Osservazioni Febbraio 2005 

Contrariamente a quanto si possa pensare, il maggior numero di notti serene (statisticamente), lo si ha proprio a cavallo dei mesi Gennaio/Marzo. C’è anche da dire che questi risultano essere anche i mesi più freddi dell’anno, ma basta coprirsi ed il freddo tempra! Purtroppo noto un sempre maggior assenteismo da parte degli astrofili dai nostri monti; spero che la maestosità del cielo stellato in quota possano servire da sprono per superare le – sempre più fosche e inquinate (non solo dal punto di vista luminoso) – città. 
Ben alte sulle nostre teste verso le ore 22 le costellazioni di Monoceros e Gemelli, mentre Orione, poco più a ovest, si lascia ancora pienamente ammirare. Anche la costellazione della Poppa, ci permette di ammirare alcuni dei più bei gioielli di tutto il cielo; mano a doposci e passamontagna dunque… 

Ngc 2261 (Variabile di Hubble) - Nebulosa – mv (stella eccitatrice) 10 var. - Dim. 2’x1’- Costellazione: Mon 
Chi studia la scienza del cielo sa quanti siano lunghi i tempi astronomici, una delle più grandi attrattive viene rappresentata dalla relativa rapidità che interessa certi corpi celesti; fra questi, ci sono le stelle variabili. La nebulosa variabile di Hubble deve il suo nome alla stella variabile R Mon, (oltre che, ovviamente al celebre astronomo E. Hubble che la studiò attentamente), una stella massiccia alla “testa” di questa bella nebulosa che tanto ricorda una cometa. La variabilità di questa stella, fa variare anche l’aspetto della nebulosa a cui è associata, rendendola, in un certo qual senso, “viva”. Ho potuto notare, variazioni nell’aspetto delle Hubble, da un anno all’altro… 
Possiamo rintracciare quest’oggetto, 3° a nord/est dalla 13 Mon, una bella stella bianca, di mv 4,5, utilizzando strumenti da una decina di centimetri di diametro, (meglio se rifrattori apocromatici). Se il cielo è cristallino, possiamo usare ingrandimenti medio bassi, potendo godere di un bello spettacolo; miriadi di stelline, da dove spunta un batuffolino indistinto. Ho osservato la “Hubble” con diversi strumenti, trovandola interessante con ognuno di loro e riuscendo ad apprezzare la sua classica forma cometaria, ma le più belle visioni le ho avute con diametri generosi. 
191X – Vedo una brillante “testa”, e una “coda” aperta a ventaglio, con qualche irregolarità… (Celestron 14”) . 
62X – Favolosa! Anche se gli ingrandimenti non sono sostenuti, risalta magnificamente; appare immersa in un ricchissimo campo stellare. Vedo una “coda”, molto aperta e orientata verso nord, e una “testa” ben appariscente. 
133X – Ci va una buona foto per eguagliarne l’aspetto, mostra una lieve colorazione azzurrina. Oltre la testa vedo una curva di stelline, (mv: 11,8/13,2/13,2/13,8), e osservo disuniformità sulla coda, consistenti in intricati filamenti oscuri (!), e una testa abbagliante.
500X – Quasi abbaglia a questi ingrandimenti, mentre la colorazione azzurrina appare più marcata. I filamenti oscuri di cui sopra, presenti sulla coda appaiono chiaramente anche in visione diretta, (il seeing è tutt’altro che buono). Ora, la testa sembra una stella per quanto è brillante, mentre la coda, appare tagliuzzata da minutissimi chiaroscuri. Ha l’aspetto di una tenda agitata dal vento, sfumando così gradatamente nello spazio, da dare l’impressione che stia evaporando! (
Dobson 508mm).
Debbo ammettere che osservare ngc 2261 con il mezzo metro mi ha scioccato, e quando ho visto una foto di questo oggetto fatta con il telescopio spaziale Hubble, non ho potuto fare a meno di trovare un netto nesso con quanto osservato direttamente all’oculare del telescopio. 

