Contrariamente a quanto si possa
pensare, il maggior numero di notti serene (statisticamente), lo si ha
proprio a cavallo dei mesi Gennaio/Marzo. C’è anche da dire che questi
risultano essere anche i mesi più freddi dell’anno, ma basta coprirsi ed
il freddo tempra! Purtroppo noto un sempre maggior assenteismo da parte
degli astrofili dai nostri monti; spero che la maestosità del cielo
stellato in quota possano servire da sprono per superare le – sempre più
fosche e inquinate (non solo dal punto di vista luminoso) –
città. Ben alte sulle nostre teste verso le ore 22 le
costellazioni di Monoceros e Gemelli, mentre Orione, poco più a ovest, si
lascia ancora pienamente ammirare. Anche la costellazione della Poppa, ci
permette di ammirare alcuni dei più bei gioielli di tutto il cielo; mano a
doposci e passamontagna dunque…
Ngc
2261 (Variabile di Hubble) - Nebulosa – mv (stella eccitatrice) 10 var. -
Dim. 2’x1’- Costellazione: Mon Chi studia la scienza del
cielo sa quanti siano lunghi i tempi astronomici, una delle più grandi
attrattive viene rappresentata dalla relativa rapidità che interessa certi
corpi celesti; fra questi, ci sono le stelle variabili. La nebulosa
variabile di Hubble deve il suo nome alla stella variabile R Mon,
(oltre che, ovviamente al celebre astronomo E. Hubble che la studiò
attentamente), una stella massiccia alla “testa” di questa bella nebulosa
che tanto ricorda una cometa. La variabilità di questa stella, fa variare
anche l’aspetto della nebulosa a cui è associata, rendendola, in un certo
qual senso, “viva”. Ho potuto notare, variazioni nell’aspetto delle
Hubble, da un anno all’altro… Possiamo rintracciare
quest’oggetto, 3° a nord/est dalla 13 Mon, una bella stella bianca,
di mv 4,5, utilizzando strumenti da una decina di centimetri di diametro,
(meglio se rifrattori apocromatici). Se il cielo è cristallino, possiamo
usare ingrandimenti medio bassi, potendo godere di un bello spettacolo;
miriadi di stelline, da dove spunta un batuffolino indistinto. Ho
osservato la “Hubble” con diversi strumenti, trovandola interessante con
ognuno di loro e riuscendo ad apprezzare la sua classica forma cometaria,
ma le più belle visioni le ho avute con diametri
generosi. 191X – Vedo una brillante “testa”, e una “coda”
aperta a ventaglio, con qualche irregolarità… (Celestron 14”)
. 62X – Favolosa! Anche se gli ingrandimenti non sono
sostenuti, risalta magnificamente; appare immersa in un ricchissimo campo
stellare. Vedo una “coda”, molto aperta e orientata verso nord, e una
“testa” ben appariscente. 133X – Ci va una buona foto per
eguagliarne l’aspetto, mostra una lieve colorazione azzurrina. Oltre la
testa vedo una curva di stelline, (mv: 11,8/13,2/13,2/13,8), e osservo
disuniformità sulla coda, consistenti in intricati filamenti oscuri (!), e
una testa abbagliante. 500X – Quasi abbaglia a questi ingrandimenti,
mentre la colorazione azzurrina appare più marcata. I filamenti oscuri di
cui sopra, presenti sulla coda appaiono chiaramente anche in visione
diretta, (il seeing è tutt’altro che buono). Ora, la testa sembra una
stella per quanto è brillante, mentre la coda, appare tagliuzzata da
minutissimi chiaroscuri. Ha l’aspetto di una tenda agitata dal vento,
sfumando così gradatamente nello spazio, da dare l’impressione che stia
evaporando! (Dobson 508mm). Debbo ammettere che osservare ngc 2261
con il mezzo metro mi ha scioccato, e quando ho visto una foto di questo
oggetto fatta con il telescopio spaziale Hubble, non ho potuto fare a meno
di trovare un netto nesso con quanto osservato direttamente all’oculare
del telescopio.
