Celesti "sacrifici" (Di Giulio Nizzo)
Ho ricevuto l'invito a collaborare per il sito dopo un piacevole scambio di
mail con Salvatore. Accettai subito perché amo condividere con gli altri
astrofili le mie esperienze e opinioni e perché ritengo anche che sia
piacevole leggere quelle altrui.
Mi chiamo Giulio, sono un giovane astrofilo di Roma appassionato di
astronomia da sempre, anche se “solo” dal 2009 ho cominciato a fare sul
serio, ovvero quando comperai il mio primo telescopio degno di questo nome:
un C8 corredato di montatura equatoriale e accessori di base.
Alle mie prime esperienze, devo ammetterlo, ero piuttosto goffo con quel
“monolite” da maneggiare e con tutti quegli anelli e raccordi da svitare e
avvitare … Però col tempo ho cominciato a impratichirmi, pensando che tutto
sommato qualche sacrificio andava pur fatto in nome del mio amore infinito
per il cielo! Se era difficile trasportare il tutto fuori casa, era anche
impagabile la profonda felicità al termine di una nottata osservativa come
si deve.
Diciamo che quello strumento è stato (è lo è tuttora) un telescopio da
tirocinio, soprattutto in virtù della sua versatilità, in grado di
farmi capire quali sono le tipologie di oggetti celesti che prediligo
osservare.
Io mi considero un astrofilo tuttofare, nel senso che quando sono a casa amo
osservare il Sole (durante il giorno) e di notte Luna, pianeti e le stelle
doppie più strette. Quando mi trovo in trasferta invece, mi dedico
all’osservazione del maggior numero di oggetti deep sky possibili,
utilizzando grandi dobsoniani.
Avendo acquisito in due anni un discreto bagaglio di esperienze, vorrei
soffermarmi su un argomento nel quale molti lettori si potranno (almeno
spero!) riconoscere, forse un punto cruciale dell'astrofilia moderna: “qual
è la reale motivazione per cui si sta la fuori ad affaticarsi e prender
freddo?”
Non basta questa semplice domanda per far emergere una riposta; serve
un'analisi approfondita.
Fino a qualche decennio fa, quando i computer non avevano ancora sconvolto
le nostre vite, una semplice risposta a questa domanda poteva essere: “lo
faccio perché mi piace". In quei frangenti più che di astrofili aveva senso
parlare di astronomi dilettanti, visto che le scoperte fatte dai non
professionisti erano frequenti e anche di un certo impatto per la comunità
scientifica, senza contare che era un hobby accessibile a pochi facoltosi.
Oggi invece solo i cosiddetti “super astrofili” riescono in tali imprese, a
noi gente comune è quindi rimasto solo il nostro amore per il cielo e,
purtroppo, in questo secolo sembra non essere una buona motivazione, perché
ormai con un semplice click a "portata di mouse", possiamo accedere a tutti i migliori archivi astrofotografici del mondo, quindi potremmo essere portati a pensare: “che
ce ne facciamo di un pallido batuffolo grigio”? Allora si preferisce
rimanere a casa a guardare un film in poltrona, pensando che, bene o male, un
serata in più o una in meno non cambia nulla nella nostra attività, tanto
non si hanno nemmeno i mezzi per scoprire una cometa o una supernova: SBAGLIATO!!
Io vivo con altre persone che non sono appassionate di astronomia, e
considerano il mio hobby come una pessima abitudine e i miei acquisti come
stravaganti capricci. Quando il tempo è bello e gli dico che piuttosto che
vedere un film (sono anche un cinefilo) preferirei osservare, mi guardano
storto; ormai non ci provano nemmeno più a convincermi del contrario e si
rassegnano …
Anche se, in cuor mio, mi ritrovo a nutrire alcuni pensieri, volti
all’utilità o meno, di un’uscita in alta montagna, a “prender freddo”
(mettendo in conto anche i possibili mal di gola e torcicollo del mattino
seguente)! Eppure, nonostante ciò, riesco a trovare la forza per vincere la
pigrizia, “lavorando” con lo strumento ben stazionato, con tutta l’accessoristica
pronta all’uso, e questo mi provoca una felicità estrema!
Ricordo un’occasione in cui tirava molto vento, una situazione che, per
quanto riguarda il comune “istinto” suggerisce di rintanarsi al tepore delle
quattro mura della propria casa … Come avrete intuito, scelsi il contrario
(!). Decisi quindi di sfidare le avverse condizioni, utilizzando il mio
fidato Maksutov/Cassegrain da 150 mm, con la speranza di tentare qualche
bella stella doppia [sufficientemente larga dato il seeing], ma la
turbolenza era così alta che non fu possibile nemmeno questo: visto che lo
strumento era montato, riuscii a osservare comunque qualcosa, meglio che
niente mi son detto. Devo ammettere, con il senno di poi, che la mia
decisione – ostinata - di “osservare” in quelle condizioni, fu tutt’altro
che un “toccasana”, ma, come potrete immaginare, fu assai grande la mia
soddisfazione quando, al mattino seguente (a mente lucida e riposata)
realizzai quanto era REALMENTE accaduto: avevo sfidato una situazione
altamente sfavorevole, sia per quanto riguardava l’osservazione celeste, sia
per l’incolumità della mia salute ma … lo avevo fatto per una giusta causa:
la passione per le cose celesti! Questa è la vera forza di noi astrofili.