Ngc 2237/38/39/46 (Nebulosa Rosetta) - Nebulosa – mv (stella eccitatrice) 6 - Dim. 80’x60’- Costellazione: Mon 
Alcune volte, la difficoltà di individuare un oggetto celeste è insita nelle sue dimensioni. La “Rosetta”, è una regione di formazione stellare, estesa diverse volte la Luna piena. L’ammasso aperto Ngc 2244, osservabile al suo interno, è il frutto di stelle formatesi grazie a questo complesso nebulare. Possiamo immaginarci l’aspetto della Rosetta tra molti milioni di anni, quando gran parte del gas che la compone avrà sfornato caldissimi soli… Il “buco” centrale, (occupato da ngc 2244) si sarà – presumibilmente – allargato, mentre si potranno ammirare decine di nuove stelle. 
C’è chi dice che sia impossibile osservare questa nebulosa visualmente, chi scrive non è affatto d’accordo, in quanto è riuscito a intravederla senza l’ausilio di filtri interferenziali. Una delle maggiori difficoltà nell’individuazione visuale di oggetti conosciuti esclusivamente per via fotografica, è rappresentato da un’errata stima delle dimensioni. Ci aspettiamo infatti che sia o troppo grande o troppo piccola. Ad esempio, le note riportate sulle varie pubblicazioni, (anche quella che state leggendo in questo momento non rappresenta un’eccezione), riportano le dimensioni comprensive degli inviluppi esterni, certamente non rilevabili visualmente.
Quando puntiamo il nostro strumento a grande campo (e sotto un nero cielo), verso quest’oggetto, possiamo vedere in bella mostra di se, l’ammasso aperto ngc 2244, con una forma quadrangolare, composto da stelle molto brillanti e di colore bianco-azzurro, con delle componenti minori gialline, rosse e arancioni… Ma della nebulosa nessuna traccia. A questo punto rivolgo un invito: si noti a nord di tale ammasso stellare, come una specie di nebulosità diffusa, simile ad appannamento, ma molto tenue, se riuscite a percepirla complimenti, siete di fronte alla Rosetta! 
L’utilizzo di buone ottiche, unite al diametro, ingrandimenti non elevati e l’uso di un buon OIII, possono rendere questo oggetto degnamente confrontabile con la (non lontana) M42. 90X con OIII – Spaventosa! Intorno al 2244 vedo un buon complesso nebulare. Verso nord posso vedere una nebulosa “piena”, interrotta da chiaroscuri sottilissimi e irregolari, che danno l’impressione d’essere tratti di un pennarello nero fine. A sud/est vedo una nebulosa più irregolare, caratterizzata da pieni/vuoti, (aspetto a bolle) dove i chiaroscuri non mancano. Belle inoltre le linee oscure che tagliano la “ciambella” in senso radiale… (508 mm in alta montagna). 
Ecco, secondo me, questo è il senso di un uscita astronomica. 