Ngc 2237/38/39/46
(Nebulosa Rosetta) - Nebulosa – mv (stella eccitatrice) 6 - Dim. 80’x60’-
Costellazione: Mon Alcune volte, la difficoltà di
individuare un oggetto celeste è insita nelle sue dimensioni. La
“Rosetta”, è una regione di formazione stellare, estesa diverse volte la
Luna piena. L’ammasso aperto Ngc 2244, osservabile al suo interno, è il
frutto di stelle formatesi grazie a questo complesso nebulare. Possiamo
immaginarci l’aspetto della Rosetta tra molti milioni di anni, quando gran
parte del gas che la compone avrà sfornato caldissimi soli… Il “buco”
centrale, (occupato da ngc 2244) si sarà – presumibilmente – allargato,
mentre si potranno ammirare decine di nuove stelle. C’è chi dice
che sia impossibile osservare questa nebulosa visualmente, chi scrive non
è affatto d’accordo, in quanto è riuscito a intravederla senza l’ausilio
di filtri interferenziali. Una delle maggiori difficoltà
nell’individuazione visuale di oggetti conosciuti esclusivamente per via
fotografica, è rappresentato da un’errata stima delle dimensioni. Ci
aspettiamo infatti che sia o troppo grande o troppo piccola. Ad esempio,
le note riportate sulle varie pubblicazioni, (anche quella che state
leggendo in questo momento non rappresenta un’eccezione), riportano le
dimensioni comprensive degli inviluppi esterni, certamente non rilevabili
visualmente. Quando puntiamo il nostro strumento a grande campo (e
sotto un nero cielo), verso quest’oggetto, possiamo vedere in bella mostra
di se, l’ammasso aperto ngc 2244, con una forma quadrangolare, composto da
stelle molto brillanti e di colore bianco-azzurro, con delle componenti
minori gialline, rosse e arancioni… Ma della nebulosa nessuna traccia. A
questo punto rivolgo un invito: si noti a nord di tale ammasso stellare,
come una specie di nebulosità diffusa, simile ad appannamento, ma molto
tenue, se riuscite a percepirla complimenti, siete di fronte alla
Rosetta! L’utilizzo di buone ottiche, unite al diametro,
ingrandimenti non elevati e l’uso di un buon OIII, possono rendere questo
oggetto degnamente confrontabile con la (non lontana) M42. 90X con OIII
– Spaventosa! Intorno al 2244 vedo un buon complesso nebulare. Verso nord
posso vedere una nebulosa “piena”, interrotta da chiaroscuri sottilissimi
e irregolari, che danno l’impressione d’essere tratti di un pennarello
nero fine. A sud/est vedo una nebulosa più irregolare, caratterizzata da
pieni/vuoti, (aspetto a bolle) dove i chiaroscuri non mancano. Belle
inoltre le linee oscure che tagliano la “ciambella” in senso radiale…
(508 mm in alta montagna). Ecco, secondo me, questo è il
senso di un uscita astronomica.
B33-IC434 (Testa di Cavallo) – Nebulosa oscura –
Dim. 60’x10’- Costellazione: Ori A qualcuno potrà sembrare
molto strano che, in una rubrica dedicata esclusivamente all’osservazione
visuale, venga proposto questo oggetto. Ci troviamo dinnanzi ad uno degli
oggetti più difficili da rilevare visualmente in assoluto! Anche in questo
caso però, non ci si dovrebbe affidare tanto a quanto comunemente
affermato sulla difficoltà di rilevare quest’oggetto, (difficoltà
elevatissima, al limite delle possibilità del visuale certamente), ma non
impossibile: le barriere son fatte per essere infrante, i muri per essere
abbattuti! Nel mio libro affermo, senza timore d’essere smentito,
(in che modo? E’ la mia onestà di osservatore, unitamente a quella dei
miei amici astrofili che hanno avuto modo di osservarla, che entra in
ballo. A che scopo, poi, affermare una cosa per un’altra?), di aver
osservato questa nebulosa con l’apocromatico da 155mm, munito di filtro
H-beta. Ho sentito tra l’altro espressioni del tipo; non è
possibile che l’abbiate vista… oppure, se mi dici di averla
