Questo mese, generalmente
abbastanza piovoso, può regalarci ancora dei cieli abbastanza cristallini, gli
ultimi (sic!), almeno per gli abitanti della pianura padana, in quanto nei mesi
successivi, soltanto il foehn sarà foriero di serata dedicate all’osservazione
di oggetti deboli. Chi normalmente legge queste pagine, avrà probabilmente
capito che il sottoscritto letteralmente adora le galassie, il mese corrente
rappresenta per me un’occasione d’oro. La costellazione della Vergine è talmente
ricca di galassie che, anche disponendo di uno “strumentino”, sotto il cielo
adeguato, difficilmente ci si potrà annoiare. Potrei trattare sommariamente
molte galassie del celebre "Ammasso della Vergine” ma un simile approccio al cielo
stellato non si addice a chi come me ama gustare un oggetto o due per volta.
In questa occasione vorrei trattare un paio di galassie veramente degne di nota
che, con la strumentazione appropriata, hanno ben poco da invidiare alla (pur
notevole) M51 nei Cani da Caccia. Cominciamo con un oggetto del catalogo Messier
scrupolosamente disegnato, da Lord Rosse con il suo Leviatano da 72” (182 cm)
ossia M61.
Sono particolarmente legato a questa galassia, che ho avuto occasione di
“riscoprire” in anni d’osservazione attraverso gli strumenti più disparati; ho
avuto modo di assistere a una vera e propria trasformazione, da un batuffolino
lattescente a una galassia variamente strutturata, ma procediamo con ordine. E’
stata scoperta dall’astronomo Barnaba Oriani, che si imbatté in essa nel 1779,
scambiandola inizialmente per una cometa che stava seguendo in quei giorni
(anzi, in quelle notti). Se c’è un dato che mi sorprende sempre dell’astronomia
di quel tempo, è la capacità di imbattersi in oggetti nuovi semplicemente
muovendosi, quasi a casaccio, per il cielo! Volendo è un’esperienza che possiamo
ripetere tutti quanti anche ai giorni nostri, con la sola differenza che gli
oggetti che “saltano” dentro il campo oculare, sono già stati avvistati da
qualcuno nato prima di noi. La sensazione e la meraviglia che deriva dalla
loro semplice osservazione, è sempre fresca, ma soprattutto unica. M61 ha una mv
di 9,6 (ma una luminosità superficiale piuttosto bassa pari a 13,4), sotto un
cielo cristallino può essere avvistata con binocoli da una settantina di
millimetri di diametro, come una chiazzetta lattescente, leggermente più
brillante al centro. Nonostante la sua “magra” apparenza (con simili strumenti)
bisogna ricordarsi che ci si trova dinnanzi a uno dei membri più cospicui
dell’ammasso della Vergine. È anche una galassia prolifica di supernovae; ben
cinque da 1926 al 2006, forza e coraggio dunque, che la prossima volta potrebbe
toccare a qualcuno di noi… Dedichiamoci ora alla sua osservazione, ciò che ci
interessa realmente.
Lord Rosse riuscì a osservare la struttura spiraliforme di questa galassia,
riportandola come “una spirale dal nucleo brillante, si vedono due noduli”. E’
interessante come, ai giorni nostri sia possibile (come vedremo più avanti)
emulare questa osservazione, utilizzando diametri decisamente più modesti,
rispetto al Leviathan da 182 cm del terzo conte di Rosse. È interessante
confrontare la descrizione di Lord Rosse con quella dell’ammiraglio Smyth; “una
larga macchia nebulosa, debole e biancastra, è sorprendente che Messier sia
riuscito a osservarla con il suo piccolo strumento”.