B33-IC434 (Testa di Cavallo) – Nebulosa oscura – Dim. 60’x10’- Costellazione: Ori
A qualcuno potrà sembrare molto strano che, in una rubrica dedicata esclusivamente all’osservazione visuale, venga proposto questo oggetto. Ci troviamo dinnanzi ad uno degli oggetti più difficili da rilevare visualmente in assoluto! Anche in questo caso però, non ci si dovrebbe affidare tanto a quanto comunemente affermato sulla difficoltà di rilevare quest’oggetto, (difficoltà elevatissima, al limite delle possibilità del visuale certamente), ma non impossibile: le barriere son fatte per essere infrante, i muri per essere abbattuti! 
Nel mio libro affermo, senza timore d’essere smentito, (in che modo? E’ la mia onestà di osservatore, unitamente a quella dei miei amici astrofili che hanno avuto modo di osservarla, che entra in ballo. A che scopo, poi, affermare una cosa per un’altra?), di aver osservato questa nebulosa con l’apocromatico da 155mm, munito di filtro H-beta. 
Ho sentito tra l’altro espressioni del tipo; non è possibile che l’abbiate vista… oppure, se mi dici di averla osservata con l’Astro-Physics ci credo, questo strumento rende possibile tutto… che esagerazioni amici, da una parte e dall’altra! 
Tutto questo mi fa capire una cosa sola, alcuni guardano il cielo non con gli occhi ma con i pregiudizi, guidati da un certo tipo di letteratura, o dalla nomea che aleggia intorno a questo o a quell’oggetto celeste. A noi che interessa osservare le meraviglie del cosmo, poco importa delle opinioni altrui… 
Bisogna spendere due paroline su questa nebulosa oscura, così tanto ripresa con l’ausilio della fotografia, e così tanto trascurata (secondo me a torto) visualmente. 
Le dimensioni ingannano, (vedi anche per la Rosetta): crediamo erroneamente, che sia enorme. 
L’intero complesso si divide come segue: IC 434, che è la parte brillante, (rossastra nelle riprese a colori), dall’aspetto di una cattedrale. B33, la vera nube oscura che, insinuandosi in IC 434 da il nome alla nebulosa. 
Prima di affermare di averla (o non averla) vista, sarà bene fissare il campo che la contiene. Partiamo dalla zeta Orionis, la stella più bassa della cintura. A sud/ovest, troviamo la bella stella multipla sigma Ori, che si trova proprio a nord dalla “Testa”.
Inquadrata la zeta, e utilizzando una sessantina di ingrandimenti, osserviamo tre stelle disposte ad arco, la più a sud delle quali mostra una lieve nebulosità che la circonda: ngc 2023, 10’ di diametro. Si ponga ora l’attenzione su quella di mezzo, dovremo poter notare la linea di separazione tra IC 434 (nebulosa brillante) e quella oscura. Idealizzando una freccia inserita in questo ipotetico arco, osserveremo due stelline (mv 11,2/12,6), ecco, posta appena al si sopra della stellina più debole si erge la “Testa equina”. Il come la si vedrà dipende da molti fattori: il diametro del telescopio, la presenza o meno del filtro H-Beta, la trasparenza del cielo e l’esperienza dell’osservatore. 
Osservando con il mezzo metro (senza nessun filtro), chi scrive ha potuto vedere chiaramente quanto sopra descritto, e al di sopra delle due stelline alla base del “collo” appariva la “testa”, non completa, e a tratti si vedevano la parte bassa del collo, si intravedevano le orecchie ma non il muso. 
L’uso del filtro H-Beta potrà essere l’unico modo, per osservare visualmente la “Testa di Cavallo”, con aperture inferiori ai 45 cm. 

M35-Ngc 2158 – Ammassi Aperti - mv 5,1/8,6 – Dim. 28’/5’ Costellazione: Gem
Come scrisse il saggio cinese taoista Lao Tzu, nel suo Tao Te Ching: “Tutti al mondo riconoscono il bello come bello solo perché c’è anche il brutto, l’alto come alto solo perché c’è anche il basso…”. E’ molto interessante quanto or ora riportato, in quanto ci fa comprendere l’importanza del contrasto. Tutti gli oggetti celesti sono belli, e dove c’è contrasto possiamo veramente sprecarci in ammirazione. 
Puntando M35, la maggior parte degli astrofili tende a trascurare il piccolo compagno, (solamente prospettico in quanto molto più distante del primo, circa 16.000 anni luce contro i 2.700 del primo). Ci troviamo anche dinnanzi ad un contrasto evolutivo. 
Semplicemente mettendo l’occhio nell’oculare del nostro strumento possiamo ricavarne una lezione di astrofisica. Partiamo dal colore delle componenti del primo: la maggior parte sono luminose stelle bianco-azzurre, mentre quelle del secondo appaiono più rossastre. Questo è senz’altro indice di età differenti; M35 è un ammasso decisamente più giovane del compagno. Anche la loro forma ci dice qualcosa; M35 appare più aperto e meno concentrato di ngc 2158. Quest’ultimo ci appare più concentrato non solo perché più distante, ma è effettivamente più compatto, come dimostra la sua veneranda età, (quasi un miliardo d’anni). Se pensiamo che la rotazione della galassia, unitamente con la scarsa compattezza tipica degli ammassi aperti, sia un fattore determinante per disgregare questi oggetti in tempi relativamente brevi, (su scala galattica s’intende), vediamo che ngc 2158 deve essere molto compatto per essere sopravvissuto alla disgregazione; M35 non sarà così longevo. 
E’ molto interessante, nonché bello, osservare nel medesimo campo oculare, due oggetti così belli, scientificamente significativi e rappresentativi. Possiamo rintracciarli, circa 2° a nord/est da Eta Geminorum (Propus, mv 3,5 var.), una bella stella arancione. 
Sotto un buon cielo, un binocolo dalle generose dimensioni potrà regalarci uno spettacolo mozzafiato; possiamo osservarli entrambi, con M35 che spicca per l’alta luminosità delle sue componenti, mentre ngc 2158 apparirà come una chiazzetta nebulosa dal piccolo diametro, immersa in un bel campo stellare. Man mano che le dimensioni del telescopio aumentano, si guadagna in spettacolarità, anche del campo stellare circostante. Osservando con il mezzo metro, sotto un cielo di montagna tutt’altro che cristallino, potevo vedere le stelle di M35 brillare come diamanti, immersi in un cielo nero, con molte componenti minori, gialline e arancioni, mentre ngc 5128 mostrava la sua natura di ammasso stellare anche a bassi ingrandimenti. 66X – (oculare grandangolare) – Lo vedo come una macchietta composta da deboli stelline, (il cielo è velato!). 200X Esibisce la forma di uno scudo, o di una freccia; vedo una stella molto brillante a sud/ovest, (mv 10,6) ci color giallino. E’ molto impacchettato e ricco. (Dobson da 508 mm). 
Invito i lettori a gustare questi autentici gioielli, con tutte le aperture, riflettendo anche sul significato dell’evoluzione stellare. 

