumenti dal diametro generoso a ingrandimenti sostenuti, riuscendo a staccare la
bella Planetaria NGC 2438, la quale è a noi più vicina rispetto al ricco sfondo
di M46. Ogni qualvolta osservo questa planetaria, non posso fare a meno di
pensare alla fortunata coincidenza che ci permette di gustare questi due oggetti
nel medesimo campo oculare; è come se l’M46 “volesse” regalare uno sfondo alla
2438!
M46 fu il primo oggetto inserito da Charles Messier, nella seconda edizione del
suo famoso catalogo (il primo terminava con M45). Scoperto nel 1771 con un
piccolo rifrattore da 7,4 cm, ha una mv di 6,1 e un diametro di 27’, grande più
o meno quanto la nostra Luna piena. Potrebbe essere, almeno teoricamente,
visibile (forse è meglio dire distinguibile) anche a occhio nudo, ma le
condizioni di cielo devono essere davvero eccellenti. NGC 2438 è stata invece
scoperta da W. Herschel nel 1786, con un riflettore a specchio metallico da 47 cm, è alla
portata di uno strumento da ottantina di millimetri, anche se un po’ deboluccio,
ma torniamo a M46. Ricordo una buona serata dalla mia postazione suburbana, con
una trasparenza eccezionale per il luogo; avevo a disposizione due binocoli
dello stesso diametro, ma dal differente ingrandimento: un 10X70 e un 16X70
entrambi Fujinon. Ebbene, con il 16X70 potevo gustarmi entrambi gli ammassi
(M46/47), dove il primo era perfettamente visibile risolto in delicate stelline,
mentre
con il 10X70 risultava visibile soltanto il secondo! È incredibile come, “soli” 6
ingrandimenti in più abbiano potuto fare così tanta differenza.* In alta
montagna, sotto un cielo limpido e dalla buona trasparenza ho potuto
testimoniare la delicata bellezza di M46 (M47 per contro ha una bellezza
piuttosto “aggressiva”): “è stupendo, sembra composto da una minuziosa polvere
scintillante, ha una forma più sferica e regolare rispetto al suo vicino". (20X100 in alta montagna). Nonostante i
suoi 27’ di diametro, rispetto ai 30’ di M47, sembra sia ancor più piccolo.
Nota: la nebulosa in Orione M78, visibile come una tenue macchietta
dall’aspetto spettrale nel 16X70, risultava completamente invisibile nell’altro
binocolo. Anche le quattro stelle del Trapezio si mostravano distintamente nel
16X70, mentre erano confuse nel binocolo da 10X, e mi fermo qui.
Ricordo una serata ventosa dalla mia postazione suburbana, con l’apocromatico da
155 mm; “42X – bello, ricco e composto da astri minutissimi, ha forma sferica
senza condensazione centrale!”.
Decisamente spettacolare quando osservato con strumenti d’un certo diametro;
“47X – stelle come polvere, si intravede la planetaria anche senza filtro”
(C14
in postazione suburbana). Con il mezzo metro le stelle appaiono colorate…
Veniamo ora alla NGC 2438; la incontrai la prima volta circa 24 anni fa su di
una bella ripresa fotografica presente nella splendida enciclopedia della
Curcio, “Astronomia alla scoperta del cielo”. Rimasi molto colpito da questa
bolla eterea e colorata immersa in un campo stellare così bello e, chissà il
perché, la immaginavo invisibile visualmente (?!), potete capire il mio stupore
quando, una quindicina d’anni più tardi, utilizzando uno Schmidt-Cassegrain da
254 mm riuscì a staccarla dalla mia postazione suburbana, utilizzando un
filtro Deep Sky: che ci si creda o meno, quella notte ho fatto fatica a prender
sonno!
Fu William Herschel a notare per primo questa planetaria nel 1786, posta a
nord/est dell’ammasso stellare, inserendola nel suo catalogo con la sigla H IV.
39. Ha una mv di 10.8, ma una buona dimensione angolare (73"X68"). La stellina
centrale è di mv 17,5. Sotto un buon cielo si mostra con aperture da 100 mm,
l’uso di un OIII potrà essere di grande aiuto, permettendoci di notare qualche
disuniformità nel tenue disco. Inutile dire che la miglior visione di questo
oggetto mi è stata offerta dal 508 mm, dove ho potuto scorgere dettagli davvero
fotografici; “200X – mostra diverse cadute di luce e bordi non ben definiti
che, assieme a una lieve tinta rosata la rendono decisamente spettacolare” .
Forza e coraggio dunque!
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