Ho avuto modo di osservare questa galassia, con diversi diametri e sotto
differenti condizioni di trasparenza, trovandola sempre relativamente facile;
"96X – evidente anche in visione diretta, vedo una brillante (ma non stellare)
regione nucleare, con un vasto e sfumato alone, leggermente elongata in
direzione nord/sud”. (SC da 254 mm in postazione suburbana con buona
trasparenza). Sotto un cristallino cielo d’alta montagna, con diametri
leggermente superiori, è possibile intravedere alcune disuniformità nel suo
vasto
alone, consistenti in alcune tenui cadute di luce, segno di una struttura che
non si riesce a risolvere. Questa sensazione di “struttura” ci accompagna fino a
350 mm d'apertura, dove è possibile intuire, ad alti ingrandimenti e con la visione
categoricamente distolta (osservatore esperto) sotto cieli veramente buoni, un
timido andamento a spirale. Con un’apertura da 400 mm, le spire cominciano a
“prender forma”; “200X – fotografica, vedo un nucleo brillante e stellare, da
dove si diparte, netta, una barra dalla quale si originano, ben disegnate e
strutturate, due bracci. Le spire, con la visione distolta, si riempiono di
noduli, due poste sulla spira di sud/ovest, e altre due a
nord/est…”. (508 mm in alta montagna). Direi che un’apertura da mezzo metro
riesca perfino a superare le prestazioni del Leviathan di Lord Rosse!* Un momento
però; l’elemento “apertura” da solo non è sufficiente, deve essere accompagnato
da un altro “elemento” chiave; l’esperienza, consistente in un ottimo
allenamento occhio/cervello.
Vorrei chiudere con un’altra galassia, per così dire, a sorpresa; NGC 4526,
(questa galassia è stata catalogata con un doppio numero ne catalogo NGC, come
NGC 4560)
dall’aspetto alquanto cangiante al crescere dell’apertura, personalmente (come
avremo modo di vedere) ho avuto una piacevole sorpresa, osservandola sotto un
buio cielo a 1600 M con il “Bimbo” il mio riflettore newtoniano in montatura
dobson da 508 mm. NGC 4526 si trova 4,27° a nord/est di M61, è una
galassia lenticolare che ha ospitato due supernovae, una nel 1969 (1969 E) e una
nel 1994 (1994 D). Scoperta da quell’instancabile osservatore che era William
Herschel nel 1784, con il suo riflettore a specchio metallico da 470 mm, risulta
alla portata di un’apertura da 80 mm, ha una mv pari a 9,5, ma una luminosità
superficiale di 12,5. Nelle piccole aperture mostra perciò prevalentemente la
sua brillante regione nucleare,
circondata da un alone sfumato e molto diafano. Con strumenti da 150/200 mm, la
distacca anche sotto un cielo moderatamente inquinato, in posizione centrale
rispetto a due brillanti stelline, mv 6,7 a est, e 6,9 a ovest. Si vede molto
elongata (nord/ovest-sud/est) dalle estremità quasi appuntite.
Ho potuto effettuare osservazioni di questa galassia anche dalla mia postazione
suburbana, con uno Schmidt-Cassegrain da 254 mm; “96X – palesemente elongata
(nord/ovest-sud/est), con una regione nucleare molto brillante. 278X – contenuta
di misura nel campo oculare, presenta un maggior contrasto con il fondo cielo,
stacco meglio la regione nucleare”. Osservandola con l’apocromatico da 155 mm la
riporto come; “84X con filtro Deep Sky – nettamente allungata, mostra una
brillante (stellare) regione nucleare e un debolissimo alone”. Come si vede, la
descrizione non muta in maniera sostanziale tra i due strumenti e, con diametri
fino a una quarantina di centimetri, la galassia continua a crescere
principalmente in
luminosità. Fu durante una serata in alta montagna, dedicata all’osservazione di
galassie nella Vergine con il mezzo metro, che m’accorsi della sua bellezza; “133X – veramente magnifica, mi ricorda la “Sombrero” capovolta! Si vede una
stellina di mv 12,5 risplendere a sud del suo brillante (ma non stellare)
nucleo. È fortemente allungata, con una incredibile linea oscura (nerissima) che
la taglia a metà…”. (508 mm in alta montagna). Inutile dire che, quando diressi
il telescopio verso questo oggetto non mi aspettavo di contemplare una simile
meraviglia.
Chi è riuscito a staccare questa linea (spessa) di polveri oscure su questa
galassia? E con che strumento? Mi piacerebbe saperlo.
Il prossimo mese ci occuperemo di una parte della splendida Catena Di Markarian.
Buone osservazioni a tutti.
* Ovviamente bisogna tenere conto
della tecnologia
dell'epoca, che penalizzava gli specchi in speculum sia nella riflessione, sia
nella lavorazione ottica. Un moderno telescopio da 182 cm è un'altra cosa!
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