Desidero concludere con un mirabile pensiero del compianto astrofilo Ugo
Ercolani, grande astrofilo e persona sincera e amabile:
“...In ogni caso non rinunciare mai ad una serata osservativa fuori città,
magari in compagnia di amici appassionati per le cause seguenti:
Possibile formazione di brina - Qualche nuvola all'orizzonte -
Paura di
rovinare lo strumento (è più robusto di quanto sembri) - Sembra una
sfacchinata - E' meglio rimandare a domani - C'è troppo vento
- Fa freddo - Domani bisogna alzarsi presto”.
Tutti ottimi motivi, compresi e condivisi da chiunque, eccezion fatta per
chi osserva il cielo con sacrificio e entusiasmo. Noi astrofili sappiamo che
una serata a cui abbiamo rinunciato non ritornerà.
Mille altre serate
osservative son li ad aspettarci ma questa l'abbiamo persa per sempre.
Alla scoperta di un mondo nuovo … (di
Salvatore Albano)
Chi tra di noi è un attivo osservatore celeste,
avrà capito che la nostra [estremamente] appagante attività “sotto le
stelle”, ha numerosi risvolti: indagine, sfida, scoperte personali, record
abbattuti ecc … Tra le varie “ricadute” di una serata osservativa, c’è anche
la condivisione. Ovviamente, chi (come il sottoscritto) effettua un intenso
programma d’osservazione, trarrà la conclusione che, una serata dedicata
all'osservazione, non può esser contemporaneamente dedicata alla
condivisione. Questo assunto potrebbe non essere del tutto vero (a patto di
non essere in tanti e non voler fare divulgazione, in questo caso il
discorso è differente). L’ultima uscita in alta montagna è stata molto
prolifica, sia sotto il profilo dell’osservazione (molte le galassie deboli
– alcune debolissime – osservate), sia sotto il profilo della condivisione e
“spirito di sacrificio”, come vedremo in seguito.
Ci siamo ritrovati in sei (tra cui una coppia di coniugi molto simpatici),
un amante dell’osservazione binoculare (l’amico Piero Pignatta),
Luciano Spanu e un nostro amico, pervenuto per la prima volta in alta
montagna, a caccia di stelle; un principiante nel senso vero del termine!
La serata ha da subito preso risvolti simpatici: la coppia di coniugi di cui
sopra; Daniele e Lina (quest’ultima ha dimostrato un notevole
spirito, avendo una tosse tutt’altro che trascurabile, tanto da imbacuccarsi
dalla testa ai piedi!), impegnata a fotografare, si è messa in un angolo per
non disturbare noi altri visualisti (dimostrando un notevole senso di
civiltà), e per ricambiare, abbiamo loro fatto apprezzare all’oculare dei
nostri telescopi, un certo numero di oggetti del cielo profondo.
Uno degli aspetti più belli della serata, è stato l’apprendimento [davvero
veloce] di Nino, l’amico all’inizio della sua “carriera” di
osservatore: al principio non vedeva praticamente nulla – oltre gli oggetti
più spettacolari naturalmente – ma, già verso metà serata, è stato in grado
di cogliere la debole (ma apprezzabile) forma diafana, al binocolo (un apo
da 100 mm di diametro) dell’amico Piero, dell’Elmo di Thor ! E
non solo, alla fine della sessione osservativa, è riuscito a cogliere tutte
e quattro le componenti del “Box” un
gruppetto di galassie non proprio facilissime per chi inizia, anche se
avvantaggiato dal mezzo metro.
Notevole anche la visione della nebulosa “Rosetta” al binocolo, e
della coppia di galassie interagenti Arp 299 al 508 mm.
Un grazie particolare, a Daniele, che ci ha messo gentilmente a disposizione
due ottimi oculari (14 mm Pentax – 9 mm Nagler), in quali hanno reso davvero
tanto al 508 mm, e i nostri occhi hanno apprezzato tanta qualità, in special
modo nell’osservazione della coppia di galassie (Arp 299): “Oculare
Pentax 14 mm, 68° di campo apparente (142X): oltre a un campo maggiore,
nonostante il minore ingrandimento [rispetto ai 154X usati normalmente NdA]
stacco meglio le due galassie, con una regione nucleare stellare (nella
seconda) anche in visione diretta. Con un Nagler da 9 mm (222X) si assiste
davvero a una bella visione: da l’impressione di averle sdoppiate, e anche
abbastanza nettamente [in realtà si tratta di bande oscure frammiste alle
due galassie, specie nei punti di contatto]”.
D’altro canto, il 508 mm si è “sdebitato” adeguatamente, dimostrando a
coloro che osservavano per la prima volta con un’apertura “importante”, il
netto guadagno, sia in termini di risoluzione (splendido Saturno a fine
serata), sia di raccolta luce, con tutto quello che ne consegue.
Insomma, una dimostrazione che basta un comune interesse, animato da
passione, buon senso e disponibilità alla condivisione, per creare una
serata da ricordare (e da condividere con chi legge queste righe). Un grazie
di cuore agli amici di cui sopra, con la speranza di ripetere presto la
bella esperienza.
NOTA: Le immagini provengono dal sito The STScI Digitized Sky Survey
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