Ngc 2438 – Nebulosa Planetaria – mv 10,1 – Dim. 2,1’ - mv stella centrale – 17,7 - Costellazione: Pup 
Il mese di febbraio porta la costellazione australe della Poppa, (uno dei tre “pezzi” dell’antica Nave Argo), a culminare alle nostre latitudini, anche se una buona fetta di tale costellazione rimane sempre troppo bassa o perennemente sotto l’orizzonte. 
Trovandosi in piena Via Lattea invernale, la ricchezza di questa regione è veramente notevole, e la bellezza dei suoi ammassi aperti mi lascia da sempre esterrefatto.
Ho osservato molto attentamente questa plaga celeste, con diversi strumenti, anche se la visione più entusiasmante che mi vien da ricordare, è stata quella offerta dal binocolo 20X125 e il dobsoniano da 50 cm, con quest’ultimo – a bassi ingrandimenti e con oculare supergrandangolare – pareva di analizzare una ricchissima lastra fatta con una camera Schmidt! 
Come negli oggetti precedenti, (M35 e ngc 2158), anche quest’oggetto ci offre l’occasione di buon contrasto. L’ammasso stellare che sembra ospitarla, (la distanza stimata per M46 si attesta sui 5000 anni luce, mentre quella di ngc 2438 sui 3000), si distingue per la ricchezza e finezza delle sue componenti, mentre la planetaria sembra sospesa a “mezz’aria”, tra le stelle dell’ammasso. 
Osservare ngc 2438 senza l’ausilio di un filtro è possibile con aperture da oltre 30 cm, mentre utilizzando l’ossigeno terzo, possiamo rintracciarla anche sotto cieli suburbani e con aperture sicuramente minori. Per apprezzare particolari della planetaria abbiamo bisogno di un buon cielo e di una discreta apertura, l’OIII potrà essere d’aiuto anche in queste circostanze. Possiamo vedere alcune cadute di luce, e un aspetto bilobato, la stella centrale è invece al di la delle potenzialità visuali di strumenti ben grossi e potenti. 
Ecco cosa ho potuto tirar fuori da questa planetaria, in postazione suburbana, e una trasparenza buona, con il dob da 508 mm: 66X - l’ammasso stellare è “senza senso”! Stelle fini e colorate… La vedo perfettamente senza filtro* 
220X – con OIII – molto brillante e bilobata, con una stellina interna e una esterna, con una lieve colorazione rosata; è sfilacciata… Fotografica! 

* Nelle stesse condizioni, utilizzando un C14, senza filtro la vedevo appena. 
Qual è il minimo diametro, per vedere questa planetaria senza l’aiuto dell’OIII? 

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