osservata con l’Astro-Physics ci credo, questo strumento rende possibile
tutto… che esagerazioni amici, da una parte e
dall’altra! Tutto questo mi fa capire una cosa sola, alcuni
guardano il cielo non con gli occhi ma con i pregiudizi, guidati da un
certo tipo di letteratura, o dalla nomea che aleggia intorno a questo o a
quell’oggetto celeste. A noi che interessa osservare le meraviglie del
cosmo, poco importa delle opinioni altrui… Bisogna spendere due
paroline su questa nebulosa oscura, così tanto ripresa con l’ausilio della
fotografia, e così tanto trascurata (secondo me a torto)
visualmente. Le dimensioni ingannano, (vedi anche per la
Rosetta): crediamo erroneamente, che sia enorme. L’intero
complesso si divide come segue: IC 434, che è la parte brillante,
(rossastra nelle riprese a colori), dall’aspetto di una cattedrale. B33,
la vera nube oscura che, insinuandosi in IC 434 da il nome alla
nebulosa. Prima di affermare di averla (o non averla) vista, sarà
bene fissare il campo che la contiene. Partiamo dalla zeta Orionis,
la stella più bassa della cintura. A sud/ovest, troviamo la bella stella
multipla sigma Ori, che si trova proprio a nord dalla
“Testa”. Inquadrata la zeta, e utilizzando una sessantina di
ingrandimenti, osserviamo tre stelle disposte ad arco, la più a sud delle
quali mostra una lieve nebulosità che la circonda: ngc 2023,
10’ di diametro. Si ponga ora l’attenzione su quella di mezzo,
dovremo poter notare la linea di separazione tra IC 434 (nebulosa
brillante) e quella oscura. Idealizzando una freccia inserita in questo
ipotetico arco, osserveremo due stelline (mv 11,2/12,6), ecco, posta
appena al si sopra della stellina più debole si erge la “Testa equina”. Il
come la si vedrà dipende da molti fattori: il diametro del telescopio, la
presenza o meno del filtro H-Beta, la trasparenza del cielo e l’esperienza
dell’osservatore. Osservando con il mezzo metro (senza nessun
filtro), chi scrive ha potuto vedere chiaramente quanto sopra descritto, e
al di sopra delle due stelline alla base del “collo” appariva la “testa”,
non completa, e a tratti si vedevano la parte bassa del collo, si
intravedevano le orecchie ma non il muso. L’uso del filtro H-Beta
potrà essere l’unico modo, per osservare visualmente la “Testa di
Cavallo”, con aperture inferiori ai 45 cm.
M35-Ngc 2158 – Ammassi Aperti - mv 5,1/8,6 – Dim.
28’/5’ Costellazione: Gem Come scrisse il saggio cinese taoista
Lao Tzu, nel suo Tao Te Ching: “Tutti al mondo riconoscono il bello
come bello solo perché c’è anche il brutto, l’alto come alto solo perché
c’è anche il basso…”. E’ molto interessante quanto or ora riportato,
in quanto ci fa comprendere l’importanza del contrasto. Tutti gli oggetti
celesti sono belli, e dove c’è contrasto possiamo veramente sprecarci in
ammirazione. Puntando M35, la maggior parte degli astrofili tende
a trascurare il piccolo compagno, (solamente prospettico in quanto molto
più distante del primo, circa 16.000 anni luce contro i 2.700 del primo).
Ci troviamo anche dinnanzi ad un contrasto
evolutivo. Semplicemente mettendo l’occhio nell’oculare del
nostro strumento possiamo ricavarne una lezione di astrofisica. Partiamo
dal colore delle componenti del primo: la maggior parte sono luminose
stelle bianco-azzurre, mentre quelle del secondo appaiono più rossastre.
Questo è senz’altro indice di età differenti; M35 è un ammasso decisamente
più giovane del compagno. Anche la loro forma ci dice qualcosa; M35 appare
più aperto e meno concentrato di ngc 2158. Quest’ultimo ci appare più
concentrato non solo perché più distante, ma è effettivamente più
compatto, come dimostra la sua veneranda età, (quasi un miliardo d’anni).
Se pensiamo che la rotazione della galassia, unitamente con la scarsa
compattezza tipica degli ammassi aperti, sia un fattore determinante per
disgregare questi oggetti in tempi relativamente brevi, (su scala
galattica s’intende), vediamo che ngc 2158 deve essere molto compatto per
essere sopravvissuto alla disgregazione; M35 non sarà così
longevo. E’ molto interessante, nonché bello, osservare nel
medesimo campo oculare, due oggetti così belli, scientificamente
significativi e rappresentativi. Possiamo rintracciarli, circa 2° a
nord/est da Eta Geminorum (Propus, mv 3,5 var.), una bella
stella arancione. Sotto un buon cielo, un binocolo dalle generose
dimensioni potrà regalarci uno spettacolo mozzafiato; possiamo osservarli
entrambi, con M35 che spicca per l’alta luminosità delle sue componenti,
mentre ngc 2158 apparirà come una chiazzetta nebulosa dal piccolo
diametro, immersa in un bel campo stellare. Man mano che le dimensioni del
telescopio aumentano, si guadagna in spettacolarità, anche del campo
stellare circostante. Osservando con il mezzo metro, sotto un cielo di
montagna tutt’altro che cristallino, potevo vedere le stelle di M35
brillare come diamanti, immersi in un cielo nero, con molte componenti
minori, gialline e arancioni, mentre ngc 5128 mostrava la sua natura di
ammasso stellare anche a bassi ingrandimenti. 66X – (oculare
grandangolare) – Lo vedo come una macchietta composta da deboli stelline,
(il cielo è velato!). 200X Esibisce la forma di uno scudo, o di una
freccia; vedo una stella molto brillante a sud/ovest, (mv 10,6) ci color
giallino. E’ molto impacchettato e ricco. (Dobson da 508
mm). Invito i lettori a gustare questi autentici gioielli, con
tutte le aperture, riflettendo anche sul significato dell’evoluzione
stellare.
Ngc 2438 – Nebulosa
Planetaria – mv 10,1 – Dim. 2,1’ - mv stella centrale – 17,7 -
Costellazione: Pup Il mese di febbraio porta la
costellazione australe della Poppa, (uno dei tre “pezzi” dell’antica Nave
Argo), a culminare alle nostre latitudini, anche se una buona fetta di
tale costellazione rimane sempre troppo bassa o perennemente sotto
l’orizzonte. Trovandosi in piena Via Lattea invernale, la
ricchezza di questa regione è veramente notevole, e la bellezza dei suoi
ammassi aperti mi lascia da sempre esterrefatto. Ho osservato molto
attentamente questa plaga celeste, con diversi strumenti, anche se la
visione più entusiasmante che mi vien da ricordare, è stata quella offerta
dal binocolo 20X125 e il dobsoniano da 50 cm, con quest’ultimo – a bassi
ingrandimenti e con oculare supergrandangolare – pareva di analizzare una
ricchissima lastra fatta con una camera Schmidt! Come negli
oggetti precedenti, (M35 e ngc 2158), anche quest’oggetto ci offre
l’occasione di buon contrasto. L’ammasso stellare che sembra ospitarla,
(la distanza stimata per M46 si attesta sui 5000 anni luce, mentre quella
di ngc 2438 sui 3000), si distingue per la ricchezza e finezza delle sue
componenti, mentre la planetaria sembra sospesa a “mezz’aria”, tra le
stelle dell’ammasso. Osservare ngc 2438 senza l’ausilio di un
filtro è possibile con aperture da oltre 30 cm, mentre utilizzando
l’ossigeno terzo, possiamo rintracciarla anche sotto cieli suburbani e con
aperture sicuramente minori. Per apprezzare particolari della planetaria
abbiamo bisogno di un buon cielo e di una discreta apertura, l’OIII potrà
essere d’aiuto anche in queste circostanze. Possiamo vedere alcune cadute
di luce, e un aspetto bilobato, la stella centrale è invece al di la delle
potenzialità visuali di strumenti ben grossi e potenti. Ecco cosa
ho potuto tirar fuori da questa planetaria, in postazione suburbana, e una
trasparenza buona, con il dob da 508 mm: 66X - l’ammasso stellare è
“senza senso”! Stelle fini e colorate… La vedo perfettamente senza
filtro* 220X – con OIII – molto brillante e bilobata, con una
stellina interna e una esterna, con una lieve colorazione rosata; è
sfilacciata… Fotografica! * Nelle stesse condizioni,
utilizzando un C14, senza filtro la vedevo appena. Qual è il
minimo diametro, per vedere questa planetaria senza l’aiuto
dell’OIII?
|